SKIRTOS (Σκίρτος)
Nel tiaso dionisiaco, lo S. è il Satiro che pratica il «saltarello», secondo una definizione che risalirebbe a Pratina di Fliunte, inventore del dramma satiresco agli inizî del V sec. a.C. Una statua di tale soggetto è ricordata quale ornamento della tomba di Sositeo di Siracusa, vissuto nella prima metà del III sec. a.C., e parimenti celebrato per i suoi drammi satireschi: la notizia è in un epigramma di Dioscoride di Nicopoli, attivo ad Alessandria sullo scorcio del secolo (Anth. Gr., VII, 707). La scoperta a Pergamo della base di una statua dello S. dedicata in quegli anni, oltre a dare consistenza alla personalità del bronzista Thoinias (v.), citato nell'iscrizione, ha conservato le impronte di una figura a grandezza naturale, con il passo che vediamo ritmato dal Satiro danzante del Museo Nazionale di Atene, proveniente dal naufragio di Anticitera: copia ricavata all'inizio del I sec. a.C. dal bronzo di Thoinias. Il tipo è già presente con una terracotta in un corredo funerario di Taranto, anteriore al 188 a.C. Più nota la statuetta in bronzo dello stesso soggetto al Museo Nazionale di Napoli, proveniente da Pompei, dove aveva suggerito nel secolo scorso l'impropria denominazione della Casa del Fauno.
L'andamento obliquo che si ricava dal blocco di Pergamo accresceva nell'archetipo l'effetto di sbandamento del personaggio inebriato (phìloinos, nell'epigrafe) e nello stesso tempo faceva apprezzare la torsione della base, dal fianco destro della figura. L'eccitazione si avvertiva nelle frequenti deviazioni dell'asse della figura e nel volgersi obliquo della testa verso l'alto, che ritorna con la massima evidenza nel bronzo pompeiano: l'impressione offerta dalla sistemazione museale del marmo di Anticitera, è attenuata rispetto all'effetto originario. Gli arti inferiori assumevano una flessione affine alla terracotta tarantina e alla statuetta di Napoli: ciò è confermato da un'altra replica della stessa scultura, proveniente da Anticitera, non esposta a causa della corrosione di cui ha sofferto in mare. Di conseguenza, la figura va immaginata ù inclinata all'indietro, fino a ridare al volto il significativo stravolgimento verso l'alto.
Bibl.: Identificazione dell'iconografia dello S.: P. Moreno, Scultura ellenistica, I, Roma 1994, pp. 292-296, figg. 362-366. - Base iscritta di Pergamo: H. Müller, Ein neues hellenistisches Weihepigramm aus Pergamon, in Chiron, XIX, 1989, pp. 499-553, figg. 1-4. - Statuetta, terracotta, Taranto, Museo Nazionale Archeologico: A. Dell'Aglio, in E. De Juliis, Gli ori di Taranto in età ellenistica (cat.), Milano 1985, p. 479, n. 23; E. De Juliis, D. Loiacono, Taranto. Il Museo Archeologia, Taranto 1985, p. 384, fig. 471. - Statua in marmo pario, Atene, Museo Nazionale Archeologico: P. C. Boi, Die Skulpturen des Schiffsfundes von Antikythera, Berlino 1972, pp. 72-73, n. 30, tav. xli, 1-3, pp. 73-74, n. 50, tav. xli, 4-5 (altra copia mutila). - Statuetta del c.d. Fauno danzante, bronzo, Napoli, Museo Nazionale Archeologico: H. Döhl, P. Zanker, La scultura, in F. Zevi (ed.), Pompei 79. Raccolta di studi per il decimonono centenario dell'eruzione vesuviana, Napoli 1984, pp. 177-210, in part. p. 202; F. Haskell, N. Penny, L'antico nella storia del gusto, Torino 1984, pp. 301-302, ç. 40, fig. 112; Β. Η. Fowler, Hellenistic Aesthetic, Madison 1989, pp. 178-179, fig. 123; L. Scatozza Höricht, in Le collezioni del Museo Nazionale di Napoli, I, 2, Roma 1989, p. 145, n. 238; F. Zevi, in Pompei, Napoli 1991, pp. 45-72, fig. alla p. 198; W. Fuchs, Scultura greca, Milano 1993, p. 137, figg. 127-128.