SOFISMA
. Inizialmente, il termine greco σοϕισμα significa ogni manifestazione concreta della σοϕία dell'uomo, ogni ritrovato della sua sagacia e intelligenza. Più tardi, per l'evoluzione semantica che il termine σοϕιστής "sofista" subisce fra il sec. V e il IV a. C. (v. sofistica) sofisma, viene usato per designare, in generale, ogni argomentazione speciosa e logicamente illegittima, che con la sua apparenza di validità cerca di trarre in inganno. E questo carattere di fallacia intenzionale è, nell'uso terminologico moderno, considerato da alcuni quale carattere distintivo del sofisma a paragone del paralogismo (v.), la cui fallacia sarebbe invece preterintenzionale (mentre altri dànno il nome di paralogismi a una specie determinata di sofismi). In realtà, nell'opera che costituisce il primo tentativo di classificazione sistematica degli argomenti fallaci, dopo la fioritura che se ne era prodotta nell'eristica dei sofisti e dei Megarici, il De sophisticis elenchis, Aristotele si vale sempre di paralogismo come di termine tecnico per designare il σοϕιστικὸς λόγος o σοϕιστικὸς ἔλεγχος (sophisticus elenchus, "confutazione sofistica", cioè ragionamento in cui si confuta sofisticamente la conclusione del ragionamento avversario), mentre non usa ancora, specificamente, il termine "sofisma". Di queste "fallacie" (fallaciae, secondo il vocabolo con cui la terminologia latina medievale rese il concetto aristotelico) egli dà una classificazione minuta, più volte poi rielaborata, o addirittura sostituita da classificazioni diverse, nell'età moderna. Suo primo criterio è la distinzione delle fallaciae secundum dictionem (παρὰτὴν λέξιν) da quelle extra dictionem (ἔξω τῆς λέξεως): esse dipendono infatti o non dipendono direttamente da quello scambio del pensiero con la sua veste verbale, che è d'altronde, come lo stesso Aristotele intravvede, il fondamento precipuo di ogni fallacia. In età moderna, il nome di sofisma è anche usato, più generalmente, per designare argomentazioni, che pur non essendo immediatamente fallaci, portano a conclusioni paradossali in confronto di altre verità riconosciute (v. per ciò anche paradosso).