SOERABAJA (A. T., 95-96)
È la seconda città dell'isola di Giava, capoluogo della provincia di Giava Orientale, con 336.814 abitanti, di cui 20.000 Europei (1930). La città sorge sulla riva meridionale dello stretto che divide Giava da Madura, in uno specchio marittimo perfettamente tranquillo, nel quale possono sicuramente ancorare navi di quasiasi tonnellaggio. Comprende il vecchio centro coloniale, dal caratteristico tipo olandese, sulla riva sinistra del Kali Mas, mentre sulla destra si allargano i quartieri cinese, arabo e malese. In tempi recenti l'abitato si è sviluppato verso S. e SE. dove sono sorti i quartieri più belli, specialmente a Simpang, attorno alla residenza del governo e agli altri edifici pubblici, e a Tuntungam, ricco di larghi viali alberati, di ville, di ritrovi e di alberghi. Sulla destra del Mas s'incontra il vecchio forte Principe Enrico, divenuto ora magazzino di approvvigionamento; invece sulla costa marittima, a Ujong, sorgono gli stabilimenti e il porto della marina da guerra e si trovano fabbriche, officine, quartieri delle truppe di marina, e, a breve distanza, l'arsenale di artiglieria. Le fortificazioni dell'epoca coloniale furono demolite nel 1880, ma più tardi furono costruitî due forti per la difesa del porto.
Sede d'importanti organi amministrativi, di banche e di società commerciali, Soerabaja possiede anche numerose industrie, fonderie di ferro e acciaierie, fabbriche di materiale ferroviario, di mobili, zuccherifici, ecc., ma la maggiore sua importanza è legata al traffico commerciale, terrestre e marittimo. Essa infatti, per la sua posizione presso la foce della valle del Solo, è lo sbocco naturale dei ricchi principati indigeni di Soerakarta e di Djokjakarta, e inoltre, attraverso all'imponente fascio di ferrovie e di strade asfaltate che da essa irradiano, affluiscono a Soerabaja tutti i prodotti di esportazione di Giava Orientale. Il commercio è in maggioranza nelle mani degli Europei, che sono a capo delle grandi case commerciali, ma assai notevole è la partecipazione dei Cinesi, che vi abitano in gran numero, detengono grandi ricchezze e monopolizzano specialmente gli scambî con gl'indigeni. Il commercio ha permesso il formarsi di una classe media di popolazione bianca o meticcia, che manca a Batavia, e che imprime a Soerabaja quel carattere di vita attiva e quello slancio di iniziative che mancano nelle altre città dell'Insulindia.
La vita della città dipende quindi dal porto, uno dei più frequentati e attivi dell'arcipelago e di tutto l'Oriente. Nel 1910 si iniziarono i lavori di un grande porto artificiale che venne scavato a occidente della foce del Mas e dotato di gettate e di numerose banchine, costruite intorno a un grande bacino di un centinaio di ettari di superficie; esse sono dotate di mezzi meccanici modernissimi di sollevamento e di magazzini di deposito, e sono servite da fasci di binarî ferroviarî che permettono lo sgombero rapido delle merci. Un grande bacino di carenaggio, un arsenale marittimo e un bacino galleggiante completano l'attrezzatura del porto che è il principale sbocco per l'esportazione dello zucchero, del caffè, del caucciù, del tabacco e del kapok e centro delle importazioni di tessuti, macchine, automobili, concimi chimici, ecc.