DEL GRAZIA, Soffredi
Nacque a Pistoia nella prima metà del sec. XIII, probabilmente verso il 1240, da Grazia di Soffredi della famiglia dei Bargesi, proprietaria di immobili nel quartiere di S. Prospero e di S. Maria Presbyteri Anselmi (oggi via del Giglio), dove il D. risiedette, e da una contessa Jacopini.
Il documento in cui è il suo nome per la prima volta risale al 1263: si tratta di una causa promossa dal D., durante la podesteria di Guglielmo da Cornazzano, per ottenere, cosa che gli riuscì, la cacciata in bando di un Corso di Diamante e di un Dino di Bonaventura. Nel 1278 era in Francia dove, al seguito di alcuni mercanti italiani, rogò il 2 marzo, in qualità di notaio, un atto di Fulco Caccia, capitano dei mercanti lombardi in Francia (Zaccagnini, 1916, p. 115); il 13 maggio dello stesso anno si trovava a Bâr-sur-Aube (Zaccagnini, 1912, p. 138). Nel 1284 accusò dei cittadini di Cutigliano al podestà Manetto degli Scali facendoli bandire da Pistoia.
Non si conosce la data della morte del D., avvenuta comunque dopo il 1296, anno in cui lo si trova citato per l'ultima volta ancora vivo in un documento (Zaccagnini, 1924, pp. 211 s.).
Il D. è noto nella storia della letteratura e della lingua italiana del Duecento per aver tradotto in volgare pistoiese i trattati morali di Albertano da Brescia (m. dopo il 1253): De amore etdilectione Dei (1238), De arte loquendi et tacendi (1245), Liber consolationis et consilii (1246).
L'ordine cronologico di composizione non è rispettato nel cod. A 53 della Biblioteca Forteguerriana di Pistoia, l'unico ad averci conservato il volgarizzamento, dove i trattati - allo stesso modo del volgarizzamento di Andrea da Grosseto - sono così disposti: Lo libro de la doctrina del dire e del tacere, Lo libro del consolamento e del consiglio, Lo libro de l'amore e de la dilectione di Dio, di cui però si hanno solo i due primi capitoli, ché il manoscritto è mutilo dell'ultima parte. La traduzione del D. fu compiuta nel 1275 e copiata, nel manoscritto pervenutoci, dal notaio pistoiese Iacopo Del Bene nel 1278. In margine a ciascun capitolo i sommari e i titoli sono scritti, in nero, dal D. - che sia la sua scrittura sarebbe dimostrato dal confronto con quella degli atti da lui rogati - e ricopiati, in rosso, da Iacopo; e vi sono anche correzioni autografe degli errori fatti dal trascrittore, il che significa che la copia "fu riveduta e approvata dall'autore: è quindi da ritenersi identica all'autografo" (Zaccagnini, 1924, p. 212).
Un problema abbastanza dibattuto dalla critica è stato quello di stabilire il luogo in cui il D. eseguì la traduzione, problema che nasceva dall'explicit del primo trattato dove si legge: "Quie finiscie lo libro de la doctrina del dire e del tacere facto d'Albertano giudicie di Brescia... e stralactato di latino in volghare per mano di ser Soffredi del Grathia di Provano di Santo Aiuolo" (Rolin, p. 16). Secondo il Ciampi (p. 105), il Rolin (p. IV) e il Monaci (1912, p. 329), il D. tradusse i trattati nella pievania di Sant'Aiuolo nei dintorni di Pistoia. Di diverso avviso fu invece il Torraca che propose di correggere Provano con Provino (correzione relativamente necessaria se si considera Provano italianizzazione rispetto alla pronunzia e non alla grafia), italianizzazione del francese Provins (attestato del resto in altri testi toscani, su cui cfr. A. Castellani, Saggi di linguistica e filol. ital. e romanza (1946-1976), II, Roma 1980, p. 409), località dove ogni anno si tenevano due fiere molto frequentate da mercanti toscani, una delle quali era detta per l'appunto di Sant'Aiuolo. La bontà dell'ipotesi del Torraca venne poi dimostrata dal Gabotto che informò dell'esistenza di un documento "in cui è ricordato Soffredi [e che] mette addirittura in relazione diretta il notaio pistoiese colla fiera di Saint Ayoul di Provins" (p. 16), dimostrazione a cui bisogna aggiungere l'osservazione dello Zaccagnini (1907, p. XXVI) che la pievania di Aiolo, tra Pistoia e Prato, è posta sotto la protezione di s. Pietro. Si è quindi concordi oggi nel ritenere che il D. abbia tradotto in Francia i trattati di Albertano. Benché l'importanza della traduzione del D. sia unanimemente riconosciuta dagli studiosi - va infatti ricordato che è uno dei primi documenti letterari in volgare pistoiese - molto rimane ancora da studiare.
Non esiste un'edizione critica del testo, essendo quella del Ciampi ormai invecchiata e solo diplomatica quella del Rolin, laddove il testo, come dimostrano la noterella del Mussafia e l'apparato dell'edizione del Segre, abbisogna di emendamenti e più congrue interpretazioni. Né hanno trovato risposta i dubbi non sufficientemente argomentati del Rolin, e acriticamente accolti dallo Zingarelli (p. 154) e dal Fatini (p. 63), secondo cui "non è sicuro se anche gli altri trattati del nostro manoscritto provengano da lui" (p. VI) dato che solo alla fine del primo libro viene citato il nome del Del Grazia. Contro il Rolin, potrebbe addursi che se la traduzione dei trattati seguenti fosse dovuta ad altri, questi probabilmente non avrebbe trascurato di attribuirsene la paternità. Certo è che si impone un attento esame paleografico, codicologico e linguistico del manoscritto, ad integrare quanto già meritoriamente studiato dal Ciampi. Da un punto di vista più generale sarebbe poi necessario un confronto puntuale tra le numerose traduzioni dei trattati. Ciò consentirebbe non solo di definire meglio il valore di ogni singolo volgarizzamento, ma anche di capire le ragioni del successo di Albertano. A tal fine acquisirebbe una particolare importanza anche lo studio della tradizione manoscritta, priva di testimoni meridionali. Quella di Albertano, infatti, era una morale pratica, funzionale alle esigenze della società comunale, tendente a regolare il vivere civile più che a conseguire beni ultraterreni.
La prima edizione del volgarizzamento è dovuta allo scopritore del manoscritto: S. Ciampi, Volgarizzamento dei Trattati moralidi Albertano giudice di Brescia da S. D. notaro pistoiese fatto innanzi al 1278, Firenze 1832; altra edizione, quella diplomatica di G. Rolin, Soffredi del Grathia's Übersetzung derphilosophischen Traktate Albertano's von Brescia, Leipzig 1898; edizioni di alcuni passi nelle seguenti antologie: V. Nannucci, Manuale d. letter. del primo secolo della linguaital., III, Firenze 1843, pp. 48-71, con numerosi interventi normalizzanti; J. Ulrich, Altitalienisches Lesebuch, XIII. Jahrhundert, Halle 1886, pp. 144 s., che riproduce il testo del Nannucci senza avvertire che si tratta del volgarizzamento del D.; E. Monaci, Crestomazia italiana dei primi secoli, Città di Castello 1912, pp. 328-38, e l'ediz. riveduta e aumentata per cura di F. Arese, Roma-Napoli-Città di Castello 1955, pp. 377-87; C. Segre, Volgarizzamenti del Due e Trecento, Torino 1953, pp. 133-37, 157-71, C. Segre-M. Marti, La prosa del Duecento, Milano-Napoli 1959, pp. 203, 217-26, 1060 ss.
Bibl.: Sulla vita e l'opera, cfr. F. Selmi, Dei trattati morali di Albertano da Brescia. Volgarizzamento ined. fatto nel 1268 da Andrea da Grosseto, Bologna 1873, pp. XI, XV s.; A. Bartoli, St. d. letter. ital., III, Firenze 1880, pp. 95 s.; A. Gaspary, St. d. letter. ital., I, Torino 1887, p. 162; A. Mussafia, Imagoregare, in Romania, XXVII (1898), pp. 289 s.; M. Barbi, D'un antico codice pisano-lucchese di trattati morali, in Raccolta di studii critici ded. ad A. D'Ancona, Firenze 1901, pp. 249 s.; T. Casini, Gesch. der italien. Litteratur, in Grundriss der roman. Philologie, a cura di G. Gröber, II, 3, Strassburg 1901, p. 40; N. Zingarelli, I trattati di Albertano da Brescia in dialetto venez., in Studi di letter. ital., III (1901), pp. 154, 157 s., 172; F. Torraca, S. D. ..., in Rass. critica della letter. ital., X (1905), pp. 97-133; G. Zaccagnini, I rimatori pistoiesi dei secc. XIII e XIV, Pistoia 1907, pp. XXV ss., 114 (cfr. recens. di S. Debenedetti, in Giorn. stor. d. letter. ital., LII [1908], p. 368); E. Gabotto, Un prosatore delle origini in documenti liguri-subalpini, in Boll. stor.-bibliogr. subalpino, XV (1910), pp. 14 ss.; G. Zaccagnini, Studi e ricerche di antica storia letter. pistoiese, II, Rimatori e prosatori pistoiesi dal sec. XIII al XV, in Bull. stor. pistoiese, XII (1910), pp. 35-38; Id., Per la storia letter. del Duecento. Notizie biogr. ed appunti dagli archivi bolognesi, in Il Libro e la stampa, VI (1912), pp. 138 s.; Id., S. D. e il suo volgarizzamento dei "Trattati morali" d'Albertano da Brescia, in Bull. stor. pistoiese, XVIII (1916), pp. 114-22; Id., Nuove notizie intorno a S. D., in Giorn. stor. d. letter. ital., LXXXIII (1924), pp. 210-16; G. Fatini, Letter. maremmana delle origini. Prosa, in Bull. senese di st. patria, n. s., IV (1933), pp. 62 ss., 68-71; M. Apollonio, Uomini e forme nella cultura ital. delle origini. Saggio di storiogr. letter., Firenze 1934, p. 211; B. Migliorini, St. d. lingua ital., Firenze 1960, p. 154; M. Marti, La prosa, in St. d. letter. ital. Garzanti, a cura di E. Cecchi-N. Sapegno, I, Le origini..., Milano 1965, p. 562; G. E. Sansone, Albertano da Brescia, Llibre de Consolació de Consell Barcelona 1965, p. 15; A. E. Quaglio, Retorica, prosa e narrativa del Duecento, in La letteratura italiana. Storia e testi, I, 2, Bari 1970, pp. 300, 413 s.; S. Panunzio, Il Codice Bargiacchi del volgarizzamento italiano del "Liber Consólationis et Consolii" di Albertano da Brescia, in Studi di filol. romanza offerti a S. Pellegrini, Padova 1971, pp. 378 s., 385, 387-90, 392 s.; G. Bertoni, St. letter. d'Italia. Il Duecento, Milano 1973, pp. 398, 406 s.; C. Segre, Lingua, stile e società. Studi sulla st. d. prosa ital., Milano 1974, pp. 53, 63, 118, 126, 128, 145, 221; A. Schiaffini, Italiano antico e moderno, Milano-Napoli 1975, p. 122.