social-chef
loc. s.le m. inv. Chi cucina per il piacere di socializzare e condividere il cibo con altri.
• la gastronomia ha assunto aspetti abnormi e anche ossessivi, con canali dedicati, reality di cuochi, gente che soffrigge e sobbolle, tagliuzza e condisce a tutte le ore del giorno e in ogni angolo-cottura dell’etere, in un’orgia culinaria che non può che rimandare alla complessiva bulimia dell’epoca. Sono star della tivù britannica la prosperosa Nigella, una specie di Antonella Clerici appena più sofisticata che propone ricette spensieratamente grasse, e il «social-chef» Jamie Oliver, che redime ai fornelli giovani scapestrati. (Michele Serra, Repubblica, 9 gennaio 2010, p. 33, R2) • Nella pausa pranzo si cercano commensali sui network specializzati per parlare di tutto fuorché dei colleghi; alla sera si compra dal vicino una porzione della sua cena o ci si consegna a qualche «social-chef»: anfitrioni che a casa propria cucinano manicaretti al prezzo di una pizza. (Stefano Filippi, Giornale, 18 maggio 2015, p. 13, Controcorrente).
- Dall’ingl. social chef.
> home-restaurant, social eating.