societa industriale
Società nella quale il peso dell’industria, per numero di addetti, per quota di prodotto interno lordo, per dimensioni degli investimenti lordi, è prevalente rispetto a quello dell’agricoltura e dei servizi, o comunque la produzione industriale rappresenta il fattore essenziale di dinamicità del sistema economico e della organizzazione sociale. Nel primo caso si può dire che solo in Inghilterra a metà Ottocento esisteva una s.i. e che negli anni Settanta dello stesso secolo neppure quella tedesca poteva definirsi tale. Quella italiana sarebbe divenuta una società compiutamente industriale solo nel secondo dopoguerra, mentre una s.i. esisteva già in età giolittiana, ma solo nelle tre regioni Lombardia, Liguria, Piemonte e in parte del Veneto. Nel secondo caso, invece, non solo il Belgio e la Francia, ma anche la Germania, l’Austria, la Boemia, la Svizzera, gli Stati Uniti e anche l’Italia sarebbero da considerare s.i., ossia società in cui l’industria si era posta decisamente al centro del processo di modernizzazione economica e sociale. La s.i. delinea quindi un sistema la cui regola interna è basata sui tempi e le necessità della produzione di fabbrica, e che sul piano sociale si plasma a partire dalle identità lavorative da essa forgiate. Non a caso un carattere tipico della s.i. è l’omogeneità della struttura sociale, nella quale la massa dei lavoratori salariati adibiti al ciclo produttivo (➔ ) e alle sue funzioni complementari occupa una posizione centrale, così come la classe dei detentori di capitale e dei proprietari delle imprese. Il nesso tra sviluppo della s.i. e è stato dunque strettissimo. Per K. Marx l’industrializzazione e la s.i. erano state frutto del sistema capitalistico e la divisione sociale del lavoro ne rappresentava l’elemento caratterizzante. Per altri analisti invece il fenomeno industriale, incontestabilmente nato all’interno di una società borghese e di un sistema economico capitalistico, avrebbe avuto in rapporto a quest’ultimo un’autonomia teorica che divenne concreta e pratica nel caso delle industrializzazioni realizzate in regimi comunisti a economia collettivista. La tendenza alla crescita delle imprese, la concentrazione dei lavoratori in grandi impianti, il criterio del calcolo economico furono eretti a regola basilare di tutta la s.i. e ne costituiscono ulteriori manifestazioni. La fase del e del ha rappresentato l’acme della s.i. nei Paesi occidentali. Successivamente si è avuta una fase, durata in Occidente per buona parte del 20° sec., in cui alcuni caratteri della s.i. sono venuti cambiando. In particolare si è assistito allo sviluppo dell’automazione dei processi produttivi della grande fabbrica, all’avvento della media e piccola impresa, alla conseguente diminuzione della classe operaia, in assoluto e in quota sul totale degli occupati. Si è avviato quindi negli ultimi decenni del 20° sec. un processo caratterizzato dalla progressiva perdita di peso da parte dell’industria, in termini di occupazione, reddito e investimenti, rispetto ai servizi e alle attività terziarie in genere, pur continuando a scendere il peso relativo dell’agricoltura. È stato sulla base di questo tipo di trasformazione che, secondo molti studiosi, le società più industrializzate si sono avviate verso la . Al contrario, molti Paesi un tempo in via di sviluppo vedono in questi stessi anni la loro trasformazione in s.i. in senso proprio.