SIVAS
(gr. Σεβάστεια; lat. Sebastea)
Città della Turchia, posta nella parte nordorientale dell'altopiano anatolico. S. fu centro antico del Ponto Polemoniaco; in epoca romana e protobizantina appartenne all'Armenia prima, divenendo nel sec. 6° capitale della provincia dell'Armenia secunda. Rimase centro di rilievo fino alla fine della dominazione bizantina nella regione (sec. 11°) e divenne successivamente la seconda città del regno selgiuqide di Rūm; fu poi capitale del regno, quando l'Anatolia divenne la provincia mongolica di Rūm, intorno alla metà del 13° secolo.La città si trova all'incrocio di alcune grandi arterie commerciali medievali, la più importante delle quali attraversava l'Asia Minore settentrionale da E a O, passando per Erzurum, Erzincan, la stessa S., Ankara e infine Costantinopoli: per questa via giungevano dall'Oriente prodotti cinesi e persiani e dall'Occidente merci europee e balcaniche. La seconda arteria commerciale partiva dai porti del mar Nero, Samsun e Sinope, giungeva a S. attraverso Amasya e Tokat, per proseguire poi verso S-E, fino a Kayseri e a Konya. La terza si diramava da questa seconda strada proprio a S., mettendola in comunicazione con Malatya, con le città della Mesopotamia superiore e infine con Baghdad e il golfo Persico.Le mura, non conservate, disegnavano un perimetro approssimativamente circolare e l'area da esse racchiusa aveva un diametro di oltre km 1; la cittadella venne costruita al di sopra di una collinetta a S-O dell'area murata. Sembra che la zona commerciale si estendesse tra la cittadella e il punto di convergenza delle strade provenienti da Erzurum, Ankara, Konya e Malatya, al centro della città.All'epoca dell'occupazione turca, nel tardo sec. 11°, la popolazione della città era costituita da greci e armeni. Ciò era dovuto al lungo periodo di dominazione bizantina sulla regione e alla migrazione armena, avvenuta all'inizio del sec. 11°, quando i re e la nobiltà del regno di Vaspurakan, nella regione del lago di Van, si trasferirono a Sivas. Il monastero armeno del Santo Segno (Surb Nshan), a N della città, di cui restavano rovine fino ai primi anni Settanta (distrutto nel 1980), venne fondato dopo tale migrazione.Tra il tardo sec. 11° e il 1175 S. venne occupata dai Danishmenditi, una dinastia turca i cui possedimenti principali comprendevano la parte interna del Ponto di età classica (Amasya, Tokat, Niksar), la Piccola Armenia (S. e i distretti adiacenti) e parti della Cappadocia orientale (Elbistan, Malatya).A S. l'unico edificio conservato che possa essere in qualche misura attribuito ai Danishmenditi è la Grande moschea, che si trova a S-O dell'area commerciale, non lontano dalla collina della cittadella. Si tratta di una sala di preghiera rettangolare, con copertura piana sorretta da arcate in pietra che corrono in direzione N-S, trasversalmente rispetto all'asse principale dell'edificio. L'od. struttura della moschea sembra essere posteriore al periodo danishmendite e a quella fase risale probabilmente solo la pianta. L'attuale minareto, in laterizio, con iscrizione cufica a metà altezza, fu probabilmente costruito tra il settimo e il nono decennio del 13° secolo.La città sembra aver acquisito un carattere pienamente musulmano soltanto quando divenne un importante centro commerciale, all'inizio del 13° secolo. I Selgiuqidi conquistarono S. sottraendola ai Danishmenditi nel 1175, ma la città acquisì il suo preminente ruolo commerciale solo dopo la presa selgiuqide del porto di Sinope, all'epoca di Keykavus I (1211-1219). Quest'ultimo, nel 1217, fondò a S. un grande ospedale nella parte occidentale della zona commerciale della città, dove venne previsto anche un ambiente destinato a ospitare la sua sepoltura. In seguito, forse ancora durante il regno dello stesso Keykavus e comunque in epoca selgiuqide, sembra sia stato costruito un palazzo di fronte alla facciata d'ingresso dell'ospedale, verso O.L'ospedale è un edificio rettangolare a corte con due serie di celle precedute da un portico sui lati lunghi a N e a S; in origine sul lato nord vi era una seconda serie di celle separate da quelle interne da un corridoio. Sul lato orientale della corte, di fronte a un passaggio d'ingresso di altezza inusuale, si trova un īvān affiancato da due ambienti.La camera sepolcrale, la cui facciata è decorata da elaborati motivi, realizzati con piastrelle bianche, turchesi e porpora, costituisce l'ambiente centrale della serie di celle sul lato sud della corte. Essa è coperta da una cupola su tamburo poligonale, a sua volta sostenuto da 'triangoli turchi', un insieme di superfici triangolari che svolgono la funzione di pennacchi. Il tamburo, coronato da una sommità poligonale, si erge nettamente al di sopra della facciata esterna meridionale dell'edificio e fu evidentemente progettato per essere visto dal giardino adiacente.La decorazione della facciata della camera sepolcrale che si affaccia sul portico è subordinata alla dislocazione della porta e delle finestre che l'affiancano. Al di sopra della porta, al livello dell'imposta della volta del portico, corre un'iscrizione, sopra e sotto la quale si trovano fasce decorative color porpora scuro; dalla fascia inferiore si staccano due diramazioni che scendono verticalmente tra la porta e le finestre su entrambi i lati.Il regno selgiuqide venne sottomesso dai Mongoli nel 1243, divenendo un protettorato di quell'impero. In seguito (1259) l'impero ilkhanide, che comprendeva Iran, Asia Minore e Mesopotamia, si rese autonomo dall'impero mongolo maggiore. Il periodo ilkhanide, che durò a S. fino al quinto decennio del sec. 14°, vide una notevole fioritura dell'attività edilizia: vennero fondati madrase, conventi dei dervisci, caravanserragli e altri edifici, i quali costituirono nuovi punti focali all'interno dell'area protetta dalle mura.Nel 1271 si determinò a S. una straordinaria concentrazione di attività edilizia. Di fronte alla facciata principale dell'ospedale di Keykavus, il visir ilkhanide fece costruire la madrasa attualmente nota come Çifte Minare Medresesi ('la madrasa dei minareti abbinati'). La collocazione topografica le assegna un indiscutibile ruolo dimostrativo del dominio ilkhanide ed è possibile che essa sia stata eretta sul sito di un palazzo selgiuqide. Della madrasa resta soltanto la facciata orientale, quella che fronteggia l'ospedale di Keykavus. Si tratta di una delle più belle opere selgiuqidi dell'Asia Minore: il suo portale di marmo presenta numerose cornici rettilinee concentriche, decorate da raffinati motivi profondamente incisi. La porta, posta in un recesso al centro del portale, è coperta da un baldacchino con struttura a nido d'ape. Su ciascun lato del portale si trova una çeşme (fontana decorata inserita in un muro) riccamente scolpita; gli angoli dell'edificio sono segnati da torrette decorate.Ancora più a N, un mercante iraniano, Muẓaffar ibn HibatAllāh, proveniente dalla città di Barūjird, fondò un'altra madrasa, di dimensioni leggermente minori. Si tratta di un edificio a corte con celle sui lati lunghi, con un īvān al centro del lato orientale (di fronte all'ingresso), affiancato da due ambienti cupolati. Vani coperti a cupola sono disposti anche su entrambi i lati del passaggio d'ingresso: l'ambiente a S è la sala di preghiera, quello a N ospita la tomba del fondatore. I muri di quest'ultimo vano sono rivestiti di mattonelle esagonali turchesi, fino ad altezza d'uomo; al di sopra si trovano fasce di piastrelle decorate, nelle quali è compresa un'iscrizione funeraria, e 'triangoli turchi' in laterizio, invetriati e non. La madrasa ospita il Mus. of Antiquities, nelle cui collezioni si trovano alcune pietre tombali di età medievale (presumibilmente tutte databili al sec. 14°), un gruppo delle quali presenta la faccia scolpita come una nicchia di miḥrāb. L'ospedale di Keykavus e la Çifte Minare Medresesi - e forse anche la madrasa di Muẓaffar - erano circondati da una cinta muraria che sembra fosse destinata a proteggere l'area riservata ai ceti dominanti della città.Sempre nel 1271 il potente visir selgiuqide Fakhr al-Dīn ῾Alī fondò una madrasa immediatamente a E della collina della cittadella. Anche in questo caso, sia la posizione sia la contemporaneità della costruzione rivelano chiaramente una rivalità tra il vassallo e il suo signore. Nei pressi, lo stesso committente fondò nel 1275 una residenza per dervisci. L'effetto di queste due fondazioni fu quello di creare un secondo centro di potere all'interno della città. La Gök Medrese ('madrasa celeste') è un edificio a corte con un īvān su ogni lato e con due minareti che affiancano l'imponente portale marmoreo della facciata, basandosi su pilastri all'interno dei quali sono ricavate delle scale a chiocciola. Il portale presenta la consueta serie di cornici rettilinee concentriche decorate; le facce frontali dei pilastri sono ornate da grandi motivi geometrici che li fanno sembrare parte del disegno complessivo del portale.La sala di preghiera è un ambiente quadrato con copertura a cupola, posto a destra del passaggio d'ingresso. Fasce decorative di piastrelle e di laterizio invetriato, comprendenti triangoli turchi e un'iscrizione alla base della cupola, corrono intorno alla parte superiore del muro. I muri e la volta dell'īvān settentrionale sono coperti da una decorazione a piastrelle in cui predomina il turchese.Dopo la fine della dinastia selgiuqide la regione di S. divenne sede di un regno provinciale autonomo all'interno dell'impero ilkhanide. S. fu la capitale di Eretna (1326-1352), l'ultimo governante che riconobbe la sovranità degli Ilkhanidi e mantenne unito un territorio di notevole estensione. Eretna costruì una grande türbe, concepita come mausoleo per suo figlio Ḥasan, morto nel 1347-1348. Tale mausoleo presenta una base di pietre squadrate che sostiene un tamburo circolare in laterizio per mezzo di un sistema di triangoli all'esterno e di tre corsi di muqarnas all'interno. La struttura di copertura esterna della cupola è andata perduta e ciò è valso all'edificio l'appellativto di Güdük Minare ('minareto tronco').Questo fu l'ultimo edificio in grande scala del Medioevo, e anche il successivo periodo ottomano non produsse probabilmente monumenti di rilievo. S. fu conquistata dagli Ottomani nel 1398, ma venne devastata da Tamerlano nel 1402. Di conseguenza l'asse commerciale E-O si spostò ulteriormente verso N a vantaggio di Tokat, posta a due giorni di marcia verso N, che divenne un centro commerciale di importanza nodale, anche se S. restò una capitale provinciale dell'impero ottomano.
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