soft power
<sòft pàuë> locuz. sost. ingl., usata in it. al masch. – Espressione coniata negli anni Novanta del 20° sec. dallo scienziato politico statunitense Joseph Nye per definire l'abilità nella creazione del consenso attraverso la persuasione e non la coercizione. Il potenziale d'attrazione di una nazione, infatti, non è rappresentato esclusivamente dalla sua forza economica e militare, ma si alimenta attraverso la diffusione della propria cultura e dei valori storici fondativi di riferimento. Il concetto di s. p., elaborato in origine per definire una prassi politica tipica degli Stati Uniti, ha raggiunto grande popolarità nel primo decennio del 21° sec., quando altre nazioni hanno cercato di investirvi per riscuotere consenso internazionale; al contrario, nello stesso momento, era proprio l’amministrazione Bush a scegliere la via dell’, ossia il ricorso alla potenza militare ed economica, reputate armi più efficaci nella guerra al terrorismo internazionale. Con la presidenza di Barack Obama, tuttavia, questa tendenza si è invertita e, alla luce dei nuovi tentativi di dialogo internazionale, gli indici di apprezzamento mondiale verso gli Stati Uniti sembrerebbero essere risaliti dopo l’esplosione di un diffuso sentimento antiamericano in occasione della guerra in Iraq e della lunga occupazione seguita (2003-12).