SOCCA
. Manto o paludamento di lino o lana. D'origine antichissima, e d'uso quasi esclusivamente femminile, la socca, portata sopra la sottana di cui era complemento necessario (secoli XI-XII), veniva fermata sulla spalla e lasciata aperta sino a terra per lasciar libero il braccio. Nei secoli XIII-XIV diviene ricchissimo manto di seta e di pelliccia, portato nel costume maschile quale veste di cerimonia ("sioca" o "crosina", mantello veneziano del sec. XIV; "soc, pallium, capa" nel costume francese del Trecento). In Italia verso la metà del '400 la socca assume fogge diverse a seconda delle località: a Milano (fine del sec. XV) diviene veste femminile simile alla gamurra, si trasforma poi in pelanda o in "veste cipriana"; mentre a Firenze (stessa epoca) in molti corredi troviamo segnata "zuba (giubba) seu soca"; la socca si differenzia tuttavia dalla gamurra per una maggiore semplicità di linea e di stoffe.
L'antichissima foggia della socca o "socha" quale manto o paludamento si ritrova poi nella "sbernia" cinquecentesca, specie di mantello drappeggiato e fermato sulla spalla.
Bibl.: C. Merkel, Come vestivano gli uomini del Decamerone, Roma 1898, p. 58; id., Tre corredi milanesi del '400, Roma 1893, p. 63; F. Malaguzzi-Valeri, La corte di Ludovico il Moro, Milano 1929, p. 209 segg.; E. Polidori Calamandrei, Le vesti delle donne fiorentine, Firenze 1924, p. 109; V. Gay, Glossaire archéologique, n. ed., II, Parigi 1929, p. 350; E. Viollet-le-Duc, Dictionnaire raisonné, IV, Parigi s. a., p. 329 segg.