RETICOLO-ENDOTELIALE, SISTEMA
L. Aschoff nel 1913, avvicinando tra loro elementi cellulari diversi differenziati da varî autori nei tessuti connettivi di alcuni organi e aventi rapporto con il tessuto reticolare e presentanti, a giudicare dal loro aspetto istologico, identità funzionale, emise l'ipotesi che questi nel loro insieme formassero un unico grande sistema, che egli denominò sistema reticolo-endoteliale. Questa denominazione, suggerita da una concezione che veniva a dare forma persuasiva a ipotesi che altri avevano prima imprecisamente formulate, fu subito accettata ed è tuttora largamente in uso per quanto, considerando il complesso delle osservazioni cliniche e sperimentali, che si seguirono numerose e che dimostrarono al sistema un'estensione anatomica e funzionale assai maggiore di quella indicata dall'Aschoff, dovrebbe essere modificata. La conoscenza, infatti, degli elementi che precedentemente all'Aschoff si vennero differenziando nel connettivo e che da A. Ranvier, J.-L. Renaut, F. Marchand, W. Waldeyer, A. Maximow, H. Dominici, F. Weidenreich, E. Metchnikoff (Mečnikov), K. W. Kupffer, ecc., furono variamente denominati e ai quali si riconobbe, a seconda dei casi, la funzione fagocitaria o la funzione granulopessica, aveva condotto alla dimostrazione che ai derivati mesenchimali, cioè ai tessuti connettivi, non si debba riconoscere, come unica e specifica, la funzione di sostegno. E ciò perché in questi tessuti insieme con i fibroblasti, con le fibre collagene ed elastiche, si trovano anche altri elementi cellulari mobili o fissi, talora a disposizione reticolare o in connessione a elementi fibrillari, aventi elevate e complesse funzionalità, alcune delle quali per consenso unanime rivolte alla regolazione del ricambio; donde la ragionevole proposta di A. Ruffini di dare ai connettivi il nome di "tessuti trofoconnettivali". Ora l'Aschoff nel suo sistema (che egli ritenne specialmente destinato al ricambio intermediario) comprese, enunciandolo, esclusivamente la parte più attiva (presente specialmente negli organi emolinfatici e nel fegato) di questi tessuti trofoconnettivali e delle varie attività di questi, tenendo conto specialmente della fagocitaria e della granulopessica, che metodi speciali di colorazione vitale avevano permesso di mettere chiaramente in evidenza. Infatti la "granulopessi" per quanto fosse già stata dimostrata da E. Ponfich, F. Hoffmann, R. Langerhans, da K. W. Kupffer, da A. Cohn con le iniezioni di cinabro, d'inchiostro di China, di argento colloidale, fu resa più evidente con l'uso del carminio (H. Ribbert), successivamente del blu pirrolo (E. Goldmann) così che gli elementi, che erano prima variamente denominati, vennero poi indicati con il nome di cellule carminofile o pirrolofile, in contrapposto ad altre poco o niente colorabili, che furono dette carminofobe o pirrolofobe. Le cellule carminofile e pirrolofile con termine rimasto nell'uso furono da K. Kiyono denominate "istiociti" e poi da A. Ferrata "emoistioblasti", intendendo con ciò di indicare elementi conservanti come la primitiva cellula mesenchimale embrionale, in potenza, la proprietà di differenziarsi a seconda del bisogno in elementi o sanguigni o connettivali. L. Aschoff, così, indicandone il nome, attribuì al sistema reticolo-endoteliale, in senso stretto, gli elementi più facilmente colorabili dei tessuti trofoconnettivali e più precisamente: 1. le cellule del reticolo della polpa splenica, dei nodi della corteccia, dei cordoni midollari, delle linfoghiandole e del tessuto linfatico comune. 2. I reticolo-endotelî dei seni sanguigni, della milza, dei capillari epatici (cellule del Kupffer), del midollo osseo, della corteccia surrenale, dell'ipofisi. In senso largo, invece, gli elementi, non, o difficilmente colorabili vitalmente e cioè gli endotelî dei vasi sanguigni o linfatici, i fibrociti, le cellule comuni del connettivo, gli splenociti e i monociti a potere fagocitico. La denominazione poi da lui proposta di sistema reticolo-endoteliale non gli fu tanto suggerita dalla conoscenza del tessuto fibrillare stromale a reazione specifica argentofila (e perciò differenziabile dalle fibre collagene ed elastiche) già allora dimostrato dagl'istologi nel mesenchima inizialmente e in modo spiccato nel fegato con le fibre a graticcio (aventi queste intimi rapporti con le cellule del Kupffer), successivamente in altri organi e riconosciuto come avente una grande importanza nel trasporto di liquidi nutritizî e forse anche di apporto di prodotti di secrezione cellulare, sistema fibrillare stromale talora a disposizione reticolare da lui allora non considerato, ma dalla disposizione reticolare assunta dagli elementi istiocitarî degli organi ematopoietici e dall'avere egli interpretate di natura endoteliale e le cellule del Kupffer e le cellule di rivestimento dei seni della milza e delle ghiandole linfatiche, elementi tutti di forma fusata a spiccata attività fagocitaria e granulopessica, che oggi, più che come endotelî (giacché come tali dagl'istologi sono ritenuti solo gli elementi che in strato continuo rivestono internamente le pareti dei vasi sanguigni e linfatici), sono definiti come istiociti in funzione endoteliale, per essere in diretto contatto con il sangue nel quale, in alcune condizioni, staccandosi, possono anche penetrare. I due fenomeni: "fagocitosi" e "granulopessi", che servirono alla delimitazione anatomica del sistema reticolo-endoteliale, studiati nel loro significato a seconda delle modalità e dei casi nei quali si presentano, dimostrarono di non essere identici, ma di corrispondere all'espressione morfologica di funzioni diverse colpite anche in momenti diversi del loro svolgimento. Per questa via così si pervenne alla conoscenza del fisiologico e patologico svolgimento di alcune funzioni che oggi, per unanime consenso, sono riconosciute al sistema reticolo-endoteliale, mentre di altre per questa via si poté solo sospettare l'esistenza o portare qualche elemento indiretto di dimostrazione. È noto che per "fagocitosi" s'intende un fenomeno veramente attivo, la capacità cioè di alcune cellule di captare nel proprio protoplasma (epurandone così i succhi dei tessuti o il sangue nel quale sono contenuti), globuli rossi adulti o comunque alterati, cellule o loro frammenti, parassiti vegetali o animali, vivi o morti, corpuscoli eterogenei organici per distruggerli con la digestione intracellulare. Questa depurazione rappresenta una difesa contro le infezioni e le alterazioni di ricambio e se in parte si compie per mezzo di leucociti neutrofili, in massima parte si compie per parte degl'istiociti fissi o mobili del sistema reticolo-endoteliale (macrofagi di E. Metchnikoff), elementi nei quali il processo digestivo, se è volto specialmente alla distruzione, talora anche prepara l'elemento all'elaborazione di nuove sostanze. La fagocitosi può svolgersi già fisiologicamente e ciò nella normale distruzione che avviene negli elementi istiocitarî (specialmente nella milza) dei globuli rossi che hanno compiuto il loro ciclo vitale: "funzione emocateretica". In questa, dall'emoglobina resa libera dal dissolvimento dei globuli rossi, l'elemento forma il bilinogeno, che si trasforma poi nella cellula epatica in bilirubina, per quanto da alcuni si ammetta che la bilirubina si possa formare direttamente nell'istiocita (venendo così ad ammettere una biligenesi anaepatica). Connessa con la funzione biligenica, e pur sempre legata all'emocateresi, è quella del ricambio del ferro derivante dall'emoglobina disciolta, che per quanto si manifesti più spiccatamente nelle cellule del sistema reticolo-endoteliale della milza e del fegato, può dimostrarsi in condizioni speciali in tutti gli elementi istiocitarî, ovunque si trovino. L'"emocateresi" può subire delle esaltazioni e da ciò ne deriva aumento nella distruzione dei globuli rossi e comparsa di stati anemici a tipo pernicioso o di ittero. Così si spiegano gl'itteri emolitici nei quali specialmente gli elementi del reticolo-endotelio della milza sono spinti all'iperfunzione, non è ben sicuro ancora se per diminuita resistenza dei globuli rossi o per speciale debilità costituzionale congenita (l'ittero emolitico è spesso malattia famigliare) e così, praticando la splenectomia (G. Banti), l'ittero si attenua o scompare. Con la splenectomia però la proprietà emocateretica si esalta in altri distretti che non siano splenici (per es., nelle ghiandole linfatiche), nei quali esiste sempre allo stato di potenza, e così l'efficacia della splenectomia si attenua.
La fagocitosi dei microrganismi per parte degli elementi fissi o mobili del reticolo-endotelio, s'inizia appena questi, penetrati nell'organismo, cominciano a moltiplicarsi nei tessuti e nel sangue. È provato che microrganismi vivi, e non solo quelli morti, sono inglobati e distrutti. Del processo distruttivo si ha la dimostrazione dal vacuolo digestivo che li contorna, che a visione diretta ha colorazione metacromatica, mentre in campo oscuro è otticamente vuoto. Distrutti i microrganismi gl'istiociti riassumono l'aspetto normale e l'infezione è vinta. Altre volte, inglobato il microrganismo, questo non viene digerito, ma l'elemento irritato s'ingrossa, si altera anche il nucleo, che si fa plurilobato, e così si formano le cosiddette cellule giganti (per es., quelle descritte da T. Langhans nella tubercolosi, da I. Mikuliz nel rinoscleroma, da C. Sternberg nel linfogranuloma, da L. Aschoff nel nodulo reumatico, ecc.), che assumono aspetti diversi a seconda del microrganismo che le determina e che in esse permane talora moltiplicandosi e insieme si ha moltiplicazione in situ e migrazione dalle parti vicine di istiociti che così vengono a costituire i cosiddetti granulomi, indice questo della reazione locale infiammatoria che si oppone a che le infezioni si facciano generali. Ma nelle infezioni abbiamo negli elementi istiocitarî anche delle immagini pseudofagocitarie. Queste si hanno quando gl'istiociti si trovano sovrariempiti di parassiti. Mancano intorno a questi i vacuoli digestivi, i parassiti dimostrano di moltiplicarsi attivamente nel protoplasma cellulare senza che il nucleo si alteri e il protoplasma così serve di ottimo terreno di coltura per il parassita, e l'istiocita dimostra di venir meno al proprio compito difensivo. Il fenomeno è chiaramente visibile nella leishmaniosi (Kalaazar) nella quale (A. Cesaris-Demel), oltre al forte infarcimento degl'istiociti dell'apparato emolinfatico, si trovano anche numerosi istiociti fortemente parassitati in altri tessuti, per es.: nella cute macroscopicamente normale. In questi casi poi al blocco parassitario degl'istiociti, con diminuzione funzionale degli elementi del reticolo-endotelio segue la loro moltiplicazione, talora esuberante, sicché gl'istiociti neoformati si vengono sostituendo agli elementi ematoformatori degli organi emopoietici, con conseguente grave stato anemico e l'iperplasia istiocitaria insufficiente ad arginare l'invasione parassitaria va a detrimento della funzione ematopoietica, ché le lesioni parassitarie diffuse negl'istiociti impediscono che in questi s'istituisca un'ematopoiesi vicariante. Analogo fenomeno si vede poi avvenire in alcune malattie del ricambio quando queste portino a un sovraccarico fagocitario o granulopessico di lipoidi negl'istiociti (morbo di Gaucher, ecc.).
La granulopessi (in casi particolari "colloidopessi", "cromopessi"), per quanto gli autori non assegnino al termine limiti netti, s'identifica con la fagocitosi quando corpuscoli captati vengono distrutti ed elaborati in altre sostanze; non s'identifica, quando vengono captati dall'ambiente fini corpuscoli che vi sono preformati e che sovraccaricano le cellule alterandone o abolendone la funzionalità o quando si formino nella cellula per intima elaborazione (ché il fenomeno non si può sempre spiegare con le leggi fisico-chimiche della flocculazione) dei granuli da sostanze assorbite solute. Nella "fagocitosi": captazione, digestione, distruzione (di rado formazione di nuove sostanze necessarie all'economia). Nella "granulopessi: captazione, immagazzinamento, ipertrofia, inerzia, oppure captazione, con la finalità funzionale della formazione di nuove sostanze. La fisico-chimica, poi, dimostra come nei due fenomeni siano captate solo sostanze acide a carica elettronegativa, per quanto alcuni autori ammettano delle eccezioni; e la fisiologia dimostra come i due fenomeni rappresentino un'azione puramente cellulare, indipendentemente dal sistema nervoso centrale, periferico e vegetativo.
La "cromopessi" interna si ritenne inibisse la funzione e fu detta "blocco"; e il "blocco" fu applicato largamente al controllo di funzioni sospettate e che dal blocco dovrebbero risultare abolite. Metodo di ricerca ingannevole, ché il blocco se raramente dà l'inibizione funzionale, e ciò per morte da intossicazione della cellula, altre volte mantiene e anzi esalta la funzionalità, tanto che istiociti bloccati da un colloide possono non solo captare altri colloidi ma fagocitare cellule e batterî e talora moltiplicarsi attivamente con la possibilità di passare in circolo.
Manifestazioni fagocitarie o granulopessiche con grosse o piccole gocce negl'istiociti, di grassi o di lipoidi, sono frequenti e nel normale e nel patologico ricambio di questi elementi. Talora il grasso è captato a grosse gocce, talaltra penetra finemente emulsionato o in soluzione e sintetizzato poi in gocce sia da granuli protoplasmatici sia indipendentemente da questi (steatosi lipoidee da assorbimento). Iniettando colesterina si può provocarne un deposito negl'istiociti (colesterinosteatosi sperimentale), come da un disordine nel ricambio albumino-lipoideo-colesterinico, su base costituzionale, si determina una saturazione granulopessica lipoidea negl'istiociti della milza (e da ciò splenomegalia) quale si osserva nel morbo di Gaucher. Alterazioni simili degl'istiociti si trovano nell'iperplasia lipoido-cellulare in alcuni casi di diabete con lipemia (E. Klemperer), nella splenomegalia di E. Pich a cellule lipoidi nei bambini, nello xantelasma e nei granulomi xantomatosi che seguono a infiammazioni croniche.
Al sistema reticolo-endoteliale si riconosce una funzione emopoietica giacché il tessuto emopoietico (A. Ferrata), di origine mesenchimale, alla nascita si differenzia in una parte che negli organi emolinfatici conserva la funzione emopoietica (ed "emocitoblasti" ne son detti gli elementi funzionali) e in un'altra che si diffonde anche agli altri organi, nella quale detta funzione resta in potenza, per ridestarsi sotto speciali stimoli, e allora gli emocitoblasti si fanno migranti e nel sangue assumono il tipo di mononucleari. A questa attività citoemopoietica talora, in stati anemici da perdite sanguigne, dobbiamo un aiuto alla eritro-, leuco- e piastrinopoiesi, e, quando si svolga patologicamente solo nel campo leucocitario monocitico, l'istituirsi di speciali malattie del sangue che hanno vario nome a seconda dei casi (A. Ferrata): le reticolo-endoteliosi monocitiche, acute e croniche, nelle quali tutti i monociti presenti in circolo si ammette originino dal sistema reticolo-endoteliale, e le reticolo-endoteliosi aleucemiche nelle quali si ha un'iperplasia sistematica generalizzata dal sistema reticolo-endoteliale senza variazioni quantitative e qualitative del sangue periferico: quando si svolga nel campo dei globuli rossi, l'istituirsi di stati di policitemia.
Altre funzioni supposte, non ancora nettamente dimostrate nel sistema reticolo-endoteliale, sono: 1. funzione trofoemolinforegolatrice nel senso che il reticolo-endotelio regoli lo scambio degli umori organici (E. Sapegno) o che regoli il calibro dei capillari; 2. funzione regolatrice della coagulazione già sostenuta da qualche autore, ripresa da I. Spadolini, il quale ritiene che gl'istiociti a funzione endoteliale dei sinusoidi del fegato e delle lacune della milza e delle ghiandole linfatiche, che per la loro labilità si disintegrano, forniscano al sangue i materiali fibrinogeni e piastrine concorrenti alla formazione del coagulo, e forse anche a conglutinare i microrganismi circolanti. Ipotesi suffragata dalla conosciuta origine delle piastrine oltre che dal protoplasma dei megacariociti anche da quello degli istiociti in funzione endoteliale della milza (A. Cesaris-Demel); 3. funzione antitossica in certi avvelenamenti (cocaina, bisolfuro di arsenico); 4. funzione regolatrice delle funzioni e delle correlazioni funzionali tra gli organi endocrini; 5. funzioni di captazione e utilizzazione di medicamenti iniettati (dimostrabile nella chemioterapia); 6. funzione immunitaria umorale, conducente alla produzione di anticorpi (agglutinine, emolisine, antitossine, ecc.).
Derivanti dal sistema reticolo-endoteliale si ritengono anche neoplasmi finora creduti di genesi diversa, cioè emoangioendoteliomi del fegato, endoteliomi sinciziali delle linfoghiandole, un sarcoma endoteliale della milza; ma per una più precisa conoscenza di questi tumori (A. Businco) conviene riprendere lo studio degli endoteliomi e dei periteliomi per vedere se abbiano rapporti istogenetici col sistema reticolo-endoteliale. Da alcuni clinici poi che ritengono si possono avere delle malattie ben distinte da disposizione costituzionale o da lesioni primitive del sistema reticolo-endoteliale, vengono proposte speciali classificazioni (ben note quelle di A. Epstein, A. Schittenhelm, D. Cesa-Bianchi, A. Ferrata) di dette malattie, che sono indicate col nome generico di emoistioblastosi o di reticolo-endoteliosi, variamente raggruppate a seconda che interessano il ricambio dei grassi e lipoidi, o del sangue (emocateresi-emopoiesi). Le classificazioni proposte non si accordano per la difficoltà d'individuare clinicamente le manifestazioni, e, istologicamente, le alterazioni primitive dalle secondarie, tanto che giustamente L. Zoia ed altri sostengono che è meglio soprassedere a classificazioni che possono essere arbitrarie.
Concludendo, per sistema reticolo-endoteliale s'intende oggi la parte permanentemente più attiva del mesenchima, formata da cellule fisse o mobili, talora a disposizione reticolata, aventi stretti rapporti con l'intreccio delle fibrille argentofile che, pur costituendo in parte lo stroma dei tessuti, non hanno in questi la sola funzione di sostegno ma anche quella trofica e altre diverse. Queste cellule e fibrille strettamente in rapporto dimostrano varie complesse funzionalità in stretta correlazione fra loro sì da avere facili compensi o sostituzioni, giacché nessuna di esse è specificamente legata a un organo o a qualcuno dei suoi elementi. Alcune sono permanenti e perciò necessarie all'economia (regolazione del ricambio, difesa fagocitaria fissurale e forse umorale, contro l'infezione), altre possono permanere in potenza (emopoiesi), pronte, al bisogno, a ridestarsi. Data la continuità funzionale del sistema reticolo-endoteliale specialmente nell'azione difensiva, i suoi elementi sono destinati a una forte usura e da ciò la facilità a un continuo rinnovamento (quale riconosciamo anche alle cellule epatiche per la stessa ragione), che può farsi in eccesso; e dall'esuberante iperplasia compensante degli elementi del reticolo ne può venire danno agli organi nei quali ad elementi di elevata funzione specifica si vengono a sostituire elementi mesenchimali.
La concezione di L. Aschoff del sistema reticolo-endoteliale fu modificata da M. Volterra, il quale dimostrò che fibrille argentofile a disposizione reticolare si trovano sempre dove esistono capillari (fibrille irradiantisi da un fitto intreccio perivascolare, "avventizia reticolare", talora aderente a una membrana amorfa: "varietà lamellare del tessuto reticolare") e che queste hanno cellule proprie identiche di forma e di funzione a quelle del reticolo degli organi emolinfatici, alle quali egli non riconosce natura endoteliale e quindi da interpretarsi come istiociti. Con questa dimostrazione il sistema reticolo-endoteliale si troverebbe esteso almeno in potenza a tutto il mesenchima e la sua naturale denominazione sarebbe quella di sistema reticolo-istiocitario.
Bibl.: K. Kiyono, Zur Frage der histiocytaren Blutzellen, in Haem. Arch., XVIII (1914), p. 149; A. Rezza, Mesenchima (Sistema reticolo endoteliale), in Riv. sperim. di freniatria, 1924; L. Aschoff, Das reticulo-endotheliale System, in Ergebn. d. inn. Med. u. Kinderh., XXVI (1924); id., Morphologie des reticulo-endothelialen Systems, in Handbuch der Krankh. d. Blutes u. d. blutbild. Organe, edito da A. Schittenhelm, Berlino 1925; A. Boerner-Patzelt, A. Goedel e S. Standenath, Das Retikuloendothel, Lipsia 1925; A. Cesaris-Demel, Il sistema reticolo-endoteliale, in Riforma medica, 1925, n. 9; P. Rondoni, L'apparato reticolo-endoteliale, in Atti Soc. lomb. sc. med. biol., XV (1926), p. 3; G. Favilli, L'anatomia, la fisiologia, la fisiopatologia del sistema reticolo-endoteliale, in Boll. dell'Istituto sieroterapico milanese, 1927; M. Volterra, Ricerche sul sistema reticolo-istiocitario, in Lo sperimentale, 1927; id., L'emoistioblasto dei tessuti connettivi, Firenze 1928; id., Le basi istologiche del sistema reticolo-endoteliale, in Monit. zool. ital., XL (1930), nn. 11-12; A. Ferrata, Le emopatie (capitolo sul sistema reticolo-endoteliale di Di Guglielmo), Milano 1933; I. Spadolini, Quelques nouveaux aspects fonctionnels du sist. rét.-endot., in Le Sang, 1933; A. Cesaris-Demel, Leishmaniosi e sistema reticolo-endoteliale, in Boll. Soc. med. chir. di Pisa, 1932, n. 2; A. H. Du Bois, Physiologie et physiopathologie du système réticulo-endot., Parigi 1934; A. Bravi, La questione dell'emoistioblasto, in monografie di Haematologica, Pavia 1934, n. 3.