sogno
Designa generalmente in D. la condizione di chi sogna o il fenomeno del sognare, ossia del vedere durante il sonno (v. SOGNARE); non indica quasi mai la visione stessa, il contenuto del s. - cfr. però Vn III 15 lo verace giudicio del detto sogno non fue veduto... per alcuno -, che viene designato per lo più con il termine di ‛ visione ' (v., e cfr. anche VISTO MISTICA per la più complessa questione della Commedia come visio in somniis), come avviene ripetutamente e nella Vita Nuova e nella Commedia, o con quello di ‛ divinazione ', come in Cv II VIII 13 (le divinazioni de' nostri sogni, che dovrebbero dimostrare l'immortalità dell'anima, sono le visioni rivelatrici che ricorrono nel sogno).
Così, in due s. famosi del poema ritorna una medesima formula, quantunque variata dalla giacitura metrica: in sogno mi parea veder sospesa / un'aquila (Pg IX 19); giovane e bella in sogno mi parea / donna vedere (XXVII 97). In sogno era apparsa Beatrice al poeta per farlo ravvedere (XXX 134), e in sogno si tramuta il pensamento di D. quando si addormenta sul margine del quarto girone (XVIII 145) e vede in sogno una femmina balba (XIX 7): nel primo caso D. allude a immaginazioni che non erano state ‛ sogni ' nel senso specifico della parola, anzi erano state presentate come rapimenti mistici (Vn XXXIX, XLII; cfr. Cv II VII 6); nel secondo caso, pur alludendo a un s. divinatorio, D. fa coincidere il vaneggiamento della visione con la condizione del sonno. Questa identificazione fa sì che non solo s. sembri talora equivalere a " sonno " (dopo 'l sogno [Pd XXXIII 59] vale " al risveglio "), ma s. è sostituito senz'altro da sonno in If XXXIII 26 ('l mal sonno / che del futuro mi squarciò 'l velame); la non rara metonimia può tuttavia ben attribuirsi a un'esigenza tecnica quale la rima, tanto vero che poco più oltre, alludendo ancora a sé stesso e ai suoi compagni di prigionia, Ugolino dice che per suo sogno ciascun dubitava, " temeva " (v. 45).