NAZIONALE, SOCIETÀ
. Ufficialmente costituita nell'agosto del 1857, la Società nazionale italiana traeva le sue origini dalle dichiarazioni fatte da Daniele Manin, specialmente nella lettera del 22 gennaio 1856, in cui proponeva la formazione di un Partito nazionale italiano per l'indipendenza e l'unificazione d'Italia, e nell'altra del 29 maggio dello stesso anno, nella quale dichiarava che all'indipendenza e all'unificazione si poteva giungere proclamando Vittorio Emanuele II re d'Italia. E quelle parole furono il motto che si assunse la Società nazionale. La proposta del Manin, che trovò calde approvazioni in G. Pallavicino e in G. La Farina, suscitò vive polemiche: il Mazzini protestò contro quella parola di unificazione, invece di unità d'Italia, e il partito repubblicano rimproverò al Manin tanto il suo cambiamento di principî politici, quanto una sua frase, che fu giudicata inopportuna, riguardante "la teoria del pugnale". La Società nazionale fu quindi un contraltare al Partito d'azione mazziniano; ebbe rapida diffusione in Italia, dove s'istituirono comitati regionali; il Manin ne fu riconosciuto capo; e quando egli si spense a Parigi, ebbe per successore il Pallavicino. Segretario perpetuo ne fu G. La Farina, che curò anche la pubblicazione del Piccolo corriere, organo della società. Sopraggiunta la guerra del 1859, la Società nazionale si sciolse; ma fu ricostituita dopo Villafranca e il La Farina, che ne assunse la presidenza, lo dichiarò nel manifesto del 20 ottobre 1859.
Concorse alla spedizione dei Mille, promovendo raccolta di danaro; alla morte del conte di Cavour, il presidente volse un appello (15 giugno 1861) agl'Italiani, esortandoli a stringersi attorno alla società, che andava declinando.
Bibl.: v. la farina; manin; pallavicino; cfr. G. La Farina, Epistolario, voll. 2, Milano 1869; G. Pallavicino, Memorie, voll. 3, Torino 1882-95; T. Zampetti Biocca, La Società nazionale nella Marca, Ascoli 1911.