social eating
loc. s.le m. inv. Il condividere pasti a pagamento in una casa privata.
• Si chiama «social eating», «mangiare sociale». È il nuovo fenomeno della Rete e dei social network, legato al boom del cibo e del gusto: piattaforme che nascono e si sviluppano in tempo record, per permettere a chiunque di organizzare pranzi e cene a casa propria, invitando sconosciuti e ricevendo un rimborso spese. Per guadagnare ci si improvvisa chef. È un’idea anticrisi, ma attenzione ai prezzi delle cene, che variano molto e possono superare gli 80 euro se ci si affida a siti intermediari, anziché a quelli diretti. (Giulia Cimpanelli, Corriere della sera, 6 maggio 2013, p. 17) • Grazie a Gnammo anche l’Italia ha la sua piattaforma per il «social eating». Dopo tutto, afferma uno dei fondatori Gian Luca Ranno, «il social più antico è quello della tavola»: in meno di un anno tramite il sito sono stati organizzati oltre mille eventi in 17 regioni. (Stefania Passarella, Sicilia, 28 marzo 2014, p. 10, I Fatti) • Il modo in cui funziona il social eating è sempre lo stesso: ci si iscrive, si paga un contributo spese, ci si presenta alla data e all’ora indicate. I social eating si trovano in rete, sui social network grazie al passaparola, i più organizzati sono riuniti in apposite App, o social network dedicati, (Francesca Lovatelli Caetani, Giornale, 6 ottobre 2015, Milano Cronaca, p. 10).
- Espressione inglese composta dall’agg. social ‘sociale’ e dal s. eating ‘mangiare’.
- Già attestato nella Repubblica del 27 settembre 2011, Bari, p. XIII (Anna Puricella), usato come loc. agg.le.
> home-restaurant, social-chef.