SOFONISBA (Sophoniba in Livio, Σωϕονίβα in Diodoro, Σοϕωνίς in Dione Cassio; il vero nome è probabilmente Ṣaphonba‛al)
Nobile cartaginese, figlia di Asdrubale di Gisgone, uno dei generali più famosi della seconda punica, celebrata unanimemente dalla tradizione per la bellezza e le alte doti d'animo e d'ingegno. Sposò il re dei Massesili Siface, e cooperò a renderne fida la collaborazione a Cartagine. Quando, vinto e fatto prigioniero Siface da Massinissa e da Lelio (203 a. C.), essa cadde in mano dei vincitori, Massinissa la fece sua sposa, ma Scipione, sobillato da Siface che, indotto dalla gelosia, gli fece presente quanto fosse pericolosa per Roma l'unione di Massinissa con S., avvertì Massinissa che S. non poteva essere sottratta al bottino romano di guerra. Allora Massinissa, per risparmiarle il disonore della prigionia, le offerse un veleno che essa bevve coraggiosamente.
Così Livio, ma è chiaro che si tratta di storia romanzata, sebbene fondata su elementi di fatto. Ci manca qui il riscontro di Polibio, il quale, pur senza darne il nome, accenna all'influsso di lei su Siface. Altri scrittori (Diodoro, Appiano, Dione) seguono una tradizione deteriore la quale suppone che S., prima d'essere sposata a Siface, fosse fidanzata o anche sposa di Massinissa; ciò evidentemente per scusarla della facile accettazione delle nuove nozze.
È molto probabile che la novella di S. sia stata elaborata poeticamente fino dall'antichità e che Livio stesso ne avesse davanti a sé un'elaborazione poetica. A noi nel campo della poesia antica non rimane su di lei che un breve cenno dipendente da Livio in Silio Italico. Ma della diffusione che ebbe la leggenda nell'antichità fanno testimonianza due pitture pompeiane che rappresentano la morte di Sofonisba.
Singolare fortuna ebbe poi la leggenda nella letteratura del Rinascimento, a partire dal Petrarca che, per non parlare di un episodio dei Trionfi, dedica a S. e a Massinissa alcune tra le pagine più celebri e artisticamente più persuasive della sua Africa. Tralasciando la menzione dei minori, ricorderemo che proprio con opere dedicate a S. prende l'avvio, in Italia e in Francia, la tragedia "classica", per opera rispettivamente di G. G. Trissino e di J. Mairet, seguiti da Corneille, Voltaire, Alfieri. Il tema piacque anche in Inghilterra (J. Marston, N. Lee, J. Thomson); tentò, in Germania, nel pieno del Romanticismo, E. Geibel; ispirò anche non poche opere per musica: solo in Italia, dai primi del sec. XVIII alla metà del XIX, se ne contano non meno di una quindicina.
Bibl.: Insufficiente l'articolo di U. Kahrstedt in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III A, col. 1099 segg. Per le pitture pompeiane di Sofonisba, v. O. Jahn, Tod der Sophonisba, Bonn 1859; W. Helbig, Wandgemälde der Städte Campaniens, Lipsia 1868, p. 313, n. 1385; J. J. Bernoulli, Römische Ikonographie, I, p. 56 segg.; O. Elia, in Notizie degli Scavi, 1934, p. 282 segg. Per la fortuna letteraria: P. Feit, S. in Geschichte und Dichtung, Lubecca 1888; Ch. Ricci, S. dans la trag. class. ital. et franc., Torino 1904.