SNØHETTA
Studio di architettura norvegese, fra i più interessanti e apprezzati del panorama internazionale contemporaneo per l’introduzione di un metodo di lavoro partecipativo e sperimentale al tempo stesso, politicamente corretto e rispettoso delle diverse personalità coinvolte nella progettazione.
Fondato a Oslo nel 1987 con la denominazione Land skap Arkitektur Snøhetta (dal nome di una montagna nella contea di Oppland, nella Norvegia centrale, evocata nel Peer Gynt di Henrik Ibsen) dagli architetti Kjetil Trædal Thorsen (n. 1958) e Øyvind Mo e dai paesaggisti Johan Østeng, Berit Hartveit, Inge Dahlman e Alf Haukeland, dal 1989 vi iniziarono a collaborare gli architetti Christoph Kapeller (n. 1956) e Craig Dykers (n. 1961), entrambi attivi a Los Angeles. Il gruppo – che oggi è formato al 50% da uomini e al 50% da donne e include architetti, paesaggisti, interior designers, grafici e artisti, continuando a ispirarsi a uno spirito aperto e partecipativo – venne così riconfigurato e, con l’ulteriore ingresso dell’architetto statunitense Elaine Molinar, dell’artista norvegese Jorunn Sannes e della storica dell’arte Cordula Mohr, si aggiudicò nel 1989 il concorso internazionale per la nuova sede della Bibliotheca Alexandrina ad Alessandria d’Egitto. Ciò valse ai giovani architetti che ne facevano parte (tutti allora sotto i trent’anni) immediata notorietà internazionale, oltre a una serie di riconoscimenti seguiti alla tardiva realizzazione dell’edificio, fra cui il World architecture award (2002) e l’Aga Kahn prize for architecture (2004). La struttura, un sorprendente complesso altamente rappresentativo dell’auspicata rinascita di una nuova cultura islamica contemporanea, venne inaugurato il 7 ottobre del 2001, a meno di un mese dall’attacco terroristico al World trade center di New York; divenne poi un simbolo della primavera araba del 2011.
Fra le molte successive realizzazioni dello studio, una delle più significative è costituita dal teatro dell’Opera di Oslo (2003-08), anch’esso frutto di un concorso internazionale. L’edificio, che emerge dalle acque della baia con i suoi spettacolari, scultorei piani inclinati, costituisce uno degli spazi pubblici di maggiore successo della capitale norvegese: nel 2008 valse a S. un secondo World architecture award. Lo studio subì un ulteriore riassetto, con Thorsen e Dykers che assunsero un ruolo di coordinamento all’interno dell’esteso gruppo: dal 2004 fu aperta una sede a New York. Il National september 11 Memorial Museum pavilion, posto al centro del ricostruito World trade center, è stato inaugurato nel 2014. Negli stessi Stati Uniti, S. ha poi realizzato il Wolfe center for the arts (2011) alla Bowling green State University in Ohio; il Center for the arts (2013) del Virginia Polytechnic Institute and State University, a Blacksburg in Virginia; la James B. Hunt Jr. Library (2013), un edificio a elevata sostenibilità che fa parte del Centennial Campus della North Carolina State University a Raleigh, in North Carolina, con lo studio locale Pearce Brinkley Cease & Lee.
S. ha aperto sedi anche a Singapore e San Francisco. Quest’ultima per seguire l’ambizioso progetto di ampliamento del San Francisco Museum of modern art, chiuso dal 2013 per consentire la costruzione del nuovo volume che ne raddoppierà gli spazi espositivi: si tratta di un’ardito corpo di fabbrica posto alle spalle della precedente realizzazione (1995) progettata dallo svizzero Mario Botta, il cui completamento è previsto per il 2016. La spiccata interdisciplinarietà e l’elevato grado di internazionalizzazione del gruppo ha prodotto la collaborazione con l’artista danese Olafur Eliasson, autore della grande installazione permanente nell’atrio del citato teatro dell’Opera di Oslo e coautore del riuscito progetto per il padiglione temporaneo della Serpentine Gallery (2007) a Londra. Thorsen, in particolare, che continua a essere la figura maggiormente rappresentativa all’interno del gruppo, ha insegnato dal 2004 presso l’Istituto sperimentale di studi in architettura della Universität Innsbruck; tra i molti riconoscimenti conseguiti, si ricorda il titolo di comandante dell’Ordine reale norvegese di S. Olav (2008).
Bibliografia: Snøhetta works, Zürich 2009.