Vedi SITIFIS dell'anno: 1973 - 1997
SITIFIS (v. S 1970 p. 722)
Le possibilità di indagini archeologiche a S. sono state limitate dall'intensa attività edilizia sia civile che militare. È tuttavia possibile che la stessa costruzione della base militare abbia parzialmente salvaguardato la stratigrafia del sito, preservandolo dagli sterri brutali operati nella maggior parte delle città africane. Tutte le informazioni storico-archeologiche di cui disponiamo provengono da tre scavi principali condotti nell'area di Sétif. Il primo di questi, svoltosi fra il 1959 e il 1966 sotto la direzione di P. A. Février, riguardò un'ampia area a O della base militare nonché la presunta zona del foro. In seguito R. Guéry negli anni 1966-67 scavò una necropoli situata all'esterno della porta orientale della cittadella, e infine, fra il 1977 e il 1985, fu indagata un'area a Ν del foro per conto della Direzione dei Musei, Monumenti e Siti Storici dell'Algeria. La direzione di questi ultimi scavi fu affidata ad A. Mohamedi, E. Fentress e A. Amamra. Tali indagini hanno messo in luce i resti archeologici relativi al periodo islamico del sito.
Per quanto concerne la colonia originaria, disponiamo di scarsissime evidenze, epigrafiche e archeologiche. L'unica necropoli finora nota non è molto ricca e consiste di semplici inumazioni di nativi e di cremazioni di epoca più tarda. Ugualmente scarsi sono i resti strutturali che si limitano a semplici abitazioni nelle vicinanze del foro. L'unico elemento di rilievo, desumibile da tali resti, è la presenza di una pianta ortogonale. S., come molte altre città africane, attraversò un momento di splendore nel periodo severiano, all'inizio del III secolo. A quest'epoca risale infatti la costruzione di una serie di monumenti fra cui un tempio accanto al foro e almeno due edifici termali che presentano una ricca decorazione. E proprio da uno di questi due edifici che proviene il mosaico frammentario, con la metamorfosi di Atteone, raffigurato con le corna e reso nell'atto di volgersi a destra per difendersi dai cani. L'esecuzione estremamente fine di questo mosaico lo avvicina ad alcuni affreschi di Pompei e testimonia l'ampia ripresa della cultura ellenistica in questo periodo. Tuttavia la pianta delle terme è peculiare delle regioni africane. L'ampia sala del frigidarium, da cui proviene il mosaico di Atteone, originariamente collocato in un'abside, è affiancata sul lato O da una serie di camere riscaldate disposte ad angolo retto. L'ala N è invece occupata da un lungo passaggio decorato con mosaici e affreschi, probabilmente utilizzato sia come entrata secondaria che come luogo per rilassarsi dopo il bagno.
Le indagini svolte da P. A. Février hanno messo in evidenza l'espansione urbana di S. nel periodo della tetrarchia, epoca in cui la città assunse il ruolo di capitale provinciale. Tale espansione riguardò soprattutto la costruzione di molte abitazioni private riccamente decorate, di un ippodromo e, nella seconda metà del IV sec., di due grandi basiliche cristiane. Sappiamo che in questo periodo erano attivi un gruppo di mosaicisti, per lo più impegnati fra S. e Cuicul (Numidia), che divennero famosi per i loro caratteristici disegni geometrici policromi dal tratto ben delineato. In molti casi tali modelli figurativi derivavano direttamente dall’opus sectile. Essi decoravano indistintamente edifici sia sacri che privati e non esitavano a rappresentare soggetti pagani, come testimonia un emblema che riproduce il tema della nascita di Venere.
Alla fine del IV sec. la superficie della città risultava pressochè raddoppiata rispetto a quella della colonia originaria ed era delimitata da una serie di bastioni. Un sermone di S. Agostino ricorda un grave terremoto che danneggiò S. all'inizio del V sec., ma sembra che la città si riprese rapidamente da questa catastrofe. Fu in quest'epoca che si provvide a ricostruire le terme situate a N del foro. L'intero edificio mantenne una ricca decorazione, il frigidarium non fu modificato, cosicché le sue dimensioni continuarono a farne il più grande esempio africano in tal senso, ma i calidaria furono drasticamente ridotti a una singola sala e le restanti sale a Ν vennero occupate da una palestra.
Per questo periodo, immediatamente precedente la conquista dei Vandali, disponiamo di sufficienti resti della cultura materiale provenienti da sicuri contesti stratigrafici. Dall'analisi dei manufatti si deduce, fra l'altro, che S. non importava alcun genere di merce. Non vi sono infatti che pochi resti di anfore, evidenza questa assai scarsa se paragonata a quelle di Cartagine o di Cherchel. Evidentemente non si importava né olio né vino e i prodotti del luogo venivano distribuiti in botti. Una ceramica d'uso domestico, di sicura produzione locale e di fine qualità, presenta un ingobbio rosso, e rappresenta la metà della produzione fittile totale. L'area della sua diffusione è limitata a un raggio di 30 km fra S. e Cuicul. Tale produzione era stata sicuramente stimolata dagli alti costi delle importazioni della ceramica fine di Cartagine e della Byzacena.
I Vandali conquistarono S., ma la città non dovette risentire di tale evento, se non in modo marginale. Il trattato del 442 stabilì, infatti, che sia Cuicul sia S. rimanessero all'impero ed è quindi probabile che esse continuassero a dipendere dall'amministrazione di Ravenna. Tuttavia si nota un degrado nell'impianto urbano di questo periodo con l'abbandono delle aree periferiche e l'installazione di alcune abitazioni rudimentali nell'area del tempio di epoca severiana. L'edificio più imponente, riferibile a questo periodo, è la grande fortezza che fu fatta costruire dal generale bizantino Salomone nell'area del foro. In seguito alla conquista araba del VII sec., la città si contrasse drasticamente riducendosi all'area inclusa entro le mura della fortezza bizantina.
Bibl.: P. A. Février, A. Gaspary, R. Guéry, Fouilles de Sétif, 1959-1966. Quartier nord-ouest, rempart et arque, Algeri 1970; R. Guéry, La nécropole orientale de Setifis. Fouilles de 1966-1967, Parigi 1985; E. W. B. Fentress, The House of the Prophet: North African Islamic Housing, in AMediev, XIV, 1987, pp. 47-68; ead., Sètif. Les thermes du Ve siècle, in L'Africa romana. Atti del VI Convegno di studio, Sassari 1989, pp. 321-337; ead., The Economy of an Inland City. Sètif, in L'Afrique dans l'Occident Romain, Ier siècle av. J.C.-IVe siècle ap. J.C., Roma 1990, pp. 117-128; A. Amamra, A. Benmansour, E. Fentress, A. Mohamedi, Fouilles de Sétif, 1977-1985, Algeri 1993.