Slovenia
Stato dell’Europa centrale. Gli sloveni si insediarono nei territori alpini dell’alta Drava e della Sava, spingendosi verso l’Isonzo e il Timavo superiore, alla fine del 6° secolo. Dalla soggezione agli avari e dal dominio del franco Samo (623-658), passarono ai bavari (745-788), ai franchi (788-907) e ai magiari (907-955) finché, nell’11°-12° sec., piccole dinastie feudali tedesche o soggette all’impero dominarono varie parti della S., che con la salita al trono imperiale degli Asburgo rimase fino al 1918 stabilmente legata a Vienna. Per secoli gli sloveni furono privi di una classe dirigente strettamente slovena; solo la Riforma e quindi la Controriforma gettarono le basi, con la lingua, di una coscienza nazionale slovena. Nel 1809-13 la creazione, da parte di Napoleone, delle Province illiriche, con capitale Lubiana, fu considerata dagli sloveni come un importante riconoscimento della loro individualità nazionale; le istanze di autonomia da Vienna, riemerse durante la crisi del 1848-49, rimasero comunque confinate a una ristretta cerchia di intellettuali. Dopo la sconfitta austriaca nella Prima guerra mondiale, gli sloveni aderirono alla creazione di un regno slavo-meridionale (1918). Spartita fra l’Italia e la Germania nel 1941, nel 1946 la S. tornò a far parte della Iugoslavia come Repubblica federata, ma la morte di Tito (1980), unita alla crisi economica degli anni Ottanta e alle tensioni nazionali, comportò anche in S., come nelle altre repubbliche iugoslave, una fase di instabilità evolutasi in sentimenti separatisti. Le prime elezioni multipartitiche nel 1990 furono così vinte in Parlamento dagli indipendentisti; contemporaneamente veniva eletto presidente M. Kučan, candidato del Partito del rinnovamento democratico (erede della Lega dei comunisti di S.). Nel giugno 1991 fu proclamata l’indipendenza; la crisi militare che seguì vide contrapposte le forze territoriali slovene e le forze armate iugoslave che, dopo la firma di un «cessate il fuoco» in luglio, si ritirarono in ottobre. Nel 1992 la situazione si stabilizzò sotto il profilo politico ed economico, e a seguito delle elezioni legislative divenne capo del governo J. Drnovšek (riconfermato nel 1996 e nel 2000; presidente dal 2002 al 2007). Nella seconda metà degli anni Novanta crebbe tra la popolazione slovena il sentimento nazionalista e si confermò la tendenza, emersa già nel corso degli anni Ottanta, a sottolineare la collocazione storica del Paese in ambito europeo, per ribadire polemicamente la non appartenenza della S. al mondo slavo e balcanico. Nel 2004 la S. entrò nella NATO e nell’Unione Europea. Le elezioni politiche dell’ott. 2004 furono vinte dal Partito democratico, formazione di centrodestra, il cui leader J. Jansa formò una nuova coalizione di governo. I piani della maggioranza di tagli allo Stato sociale e di neoliberismo sul piano fiscale provocarono una larga opposizione interna. Sul piano internazionale divennero tesi i rapporti con la Serbia per l’appoggio dato all’indipendenza del Kosovo. La politica del governo fu comunque premiata dalla stabilità economica e finanziaria, che nel 2007 permise alla S. di diventare il primo Paese dell’Est europeo ad aver condotto con successo il passaggio all’euro. Nel 2007 le elezioni presidenziali furono vinte da D. Türk, candidato di centrosinistra; lo stesso schieramento prevalse nelle legislative dell’anno successivo.