Socini Adattamento (attraverso la forma latina umanistica Socinus adottata da alcuni suoi membri) del cognome della famiglia senese dei Sozzini, il cui capostipite fu il notaio Mino di Sozzo, trasferitosi a Siena dal castello di Percenna (14° sec.). Mariano il Vecchio (Siena 1401 - ivi 1467), che fu soprattutto un canonista, scrisse importanti consilia, raccolti in 4 volumi, e i trattati De iudiciis, De testibus, De oblationibus; suo figlio Bartolomeo (Siena 1436 - ivi 1507), lasciò ripetizioni, consulti e commentari al Digesto; Mariano il Giovane (Siena 1482 - Bologna 1556), figlio di Bartolomeo, ebbe fama di grande avvocato, scrisse un commentario al Digestum vetus e uno alle Decretali.
I membri più illustri della famiglia sono due riformatori religiosi: Lelio (Siena 1525 - Zurigo 1562), figlio di Mariano il Giovane, e suo nipote Fausto (Siena 1539 - Cracovia 1604). Lelio, iniziato prestissimo alle idee protestanti, avviò la critica di ogni tradizione e dogma, non solo cattolico, ma anche luterano, calvinista e zwingliano. Nel 1547 iniziò una lunga serie di viaggi, dai quali tornò sempre in Svizzera, fermandosi specialmente a Zurigo, dove godeva della protezione di H. Bullinger, seguace di Zwingli. Gli scritti di Lelio S. sicuramente noti ai contemporanei possono essere considerati come ortodossi dal punto di vista zwingliano, ma non si può dire la stessa cosa delle sue vere opinioni, che egli manifestava in forma dubitativa e in scritti pseudonimi o anonimi; fra questi alcuni appunti sulla Trinità e una Paraphrasis in initium evangelii s. Johannis.
Alla morte dello zio, Fausto S. accorse a Zurigo da Lione, dove si trovava a far pratica commerciale e dove aveva anche sentito fortemente la suggestione religiosa della Riforma, e raccolse la sua eredità di abbozzi, appunti, questioni, sviluppando la dottrina teologico-morale del socinianesimo. Nel 1563 tornò in Italia, dove rimase per una dozzina d’anni come segretario dei Medici, sotto la protezione di Isabella Medici-Orsini. In questo periodo preparò il De auctoritate sanctae scripturae (apparsa pseudonima come tutte le altre sue opere fino al 1590, quando l’Inquisizione sequestrò tutti i suoi beni). Nel 1575 abbandonò definitivamente l’Italia. Dopo un breve periodo di permanenza in Svizzera (soprattutto Basilea), dove sostenne una disputa con F. Pucci dalla quale ha origine il De Jesu Christo Servatore (pubblicato nel 1594), visse quasi di continuo a Cracovia, acquistando, per le sue cognizioni teologiche e la sua abilità controversistica, grande autorità all’interno della Ecclesia minor antitrinitaria polacca.
Tratti salienti del socinianesimo, che ebbe una certa diffusione, negli ambienti colti d’Europa nel 16°, 17° e 18° sec. sono il razionalismo religioso (nella Scrittura non ci può essere nulla contro la ragione, anche se ci può essere molto sopra la ragione; nella deduzione della dottrina cristiana dalla Scrittura si deve procedere solo secondo ragione, poiché ciò che nella Scrittura è detto sopra la ragione non può esser commentato; dal che deriva che nessun dogma tradizionale, e tanto meno quello trinitario, e nessuna istituzione, come i sacramenti, possono essere accettati, in quanto appaiono irrazionali e non esplicitamente ed evidentemente dichiarati nella Scrittura) e il principio della tolleranza religiosa (purché la vita da loro praticata corrisponda in pieno ai precetti evangelici fra i quali anche la non-violenza, tutte le Chiese o tutti gli aggruppamenti che riconoscono come norma di vita i precetti di Cristo vanno riconosciuti come cristiani, quindi non vanno perseguitati). Questi motivi sono fondati sulla concezione della religione cristiana come metodo (via) per raggiungere la salvezza, rivelato con i suoi precetti dall’uomo divino, ma mero uomo, Gesù Cristo, per volere di Dio che l’ha ispirato, e quindi sulla riduzione della religione a eticità fondata sul complesso di norme del Vangelo. Tali principi raccolgono nella formulazione estrema motivi diffusi già nel Rinascimento italiano e negli ambienti ereticali del Cinquecento.
In Polonia il movimento sociniano ebbe la sua capitale nel centro culturale di Raków; il periodo più fiorente fu quello degli ultimi decenni del 16° sec. e dei primi del 17°. La persecuzione dei sociniani culminò nel 1662 con la loro espulsione dalla Polonia. Gli esuli andarono parte presso gli unitari transilvani, dei quali condivisero la sorte di Chiesa a mala pena tollerata sotto la preponderanza calvinista fino al 1690 e poi perseguitata dagli Asburgo cattolici; in parte in Olanda, da dove il socinianesimo si diffuse, per mezzo della stampa, in Inghilterra, dove unì in gran parte la sua storia a quella della Chiesa unitaria. In America assunse definitivamente il nome di unitarianismo.