SKOPAS (Σκόπας, Scopas)
2°. - Scultore greco, nato probabilmente a Paro e operante forse negli ultimi decennî del II sec. a. C.
A fondamento della sua identificazione sta la base menzionata dai Regionarî nell'XI Regione di Roma (Cataloghi Regionarî, xi, in Codice Topografico, i, pp. 135 e 179) e ritrovata presso il tempio rotondo sul Tevere con l'iscrizione: Hercutes Invictus cognominatus vulgo olivarius opus scopae minoris (C.I.L., vi, n. 33936). La forma della base presuppone una statua sdraiata, che Petersen e Loewy credettero poter identificare con l'Eracle sdraiato n. 733 del Museo Chiaramonti; ma la statua vaticana è lievemente più lunga della base e la riconnessione cade. Ben sette rilievi addotti dal Loewy testimonierebbero della celebrità dell'opera. A S. il giovane accennerebbe Plinio (Nat. hist., xxxiv, 90) con la frase Scopas uterque, interpretata dal Loewy nel senso di "entrambi gli Skopas", il vecchio e il giovane cioè, ma il passo, corrotto e lacunoso, ammette anche altre spiegazioni: ad esempio, uterque può riferirsi a Simon e Stratonikos che precedono e perciò scopas non sarebbe il nome di un artista, ma di un soggetto rappresentato (satiri danzanti la danza detta skopòs), oppure può essere corruzione di utrosque, utraque o simili, oppure dopo scopas si può pensare sia caduto il nome di qualche opera e pertanto l'uterque che segue servirebbe a riunire S. a Stratonikos. Nessuna conclusione certa può cavarsi dal passo pliniano, che, più facilmente, deve riferirsi al grande Skopas. Recentemente, il Mingazzini ha supposto che S. il giovane facesse parte della cerchia artistica neoclassica della fine del II sec. a. C. e gli ha attribuito un gruppo di opere, nelle quali sono riscontrabili caratteri di neoclassicismo. Fra queste sarebbero anche la Menade di Dresda e il tipo di Pothos con l'oca tradizionalmente attribuiti a S. il grande (v. skopas, 10).
Bibl.: E. Petersen, in Röm. Mitt., XI, 1896, p. 99 ss.; E. Loewy, in Röm. Mitt., XII, 1897, pp. 56 ss.; 144; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, III A, 1927, c. 578 ss., s. v., n. 2; M. Bieber, in Thieme-Becker, XXXI, 1938, pp. 119 ss.; S. Ferri, Plinio il Vecchio, Roma 1946, p. 110 s.; P. Mingazzini, in Arti Figurative, II, 1946, p. 137 ss.; G. Lippold, Griechische Plastik, in Handbuch d. Arch., III, Monaco 1950, p. 370; P. E. Arias, Skopas, Roma 1952. Per la base iscritta: Not. Scavi, 1895, p. 458; Jordan-Hülsen, Topographie d. Stadt Roms, I, 3, p. 145; G. Lugli, Roma Antica, Roma 1946, p. 575 ss.