PALATINA, SOCIETÀ
. Le gravi difficoltà incontrate da L. A. Muratori per dare alla stampa la monumentale raccolta di quelli che dovevano essere i Rerum italicarum scriptores, indussero il bolognese F. Argelati, al quale egli s'era rivolto, a cercare aiuti di capitali e di persone. Fallitigli i tentativi fatti a Ginevra, in Olanda e a Torino, riuscì a suscitare l'interesse del governo austriaco di Lombardia e del patriziato milanese e a fare costituire, nel dicembre del 1721, una società editrice, che dalla sede ottenuta nel palazzo reale si chiamò Società Palatina, con il fine di pubblicare opere che fossero d'utilità e di gloria alla patria. Consenziente il governatore Colloredo, auspici patrizî generosi e colti quali il conte D. Silva, il conte C. Archinto, il marchese G. d'Adda, il conte C. Pertusati, il march. Trotti, il march. G. Pozzo Bonello, don G. Caccia, don G. Croce, il march. Recalcati, il march. G. Erba, ecc., la Palatina, liberata dall'imperatore Carlo VI da ogni forma di censura libraria, dava mano alla stampa dei Rerum italicarum scriptores, il cui primo volume uscì nel 1723, delle Antiquitates italicae Medii Aevi, iniziate nel 1738, del Muratori, della Bibliotheca scriptorum mediolanensium dell'Argelati, delle opere di C. Sigonio e di una raccolta di poeti latini con la traduzione in versi italiani. Merito grande dei Palatini, che ebbero a loro capo l'infaticabile e tenace marchese T. A. Trivulzio, fu non solo quello di raccogliere i capitali (divisi dapprima in ventiquattro carature, di cui dodici dell'Argelati, segretario e ragioniere), ma di curare e ordinare le pubblicazioni e di riuscire a superare gli ostacoli suscitati dalla curia romana. Ad essi si deve se le opere di L. A. Muratori poterono essere pubblicate. Correttori insigni, non soci, furono il padre G. M. Stampa, l'abate O. Bianchi, l'abate Lattuada, ma più d'ogni altro il bibliotecario dell'Ambrosiana G. A. Sassi. L'attività della Palatina durò fino al 1742.
Bibl.: L. Vischi, La Società Palatina di Milano, in Archivio storico-lombardo, XIII (1888), pagine 370-566.