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SOCIOLOGIA

di Ugo SPIRITO - Enciclopedia Italiana (1936)
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SOCIOLOGIA

Ugo SPIRITO

. Termine usato per la prima volta da A. Comte per indicare la scienza positiva dei fenomeni sociali. Il Comte intendeva per scienza positiva quella che considera tutti i fenomeni come soggetti a leggi naturali invariabili e tali leggi cerca di determinare con precisione e di ridurre al minimo numero possibile. Nel suo Cours de philosophie positive egli si proponeva appunto di estendere ai fenomeni sociali il metodo positivo fino allora circoscritto alle scienze più propriamente sperimentali. "Ecco dunque la grande, ma evidentemente la sola lacuna che si deve colmare per compiere la costituzione della filosofia positiva. Ora che lo spirito umano ha fondato la fisica celeste, la fisica terrestre, sia meccanica, sia chimica; la fisica organica, sia vegetale, sia animale, non gli resta che terminare il sistema delle scienze d'osservazione fondando la fisica sociale. Questo è oggi, per parecchie ragioni fondamentali, il più grande e il più urgente bisogno della nostra intelligenza; questo è, oso dire, il primo fine di questo corso, il suo scopo speciale" (Cours de phil. posit., lezione prima).

Impostato in tal guisa il problema, la sociologia diventa una scienza particolare accanto ad altre scienze particolari nell'unico sistema della filosofia positiva. Sennonché il Comte classificava poi gerarchicamente le scienze particolari, dalla più semplice alla più complessa, passando dalla matematica all'astronomia, alla fisica, alla chimica, alla fisiologia, e infine alla sociologia; in modo che l'ultima presupponesse tutte le altre e ne fosse in qualche modo la sintesi. Le scienze particolari, inoltre, essendo esse stesse fenomeni sociali, dovevano rientrare a questo titolo nella sociologia e arricchirsi del metodo proprio di quest'ultima: il metodo storico. Tale la ragione per cui, con il Comte e più ancora con i positivisti posteriori, sociologia finisce col diventare spesso sinonimo di sistema delle scienze o enciclopedia delle scienze e col far ripudiare come metafisico il vecchio termine di filosofia. La legge fondamentale della sociologia a cui tutte le altre sono connesse in forma sistematica è, secondo il Comte, quella dello sviluppo sociale o del progresso, ch'egli analizza attraverso lo studio storico del cammino della civiltà nell'epoca teologica (feticismo, politeismo, monoteismo), nell'epoca metafisica e infine nell'epoca positiva.

La preoccupazione della sintesi, o, in altri termini, l'esigenza filosofica e metafisica del Comte finì per sopraffare in lui l'istanza del metodo sperimentale, e quella che avrebbe dovuto essere la prima espressione sistematica della nuova scienza si rivelò in fondo una filosofia della storia riecheggiante problemi vichiani e hegeliani. Ma dopo il Comte, con l'affermarsi e il diffondersi del positivismo, la sociologia si avviò ben presto sul terreno delle scienze empiriche, cercando di raggiungere davvero i risultati positivi auspicati dal suo fondatore. Sennonché la necessità di essere insieme filosofia e scienza condusse la sociologia a colorirsi a volta a volta della particolare scienza di cui il sociologo aveva maggiore esperienza diretta. Nell'impossibilità di dominare analiticamente tutte le scienze confluenti nella sociologia, i sociologi finirono col dar vita a diversi indirizzi scientifici reciprocamente escludentisi.

La corrente che più direttamente si ricollega al Comte e al presupposto biologico della sua sociologia è quella evoluzionistica che, alimentata dall'ipotesi di C. Darwin, ebbe in H. Spencer il suo maggiore rappresentante. Data l'esigenza intrinseca del metodo sperimentale di risalire dagli effetti alle cause e dal complesso al semplice, era fatale la tendenza di risalire dall'uomo all'animale e dai fenomeni più propriamente umani e sociali a quelli genericamente biologici. Il che spiega anche il sorgere e il rapido affermarsi di un altro indirizzo della sociologia volto in particolare allo studio delle razze. Da J.-A. de Gobineau a St. Chamberlain e fino ai recenti tentativi tedeschi di spiritualizzare il concetto di razza (B. Hildebrandt, E. Dacqué, H. Günther, A. Rosenberg. ecc.) le conseguenze del criterio adottato sono valse a mettere in luce la sua particolarità e arbitrarietà.

Una certa reazione all'indirizzo biologico rappresenta quello psicologico che tenta di sollevare l'indagine al mondo più specificamente umano della coscienza, analizzando i fenomeni psichici dell'individuo singolo, delle masse, dei popoli (G. Tarde, G. Le Bon, S. Sighele, M. Lazarus, H. Steinthal, W. Wundt).

Altre correnti poi pongono al centro delle loro indagini particolari fenomeni sociali, da cui tutti gli altri direttamente o indirettamente deriverebbero. La più caratteristica di esse è quella che, riallacciandosi alla filosofia utilitaristica, pone a fondamento della storia il fenomeno economico. Naturalmente, una volta presa questa via, i confini della sociologia diventano sempre più indistinti e ogni tentativo che si volesse fare di una classificazione darebbe scarsi risultati. Dal materialismo storico, dal marxismo e dalla letteratura socialista in genere alle varie forme di economia politica del secolo XIX è tutto un susseguirsi di indagini che possono ritenersi con pari diritto di sociologia, come di politica o di economia o di storia. Il metodo positivo diventa criterio comune, anche se approssimativo e non unico, dell'indirizzo sociologico delle varie scienze più che della sociologia. E sociologi a questo titolo possono dirsi in genere molti degli storici degli ultimi decennî, da W. Diltey a Max Weber e a W. Sombart.

Altri sociologi, invece, consci del pericolo dell'indeterminazione dei confini della loro scienza, hanno voluto porvi riparo costruendo una sociologia rigorosamente indipendente che considerasse il fatto sociale nella sua assoluta specificità. Il tentativo più importante in tale senso fu quello effettuato da E. Durkheim, che si oppose a ogni indirizzo tendente a fondare la sociologia su altre scienze (biologia, psicologia) e cercò di dimostrare il carattere originario del fenomeno sociale. Dalla stessa esigenza è mossa la scuola meccanicistica che, prendendo lo spunto dalla terminologia comtiana relativa alla fisica sociale nelle sue parti statica e dinamica e risalendo ai fondamenti matematico-statistici della fisica sociale di A. Quétélet, ha avuto la pretesa di determinare le leggi dell'equilibrio sociale e di concepirne la traduzione in un sistema di equazioni matematiche (V. Pareto).

L'enormità del compito, la diversità degl'indirizzi, l'unilateralità delle concezioni e, in genere, la superficialità e grossolanità dei risultati hanno mantenuto sempre intorno alla sociologia una atmosfera di diffidenza nella quale hanno avuto agio di fiorire ben presto critiche violente e radicali. La reazione idealistica contro la scienza e contro il positivismo si è rivolta in modo particolare alla sociologia, contestandone non solo i risultati ma anche la possibilità di essere. Distinta la scienza naturalistica dalla filosofia e dalla storia, si è negata senz'altro la possibilità di determinare le "leggi" dei fenomeni sociali. Le correnti filosofiche degli ultimi decennî del secolo XIX e dei primi del XX, dalle teorie della contingenza a quelle del volontarismo, del pragmatismo, dell'intuizionismo, ecc., hanno cercato di porre in evidenza l'irriducibilità della vita alle forme cristallizzate dell'intellettualismo e hanno escluso la possibilità di comprendere il mondo della storia con i criterî delle scienze empiriche. E la negazione ha assunto termini perentorî specialmente nell'idealismo italiano contemporaneo per opera di B. Croce, che non ha riconosciuto valore conoscitivo alla scienza (pseudoconcetto), e di G. Gentile che, concependo la realtà come atto assolutamente creatore, ha con ciò stesso distrutto i concetti di necessità dei fenomeni storici e di legge naturale dei loro rapporti. In conseguenza di tale critica, viene a mancare, secondo gl'idealisti, ogni contenuto specifico della sociologia e i problemi sociali diventano, nella loro particolarità, oggetto delle singole scienze sociali e non sociali, e, nella loro universalità e concretezza, oggetto della filosofia e della storia. In questi ultimi anni, riapertasi la discussione sul rapporto tra le cosiddette scienze particolari e la filosofia, anche il problema delle scienze sociali e della sociologia è stato indirettamente riproposto con tendenza a una nuova e più precisa formulazione. Continuano intanto e anzi s'intensificano, indipendentemente dalla soluzione teorica del problema, le particolari ricerche sui principali fenomeni sociali condotte con i criterî sperimentali e ideologici proprî della sociologia.

Bibl.: A. Comte, Cours de philosophie positive, voll. 6, Parigi 1830-1842; H. Spencer, Principles of sociology, voll. 3, Londra 1876-96; E. Durkheim, Les règles de la méthode sociologique, Parigi 1895; Fr. H. Giddings, Principles of sociology, New York e Londra 1896; G. Tarde, La théorie organique des sociétés, in Annales de l'Institut international de sociologie, 1898; L. Gumplowicz, Grundriss der Soziologie, 2ª ed., Vienna 1905; G. Ratzenhofer, Soziologie, Lipsia 1907; G. Simmel, Soziologie, Lipsia 1908; V. Pareto, Trattato di sociologia generale, voll. 2, Firenze 1916, 2ª ed. 1923; E. A. Ross, Principles of sociology, New York 1920; F. Oppenheimer, System der Soziologie, Jena 1923; A. W. Small, Origins of sociology, Chicago 1924; O. Spann, Gesellschaftslehre, Lipsia 1930.

Vedi anche
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