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SIRMIONE

di Nevio DEGRASSI - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)
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SIRMIONE (XXXI, p. 909)

Nevio DEGRASSI

Archeologia. - I recenti lavori di scavo e restauro del grande edificio romano noto impropriamente col nome di "Grotte di Catullo" hanno permesso di accertare con maggiore sicurezza la natura dell'edificio.

Si tratta, con ogni probabilità, di una grandiosa villa romana - la più grande dell'Italia settentrionale - che misura oltre 230 metri di lunghezza per 105 di larghezza. Della villa fanno parte verso sud-ovest varî ambienti termali, per alcuni dei quali è forse da ritenere probabile l'utilizzazione della fonte termale, la cosiddetta Boiola, che sgorga oggi nel lago ad un centinaio di metri dalla spiaggia. Tutta la costruzione - in pietra locale alternata talora al mattone - è impostata sul bastione roccioso che si protende verso il lago e che i Romani hanno in parte spianato con poderosi tagli di roccia, mentre, dove la roccia mancava, sono stati innalzati quei poderosi muri di sostruzione, alti talora sino a 20 metri, che formano oggi la parte spettacolare dei ruderi. Il piano nobile della costruzione è invece in massima parte distrutto. L'edificio, di pianta rettangolare, si presenta come un complesso architettonico chiuso, i cui ambienti sono riuniti attorno ad un vasto cortile centrale. Nel lato meridionale, cioè verso il paese, era l'ingresso monumentale con i locali di rappresentanza e le terme cui sopra abbiamo accennato. Dalla parte opposta erano invece gli ambienti di residenza e soggiorno abituale: qui un'enorme terrazza si protendeva verso il lago, sostenuta da poderose arcuazioni.

L'edificio presenta indubbie analogie con alcune ville del tipo "chiuso" dell'agro romano e napoletano, sia nella pianta, sia in varî particolari architettonici, quali la tipica soluzione di fronte a nicchie non praticabili. Ma la costruzione presenta anche numerose soluzioni architettoniche originali, quali caratteristiche aperture pentagonali, soluzioni di trifore, vòlte di tipo particolare, come l'enorme vòlta a botte della cosiddetta "aula dei giganti" in tufo a varî strati su armilla di mattoni, costolata da grandi arconi in pietra e consolidata da catene in legno a doppio T. Degli ambienti termali fa parte la "grande piscina", vasto ambiente rettangolare, cui si accedeva dall'alto, e comunicante, a mezzo di numerosi fornici, con un'intercapedine che girava all'intorno. L'ambiente sembra essere stato destinato a bagni di fango o di sabbia calda, secondo un sistema ben conosciuto dai Romani, ma la cui documentazione archeologica non ci era ancora pervenuta. I numerosi stucchi e le varie centinaia di frammenti di pitture rinvenute negli scavi attestano la sontuosità della costruzione. Scarsi invece i reperti statuarî, dei quali il principale è una testa probabilmente di Dioscuro. La tecnica, la pianta dei varî ambienti, e soprattutto lo stile dei frammenti di stucchi e di intonaci dipinti fanno ritenere probabile una datazione dell'edificio al II sec. d. C.; si ignora però ancora il nome del proprietario. I lavori di scavo e di sistemazione di tutta la zona, di particolare interesse turistico, sono tuttora in corso.

Bibl.: N. Degrassi, Le Grotte di Catullo, 1947.

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