SCOTT, sir Walter
Poeta e romanziere, nato a Edimburgo il 15 agosto 1771, morto ad Abbotsford il 21 settembre 1832. Dalla parte di ambedue i genitori egli discendeva da antiche famiglie del "Border Country", e fin dall'infanzia si dilettò assai delle leggende e dei racconti di avventure, di cui quella terra è ricca. Passò i suoi primi anni nella casa di sua nonna a Sandy Knowe, nel cuore del paese, per riprendersi dopo una malattia che lo lasciò zoppo per sempre: e la vita all'aria aperta che vi fece, insieme con le occasioni che gli si offrivano di letture d'ogni genere, influì sulle inclinazioni del suo ingegno. Alla High School e al College di Edimburgo, dove perfezionò la sua educazione formale, non si mostrò specialmente promettente; nel 1786 entrò nello studio legale di suo padre, e nel 1792 fu ammesso in tribunale. Ma per quanto avesse avuto successo nella sua carriera, ché egli divenne sceriffo di Selkirk nel 1799 e cancelliere di corte giudiziaria nel 1806, le lettere furono sempre la sua passione e dovevano presto divenire la sua fonte principale di reddito. Gli autori che egli dapprima predilesse furono Shakespeare, Spenser, e Ossian, che presto però abbandonò; a loro tenne dietro il libro di Percy Reliques of Ancient poetry: le sue prime composizioni furono traduzioni di ballate tedesche ispirate da quelle di Percy, e altre originali dello stesso genere. Acquistò notorietà con la sua collezione delle Border Ballads (2 volumi nel 1802, seguiti da un terzo nel 1803), in cui ne incluse anche alcune di sua composizione (tra esse Glenfillas, scritta nel 1799): e il successo lo spinse a scrivere un lungo romanzo in versi, The Lay of the Last Minstrel (1805), che ebbe subito una grande popolarità. Seguirono presto altri poemi nello stesso stile: Marmion nel 1808, The Lady of the Lake nel 1810, The Vision of Don Roderick nel 1811, Rokeby e The Bridal of Triermain nel 1813, The Lord of the Isles nel 1815. Nel 1813 gli venne offerta la nomina a poeta laureato, ma egli la rifiutò a favore di Southey. Nel 1797, dopo un amore infelice, a cui accenna nella sua lirica La violetta, sposò Charlotte Mary Charpentier, figlia di un rifugiato francese, da cui ebbe due figli e due figlie. In principio divise il suo tempo fra Edimburgo e Lasswade, a circa sei miglia di distanza, e qui nel 1803 ricevette la visita di Wordsworth, stringendo con lui un'amicizia che durò tutta la vita. Nel 1804 prese una casa ad Ashestiel, vicino a Selkirk, sulle rive della Tweed, e passò i suoi momenti di riposo a occuparsi della terra.
Poesia e diritto non assorbivano tutte le sue energie, poiché la sua capacità di lavoro era enorme. Continuò le ricerche letterarie che già avevano dato i loro frutti nelle Border Ballads; ebbe un comando nel reggimento di cavalleria leggiera di Edimburgo e dedicò molto tempo ai suoi doveri militari; non trascurò lavori letterarî e curò l'edizione di Dryden nel 1807 e di Swift nel 1814. Nel 1808 fu uno dei principali iniziatori della Quarterly Review, una rivista conservatrice intesa a controbilanciare le tendenze liberali della Edinburgh Review. Già nel 1805 era entrato segretamente a far parte di una società tipografica fondata dal suo amico Ballantyne, società che in seguito fu disastrosa per le sue finanze; e nel 1809 aprì, in opposizione al Constable, una casa editrice cui egli fornì la metà del capitale; tre anni dopo, quando gli affari del Ballantyne erano ormai compromessi senza speranza, egli si accordò con la casa rivale del Constable, le cui sorti finanziarie si fondavano soprattutto sui suoi scritti. Nel 1813 il suo reddito annuale era di 2000 sterline, e con l'aumentare di esso aumentò pure la sua ambizione di divenire un grande proprietario terriero. Due anni prima egli aveva comperato per 4000 sterline il possedimento di Abbotsford, alcune miglia a sud di Ashestiel, e nei dieci anni successivi spese somme sempre maggiori per ingrandire e abbellire la casa e aumentare il terreno sino ad avere speso nel 1821 non meno di 76.000 sterline. D'altra parte questa dispendiosità non sembrava del tutto ingiustificata, dati i suoi guadagni, ché egli continuamente ammassava una fortuna assai forte con la sua penna. I suoi romanzi poetici persero un poco della loro voga, in parte per l'esaurirsi della vena che li aveva ispirati e in parte perché, come egli stesso riconosceva, era battuto in questo campo dal Byron: ma ora aveva scoperto una vena assai più abbondante nel romanzo storico. Nel 1814 scrisse il suo primo grande romanzo Waverley, cominciato nel 1805 e poi messo da parte: la sua popolarità fu immediata, cosicché il romanzo divenne d'ora innanzi la sua principale occupazione. È meravigliosa la rapidità con cui questi capolavori dell'immaginazione si successero. Guy Mannering apparve nel 1815; The Antiquary, The Black Dwarf e Old Mortality nel 1816; The Heart of Midlothian e Rob Roy nel 1818; The Bride of Lammermoor e The Legend of Montrose nel 1819; Ivanhoe, The Abbot e The Monastery nel 1820; Kenilworth nel 1821; The Pirate, The Fortunes of Nigel e Peveril of the Peak nel 1822; Quentin Durward nel 1823; St. Ronan's Well e Redgauntlet nel 1824; The Betrothed e The Talisman nel 1825; Woodstock nel 1826. Ma prima della pubblicazione del Woodstock, lo S. era stato colpito da un disastro. Il fallimento di Hurst e Blackett, gli agenti londinesi del Constable, coinvolse non solo le case di Constable e di Ballantyne, ma anche lo Scott; e le passività ammontarono a 117.000 sterline. È difficile valutare quanta responsabilità morale abbia avuto lo S. in questo disastro. Certo la sua esperienza di uomo di legge avrebbe dovuto insegnargli la prudenza, ed è palese che egli curò troppo poco i particolari finanziarî, accettando come sicura la stabilità finanziaria di Constable (cosicché il loro fallimento fu una sorpresa completa per lui), e lasciando al Ballantyne e ad altri, che non avevano attitudini agli affari, tutte le questioni di cui egli avrebbe dovuto occuparsi: inoltre aveva preso l'abitudine di spendere il suo reddito in anticipo ed aveva preso dal Ballantyne l'improvvida abitudine di scontare cambiali. Ma qualunque sia stata la sua colpevolezza, egli si riabilitò per la forza d'animo con cui affrontò le sue calamità. Si addossò tutto il peso e decise di pagare il debito con i suoi soli sforzi. Per quanto accasciato dal dolore per la morte della moglie, avvenuta nello stesso anno, scrisse con un'energia più grande che mai, creando un numero di romanzi ancora maggiore. Per soprappiù scrisse una Life of Napoleon. In due anni aveva pagato ai suoi creditori non meno di 40.000 sterline.
Tale sforzo lo esaurì anzitempo e gli costò la vita. Nel 1830 ebbe un colpo apoplettico, seguito da uno ancora più grave nell'aprile seguente; nel settembre venne in Italia in cerca di salute su un incrociatore messo a sua disposizione dal governo; nella primavera del 1832 ritornò in patria per morirvi. Alla sua morte rimanevano soltanto 54.000 sterline di debito, e di questa somma si poterono trarre 22.000 sterline dai suoi possedimenti, mentre il resto venne anticipato ipotecando i suoi futuri diritti d'autore.
Lo S. non aveva in sé nulla dello spirito rivoluzionario che animava tanti dei suoi contemporanei: la sua mente aveva salde radici nel Settecento. In politica era un conservatore convinto, senza nessuno spirito di adattamento alle mutevoli condizioni del suo tempo: il suo romanticismo non aveva in sé nessun elemento di misticismo, era semplicemente una forma di sensibilità per il pittoresco, per il colore e per il particolare emozionante. Ma egli compensava con la sua generosa umanità la finezza e profondità di pensiero che gli mancavano. Marito e padre devoto, padrone ideale, amico cordiale, modesto per i suoi meriti e generoso nella valutazione dell'ingegno altrui, è tra i letterati più degni di essere amati e che più furono amati. Pagò amaramente il fio del suo solo grande difetto: l'ambizione mondana e l'orgoglio di razza.
I romanzi poetici dello S., enormemente popolari al loro apparire, presto perdettero tale voga e influirono poco sulle grandi correnti della poesia inglese. Eppure essi mostrano doti brillanti di narratore, senza rivali nella poesia inglese dopo Dryden, e lo S. è stato a buon diritto paragonato al suo "Ultimo menestrello", che fece rivivere in un'epoca prosaica le memorie eroiche dei vecchi tempi. Se gli mancano profondità psicologica e intensità poetica, la sua immaginazione è sempre accesa da un'avventura emozionante e dalle bellezze di un paesaggio romantico: e le descrizioni, ad es., dello scenario selvaggio intorno a Loch Katrine in The Lady of the Lake e la battaglia di Flodden Field in Marmion sono rese con mano maestra. Il suo verso, scritto rapidamente e con poche correzioni (molta parte del Marmion fu composta a cavallo), è spesso prolisso e non cesellato; e il metro, che risentiva molto della Christabel di Coleridge (non ancora pubblicata, ma già nota allo S. nel manoscritto), non ha nulla della musica sottile e variata di quello del Coleridge o del suo fraseggiare incantevole. Eppure il suo stile, per quanto privo di finezze, sempre schietto vigoroso e pieno di movimento, e i suoi romanzi dànno una sensazione di aria libera, di luce solare, di salute e di allegria. In alcune delle liriche più brevi lo S. mostrò doti poetiche assai più elevate: Proud Maisie, County Guy e il Coronach, per non citarne altre, gli hanno fatto avere un posto assai alto nella lirica inglese.
Ma il romanzo in versi, come lo S. lo concepiva, non gli permetteva di esprimere i varî lati del suo ingegno: egli aveva bisogno di uno scenario più vasto e lo trovò nel romanzo storico, di cui fu il vero creatore. Prima di lui scrittori come Horace Walpole in The Castle of Otranto (1765) e Mrs. Radcliffe in The Mysteries of Udolfo (1794) avevano cercato di dare l'illusione del passato a un racconto romantico fino all'assurdo, ma senza uno sfondo storico ben definito: altri, come Miss Lee in The Recess (1875) o Strutt in Queenhoo Hall (1808), avevano dato una cornice storica a storie che mancavano di realtà e di interesse. Lo S. fu il primo a porre una bella storia romantica, che non oltrepassava mai i limiti della probabilità, su uno sfondo veramente storico, e a far rivivere il passato nella realtà del presente. Per quanto non badasse all'accuratezza dei particolari, non mancava mai di presentare, nei suoi elementi essenziali, un quadro fedele della vita e delle consuetudini del periodo che aveva preso a descrivere: e la sua pittura è spesso viva e, a un tempo, emozionante. Il cozzo di razza o di opinioni, di Scozzesi e Inglesi, di abitanti dei Highlands o dei Lowlands, di "covenanters" e di cavalieri, di liberali e di legittimisti, sono messi in rilievo con grande efficacia, e presentati sempre con il sentimento sincero del loro valore drammatico e del loro significato storico; e per quanto lo S., sempre partigiano, non nasconda dove volgono le sue simpatie, egli dipinge però virtù e vizî di amici e nemici con una generosa imparzialità. Ma mentre egli ha occhio acuto per le grandi personalità storiche (Giacomo I e Luigi XI, Elisabetta e Maria regina di Scozia, Claverhouse e Montrose non sono che alcuni dei più eminenti ritratti della sua galleria) non fa di tali personaggi il pernio del suo racconto. Gli avvenimenti storici guidano, ma non determinano il suo intreccio. Egli svolge le sue azioni imperniandole più sugl'interessi pubblici e sulle passioni pubbliche che non su quelli privati, in modo da dare un quadro immaginario non solo degl'individui, ma delle loro reazioni alle grandi crisi nazionali o sociali. Molti scrittori non sanno come fondere invenzione e storia: lo S. si muove a suo agio da una battaglia o da una camera di consiglio a una locanda, alla casetta o alla strada, così che assistiamo agli effetti dei grandi eventi storici sul destino di tutti i suoi personaggi, da quelli che più influiscono sull'intreccio ai più umili soldati o contadini, e la sua opera si avvantaggia in ampiezza e realtà del contrasto drammatico così presentato.
Nella grande serie dei romanzi di Waverley non si può rintracciare alcuna evoluzione nel metodo o nella tecnica, né essi rivelano qualsiasi declino, sino alla sua malattia fatale; ma possono essere sommariamente divisi in tre gruppi secondo l'argomento. Il primo (1814-18) si occupa della Scozia dei secoli XVII e XVIII: il secondo, iniziato da Ivanhoe (1819), vi aggiunge l'Inghilterra medievale e del sec. XVI: il terzo, che si apre con Quentin Durward (1823), vi aggiunge ancora il continente europeo. Ma mentre il secondo gli diede la maggior fama in vita, sia in Inghilterra sia in tutta l'Europa, la sua vera grandezza è più palese nel primo gruppo. Egli conosceva la vita e il carattere scozzesi, dal principe al contadino, nella loro grandezza e nelle loro debolezze, nei loro lati umoristici e nelle loro singolarità: quanto più egli scende nella scala sociale, tanto più la sua arte si fa sicura e piena di vera vita. Le complessità di carattere che si ritrovano in una società intensamente civilizzata oltrepassano il suo acume psicologico: invece nessuno meglio di lui sa dipingere le emozioni più semplici e gli stati d'animo della gente ingenua. I suoi eroi altolocati per lo più sono convenzionali e non presentano un vero interesse, e gli oggetti dei loro amori, ad eccezione della notevole figura di Di Vernon in Rob Roy, non hanno una personalità distinta o tale da imporsi. È significativo il fatto che il suo più bel ritratto di donna sia Jeannie Dean in The Heart of Midlothian, la figlia pia, eroica, piena di buon senso, di una famiglia di contadini. Nella descrizione sua e della sua famiglia e nei personaggi dello stesso ceto sociale, Andrew Fairservice in Rob Roy, i pescatori in The Antiquary, persone del seguito, contadini e vagabondi come Dandie Dinmont o Caleb Balderstone, Cuddie Headrigg e sua madre, Edie Ochiltree e Meg Merrilies - e nessun romanzo ne è privo -, e così pure nel modo in cui è reso il loro modo di parlare pieno di idiotismi gustosi, il genio dello S. raggiunge il punto più alto. La sua prosa spesso tradisce la noncuranza e la prolissità di uno scrittore rapido, che tende un poco alla retorica, alla pomposità e ad uno spirito comico voluto: ma nelle grandi occasioni non manca mai di elevarsi, e per lo più ha un agile ritmo, alcune volte con fine ritegno e tragica concentrazione, talora ricco di una vivida forza realistica. Ma lo S. non è in nessun posto più a suo agio che nella delineazione dei caratteri più semplici; e la sua fama meritata di romanziere storico, a cui sono debitori Dumas, Hugo, Manzoni e molti altri, ha fatto mettere nell'ombra le sue doti più grandi di pittore del lato comico della vita umana.
Ediz.: Poetical Works with notes by the author, voll. 12, Edimburgo 1820. Parecchie edizioni successive (p. es., negli Oxford Poets, volume unico, 1894); The Waverley Novels (Author's Favourite ed.), voll. 48, Edimburgo 1830-34.
Bibl.: J. G. Lockhart, Memoirs of the Life of Sir. W. S., voll. 7, Edimburgo 1837-38. Delle biografie minori la migliore è quella di R. H. Hutton, Sir W. S., Londra 1888. Le migliori valutazioni critiche sono state date da W. Hazlitt, Carlyle, W. Bagehot e Ruskin in Fors Clavigera.