Sishu («Quattro libri»)
(«Quattro libri») Corpus di testi della tradizione confuciana costituito dal Daxue (➔) («Il grande studio»), dallo Zhongyong (➔) («Il giusto mezzo») – che già costituivano due capitoli del Liji («Libro dei riti») –, dai Lunyu (➔) («Dialoghi») e dal Mengzi (➔) («Libro del maestro Mencio»). Secondo il Songshi («Storia dei Song»), l’origine della raccolta si deve ai fratelli Cheng (➔), nel senso che essi furono i primi a considerare tali testi come fondamentali per ogni confuciano, tanto da essere poi elevati alla stessa dignità dei Cinque classici (Wujing), altrettanto antica raccolta testuale della tradizione confuciana, divenuta canone per volontà imperiale dal 2° sec. a.C. Zhu Xi (➔) fu il primo a pubblicare un’edizione dei S. nel 1190, intitolandola Sizi («Quattro maestri»), dopo cinquant’anni di rigorosissimo studio e di intenso lavoro ermeneutico, durato sino a poco prima della sua morte (apr. 1200). La scelta non fu certo casuale, ma dettata dalla complessiva reazione confuciana alla perdurante diffusione e influenza del buddismo e da una precisa scelta filosofica: che nei S. si celassero i fondamenti della dottrina confuciana era profonda convinzione tanto dei fratelli Cheng quanto (e ancora di più) dello stesso Zhu Xi. Anzi questi ne fissò l’ordine, che per i giovani discenti rappresentava una graduale via pedagogica e per gli eruditi il lento disvelamento sia delle verità immediate sia di quelle più recondite. Così Zhu Xi esortò insistentemente gli uomini a leggere per prima cosa il Daxue per intraprendere la via confuciana, poi i Lunyu per stabilirne i fondamenti, il Mengzi per curarne lo sviluppo e l’affermazione e infine lo Zhongyong per giungere ai misteri inaccessibili degli antichi. L’influenza dei S., e soprattutto del commentario di Zhu Xi, fu così ampia che nel 1313 la corte Yuan ne decretò l’obbligatorietà d’adozione per quanti volessero partecipare al sistema civile degli esami, conservando, nei secoli successivi e fin quasi alla fine della dinastia Qing (1644-1911), un’autorità immutata e indiscussa. Che i S. fossero un corpus fondamentale sia nella filosofia sia nell’iter educativo dei cinesi fu subito inteso anche dai gesuiti, missionari in Cina dalla fine del 16° sec., tanto che il testo venne tradotto in latino e divulgato a stampa nell’Europa colta dei secc. 17° e 18° principalmente dal Confucius Sinarum philosophus, sive Scientia sinica (1687) e dai Sinensis imperii libri classici sex (1711).