SOFFREDO
Nacque a Pistoia probabilmente nella prima metà del XII secolo. Il Beani lo fa appartenere a una famiglia nobile pistoiese, detta dei Soffredi, senza avvalorare tuttavia tale congettura con alcuna prova documentale.
Esisterebbero, certo, nella storia duecentesca del Comune toscano alcune figure indicate nelle fonti con il patronimico Soffredi (Liber censuum, 1915, nrr. 58, 451, 497, 498, 684, 685, 686, 759). Tuttavia, in assenza di una ricostruzione genealogica accurata, sembra difficile sostenere che siano appartenute tutte alla medesima domus del futuro cardinale anche perché nel caso di quest’ultimo Sofredus è il nome proprio, diffuso a Pistoia al tempo. Non è nemmeno provato il legame parentale con l’omonimo vescovo Soffredo che guidò la diocesi pistoiese tra il 1211 circa e il 1223, spesso prospettato dalla storiografia. Il Ferrali stesso per provare tale vincolo di sangue si appoggia acriticamente al Beani (Ferrali, 1964, p. 388, nota 2).
Le prime notizie certe che si hanno sulla carriera precardinalizia di Soffredo riguardano il canonicato presso la cattedrale di Pistoia. Ne fa cenno Gregorio da Passignano nella sua Vita di Giovanni Gualberto, scritta intorno alla fine del XII secolo. Descrivendo la canonizzazione del fondatore di Vallombrosa, infatti, l’abate elenca i cardinali presenti in concistoro il giorno in cui Celestino III elevò il Gualberto agli onori degli altari e tra questi comprende «card. Sofredus, olim Pistoriensis Canonicus» (De S. Joanne Gualberto Abbate, 1723, p. 322).
Soffredo ricevette probabilmente una formazione teologica. Così farebbe pensare un passaggio della Summa de sacramentis et animae consiliis di Pietro il Cantore nella quale si fa riferimento al dibattito incorso tra il magister parigino e alcuni cardinali in curia di cui un certo «dominum Sephedum» sarebbe stato il portavoce (BnF, ms. lat. 3477, c. 136r). Ugualmente il ruolo di auditor più volte ricoperto, una volta divenuto cardinale, per giudicare cause inoltrate presso la Curia romana farebbero pensare anche a una preparazione giuridica.
La cooptazione nel collegio cardinalizio risale al 1182 durante il pontificato di Lucio III, che gli affidò il titolo diaconale di S. Maria in Via Lata. La prima sottoscrizione in tale veste è del 18 maggio 1182 in un privilegio di protezione apostolica rilasciato dal pontefice all’abbazia di S. Eusebio di Apt (Papsturkunden in Frankreich, 1906, nr. 66, pp. 147 s.).
Soffredo trascorse i primi anni da cardinale presso la Curia ma non è chiaro con quale ruolo. La sua carriera ebbe un punto di svolta nel corso del pontificato di Urbano III. Nel 1187, infatti, il pontefice lo inviò insieme al cardinale diacono di S. Angelo, Bobone, nel regno di Francia allo scopo di trovare un accordo di pace tra il re inglese Enrico II e il re francese Filippo II Augusto, da tempo in contrasto fra loro. Tale missione preparò forse quella voluta nello stesso regno da Clemente III e affidata all’arcivescovo di Tiro, inviato nell’inverno del 1187-88 a predicare la crociata.
Ritornato in Curia fu nuovamente coinvolto da Clemente III in una missione diplomatica nell’Italia settentrionale allo scopo di pacificare le città in lotta. Nel 1188, insieme all’appena nominato cardinale prete di S. Cecilia, il piacentino Pietro Diani, s’adoperò per una pace tra le due repubbliche di Pisa e Genova, funzionale ancora una volta alla politica crociata papale. I due legati notificarono alle due città l’arbitrato pontificio che avevano preventivamente accettato con giuramento davanti al papa stesso mentre questi si trovava a Pisa (Clementis III pape Epistolae et privilegia, 1855, nr. 99, coll. 1407-1411; Weiß, 1995, pp. 290 s.). Contestualmente i rappresentanti del vicarius Petri richiesero per la città di Genova la retrocessione di una località sarda detenuta in modo abusivo da un giudice dell’isola (Clementis III pape Epistolae et privilegia, nr. 55, col. 1346). Nel quadro di questa opera di pacificazione occorre inserire anche la mediazione operata dai medesimi legati tra la fine del 1188 e l’inizio del 1189 tra il Comune di Parma e altri comuni appoggiati dal marchese Malaspina da un lato e Piacenza dall’altro (Johannis de Mussis Chronicon, 1730, col. 456; Friedländer, 1928, pp. 58 s.; Weiß, 1995, pp. 294 s.).
Soffredo continuò la propria attività di legato a servizio di Clemente III e nell’estate del 1189 fu inviato in Germania per gestire la successione nella sede arcivescovile di Treviri dopo la deposizione dell’arcivescovo, favorendo l’insediamento di un presule benvoluto dalla Sede apostolica. All’inizio del 1190 ritornò in Curia dove rimase pressoché stabilmente fino all’inizio del 1198, come documentano le sottoscrizioni ai privilegi papali, svolgendo in più occasioni il ruolo di auditor.
Nella primavera del 1191 partecipò all’elezione che portò sul soglio pontificio Celestino III e da questi fu promosso nel 1193 al titolo presbiteriale di S. Prassede. La prima sottoscrizione in questa veste è del 5 marzo 1193. Durante il pontificato di Celestino III sembra che il cardinale pistoiese sia rimasto continuativamente presso la Curia romana, anche se non sottoscrisse i privilegi papali dei mesi di novembre e dicembre 1197, periodo che precede la morte del pontefice avvenuta l’8 gennaio del 1198. Non si sa, dunque, se partecipò all’elezione di Innocenzo III. È certo però che dovette essere considerato in modo favorevole dal nuovo papa se a lui, come al cardinale Pietro Capuano, fu affidata la missione che più di ogni altra rappresentava la priorità politica e spirituale di Innocenzo III: la crociata in Terrasanta. Come osservato da Werner Maleczek, si può immaginare che le ragioni della scelta di questi due cardinali quali fautori in partibus della politica della Sede apostolica siano da ricercare nei profili biografici degli stessi prelati e nelle capacità diplomatiche da questi manifestate in diverse occasioni nei decenni precedenti (Maleczek, 2015, p. 196). Fino alla partenza per la Terra Santa egli svolse prevalentemente il compito di auditor in curia (Die Register Innocenz’ III., I/1, 1964, nrr. 193, 542 [545]; II/1, 1979, nrr. 44 [46], 94 [102], 104 [113]).
Dopo l’ennesimo appello di aiuto proveniente dalla Terrasanta, alla fine del 1199 il papa diede all’impresa un nuovo impulso. Mentre il cardinale Pietro Capuano fu inviato nel regno di Francia a predicare la crociata, Soffredo ebbe da Innocenzo III la missione di definire con il doge di Venezia il contratto per la flotta che avrebbe trasportato crociati e viveri in Oriente. Dai Gesta Innocentii si conoscono anche gli aspetti finanziari della missione affidata a Soffredo: il papa concesse al proprio legato 1200 libbre per le necessità proprie e della propria famiglia cardinalizia e per la buona riuscita della missione (Gesta di Innocenzo III, 2011, p. 173). Fino alla primavera del 1201, tuttavia, l’impresa rimase sospesa. Questo, forse, spiega il tentativo nel medesimo anno di parte del capitolo cattedrale di Ravenna di designare Soffredo come proprio arcivescovo e metropolita dopo che questi aveva posto il veto all’elezione del vescovo di Imola, Alberto. Tuttavia, il netto rifiuto del papa, che aveva scelto il cardinale come legato in Terrasanta, bloccò un tale sviluppo (Potthast, 1874, I, nr. 1546).
Fino al marzo 1202 Soffredo rimase presso la Curia romana come testimoniano le numerose sottoscrizioni ai privilegi innocenziani tra il 1198 e il 1202. Alla fine di maggio, lasciò la penisola e partì per la Terra Santa. Dopo essere sbarcato ad Acri si diresse a Tripoli per regolare la contesa che vedeva contrapposti il re di Antiochia-Tripoli, Boemondo IV, e il re armeno Leone II, per la successione antiochena senza però riscuotere alcun successo. Soffredo fu trattenuto a Tripoli per mesi e tornò ad Acri solo a marzo del 1203. Su suggerimento del maestro dei Templari riprovò a comporre la contesa anche se i suoi sforzi si rivelarono inutili (Gesta di Innocenzo III, pp. 238-241, 243-248).
Giocò probabilmente un ruolo anche nella disputa tra il plebano di S. Marco e l’arcivescovo di Tiro sui diritti parrocchiali della chiesa veneziana in Tiro anche se le testimonianze sono vaghe a proposito (Potthast, I, nr. 1986). Qualcosa di più, invece, si sa sulle divergenze che lo videro contrapposto all’arcivescovo Clarembaldo di Broyes: centro della controversia riguardava l’assegnazione della provincia ecclesiastica di Tiro al patriarcato di Gerusalemme o a quello di Antiochia.
Soffredo intervenne anche nella risoluzione di altri conflitti interni alla gerarchia ecclesiastica latina del regno di Gerusalemme, come la successione allo stesso patriarcato di Gerusalemme dopo la morte del patriarca Aimaro Monaco. In tale frangente il collegio elettivo, non concorde su chi avrebbe dovuto succedergli, propose Pietro di Cesarea, candidato che il cardinale legato non ritenne adeguato e la cui designazione rifiutò. Il clero cattedrale propose allora al medesimo Soffredo di ricoprire tale ministero ma egli rifiutò. Innocenzo III, tuttavia, come riportano sia i Gesta Innocentii sia l’epistolario, non era dello stesso avviso e spinse perché il proprio inviato accettasse la proposta e il pallio che avrebbe trasmesso per la sua consacrazione in Terrasanta tramite il Capuano (Gesta di Innocenzo III, p. 173; Die Register Innocenz’ III. VI, 1995, nrr. 129-130). Nell’autunno-inverno del 1203, tuttavia, Soffredo comunicò nuovamente il suo rifiuto e la scelta cadde sul vescovo di Vercelli, Alberto.
Nell’autunno del 1204 entrambi i cardinali legati tornarono a Costantinopoli che era caduta in mano crociata dall’aprile dello stesso anno. Mentre Pietro Capuano si fermò nella città sul Bosforo, Soffredo andò a Salonicco per fondare la Chiesa latina nel nuovo regno guidato da Bonifacio I del Monferrato. L’indirizzo preso dall’impresa crociata e dai suoi protagonisti, tuttavia, era ormai lontano dai desiderata e progetti del pontefice e dei suoi legati. La lettera inviata nel 1206 al cardinale Capuano mostra non solo la delusione di Innocenzo III ma anche il disappunto nel confronto dell’operato del proprio inviato (Die Register Innocenz’ III., VIII, 2002, nr. 127 [126]). Il fatto che Soffredo non sia citato nella missiva e non siano rivolte anche a lui le dure parole del papa potrebbe far pensare che Innocenzo III avesse un diverso giudizio sull’azione diplomatica svolta dal cardinale pistoiese. Nel 1205 Soffredo tornò in Curia. Nelle sottoscrizioni ai privilegi papali ricompare a partire dal giugno del 1206 mentre l’ultima sottoscrizione è del 2 dicembre 1208.
Probabilmente gli ultimi anni di vita si ritirò nella propria città natale alla quale portò in dono reliquie che aveva forse ottenuto a Costantinopoli o comunque in Oriente: un altare mobile nel quale era conservato un reliquiario con i capelli della Beata Vergine oggi deperdito. È da ritenere poco credibile, comunque, la notizia che abbia ricoperto tra il 1208 e il 1210 il ruolo di vescovo di Pistoia. Si potrebbe trattare di un errore ingenerato nella storiografia erudita e locale da un caso di omonimia. In un obituario della Chiesa cittadina, infatti, è riportata la data di morte di Soffredo «tt. S. Praxedis Presbiter Card.» al 14 dicembre 1210 cui si aggiunge la nota «episcopus fuit». Al contempo, però, è indicata anche la morte di un Soffredus anch’esso cardinale al 28 dicembre 1223 (Archivio Capitolare di Pistoia, PT AC, C.32; Zaccaria, 1752, p. 97).
Archivio Capitolare di Pistoia, PT AC, C.32; Bibliothèque nationale de France, ms. lat. 3477; Francesco Antonio Zaccaria, Bibliotheca Pistoriensis, Augustae Taurinorum 1752; Clementis III pape Epistolae et privilegia, in PL, 204, ed. J.-P. Migne, Parisiis 1855; De S. Joanne Gualberto Abbate […], in Acta Sanctorum Iulii, III, Antverp 1723, pp. 297-327; Johannis de Mussis, Chronicon placentinum, in RIS, ed. L.A. Muratori, XVI, Mediolani 1730, coll. 447-584; Regesta pontificum romanorum, ed. A. Potthast, I, Berolini 1874; Papsturkunden in Frankreich, I: Franche-Comté, hrsg. von W. Wiederhold, Berlin 1906, pp. 1-145; Liber censuum Communis Pistorii, a cura di Q. Santoli, Pistoia 1915; Die Register Innocenz’ III. 1. Pontifikatsjahr, 1198/99: Texte, hrsg. von O. Hageneder-A. Haidacher, Graz-Köln 1964, ad ind.; Die Register Innozenz’ III. 2. Pontifikatsjahr, 1199/1200: Texte, hrsg. von O. Hageneder-W. Maleczek-A.A. Strnad, Roma-Wien 1979, ad ind.; D. Gress-Wright, The Gesta Innocentii III: Text, Introduction and Commentary, Ph.D. Thesis, Bryn Mawr College, s.l. 1981; S. Weiß, Die Urkunden der päpstlichen Legaten von Leo IX. bis zu Coelestin III. (1049-1198), Köln 1995, ad ind.; Die Register Innozenz’ III. 6. Pontifikatsjahr, 1203/1204: Texte und Indices, hrsg. von O. Hageneder-J.C. Moore-A. Sommerlechner, Wien 1995, ad ind.; Die Register Innozenz’ III. 8. Pontifikatsjahr, 1205/1206: Texte und Indices, hrsg. von O. Hageneder-A. Sommerlechner, Wien 2002, ad ind.; Gesta di Innocenzo III, a cura di G. Barone-A. Paravicini Bagliani, Roma 2011, ad ind. V. Capponi, Biografia pistoiese, Pistoia 1883; Gaetano Beani, Il cardinale S., in Bullettino storico pistoiese, IV (1902), pp. 9-23; I. Friedländer, Die päpstlichen Legaten in Deutschland und Italien am Ende des XII. Jahrhunderts (1181-1198), Berlin 1928; E. Kartush, Das Kardinalskollegium in der Zeit von 1181-1227. Ein Beitrag zur Geschichte des Kardinals im Mittelalter, Diss. phil., Universität Wien 1948, pp. 393-399; W. Janssen, Die päpstlichen Legaten in Frankreich vom Schisma Anaklets II. bis zum Tode Coelestins III., 1130-1198, Koln-Graz 1961; S. Ferrali, La temporalità del Vescovado nei rapporti col Comune a Pistoia nei secoli XII e XIII, in Vescovi e diocesi in Italia nel Medioevo (sec. IX-XIII), Padova 1964, pp. 365-408; R. Hiestand, Die päpstlichen Legaten auf den Kreuzzügen und in den Kreuzfahrerstaaten. Vom Konzil von Clermont (1095) bis zum 4. Kreuzzug, III, Kiel 1972, ad ind.; P. Zerbi, Papato, impero e “respublica christiana” dal 1187 al 1198, Milano 1980, ad ind.; W. Maleczek, Papst und Kardinalskolleg von 1191 bis 1216, Wien 1984, pp. 73-76; K.-P. Kirstein, Die lateinischen Patriarchen von Jerusalem: von der Eroberung der Heiligen Stadt durch die Kreuzfahrer 1099 bis zum Ende der Kreuzfahrerstaaten 1291, Berlin 2002; C. Andenna, Fidelissimus mediator: Alberto patriarca di Gerusalemme e legato papale in Terra Santa. I suoi interventi nelle questioni della successione di regni d’Oriente, in in Legati, delegati e l’impresa d’Oltremare (secoli XII-XIII) / Papal Legates, Delegates and the Crusades (12th-13th Century), ed. by M.P. Alberzoni-P. Mountaubin, Turnhout 2015, pp. 161-194; W. Maleczek, Die päpstlichen Legaten beim vierten Kreuzzug (Petrus Capuanus, Soffred von S. Prassede), ibid., pp. 195-209.