LAWRENCE, Sir Thomas
Pittore, nato a Bristol il 3 aprile 1769, morto a Londra il 7 gennaio 1830. Figlio di un avvocato trasformatosi in albergatore a Devizes, all'età di 5 anni il L. fu fatto recitare davanti alla clientela dell'albergo e disegnare i ritratti degl'intervenuti. Eccettuati pochi studî fatti a Bristol, egli non ricevette alcuna istruzione. Ma ebbe modo, prima che la famiglia lasciasse Devizes nel 1780, di visitare alcune case di campagna nei dintorni e di copiarvi quadri di antichi maestri. Trasferitosi con i suoi a Bath, eseguì per ordinazione molti ritratti a pastello, dei quali pochi si sono conservati. La bellezza della persona e le maniere piacevoli del L. contribuirono allora, come anche più tardi, al suo successo di ritrattista. Nel 1787 o forse nell'anno precedente, egli si recò a Londra, ed entrò nella scuola della Reale Accademia, dove rimase però ben poco. Nel 1789 ottenne la protezione della famiglia reale, ed eseguì il ritratto del duca di York, esposto nell'accademia in quell'anno. Nel 1790 il re, nonostante il divieto dei regolamenti riguardanti l'età dei membri, che egli stesso aveva approvato, cercò di farlo eleggere nell'Accademia: questa rifiutò, ma aggiustò le cose eleggendolo nell'anno seguente, benché neppure allora egli avesse raggiunto l'età prescritta. Morto Reynolds nel 1792, il L. fu nominato primo ritrattista in servizio del re e nel 1794 fu eletto membro effettivo dell'Accademia. Nel 1797 si provò nella "pittura storica", ma il suo grande quadro Satana che convoca le sue legioni, un pomposo sforzo nella maniera di Fuseli, ora nella Diploma Gallery dell'Accademia reale, fu accolto con freddezza. La morte di Hoppner (v.), avvenuta nel 1810, lasciò il L. senza rivali nel campo del ritratto. Nel 1814 o prima entrò in favore del principe reggente, più tardi re Giorgio IV, e fu incaricato di eseguire i ritratti dei sovrani alleati e dei generali, che erano allora a Londra. Questi ritratti e i successivi, per dipingere i quali egli fu mandato alla conferenza ad Aquisgrana e a Roma, formano una serie interessante di uomini di stato di quel periodo e si trovano ora nella Waterloo Gallery nel castello di Windsor. Durante il suo viaggio all'estero, il L. fu trattato con grandissima deferenza, specialmente a Roma, dove i suoi lavori vennero paragonati a quelli di Raffaello. Al suo ritorno a Londra, nel 1820, venne eletto presidente dell'accademia reale. Giorgio IV, succeduto nello stesso anno nel trono a suo padre, riconfermò il L. nella carica di pittore di corte. Nel 1825 fu mandato a Parigi a eseguire i ritratti di Carlo X e del Delfino, e fino alla morte godé una celebrità inalterata. Benché abitasse una bella casa sul Russell Square e possedesse una stupenda collezione di disegni d'antichi maestri, ora purtroppo in gran parte dispersa, il L. non era ricco quanto appariva, e fin dai suoi anni di gioventù non poté mai liberarsi dai debiti. Morì dopo una breve malattia e fu sepolto nella cattedrale di S. Paolo.
L'abilità tecnica del L. era senza dubbio grandissima e in certi ritratti di uomini, come per esempio in quelli del papa Pio VII a Windsor e del dott. Giovanni Abernethy al St Thomas's Hospital, dove il carattere del personaggio non fu alterato dal desiderio suo di abbellirlo, egli mostra il suo vero valore. Il desiderio di dare soddisfazione ai suoi soggetti, al quale è dovuto senza dubbio gran parte del successo che ottenne presso i contemporanei, fa dubitare del valore iconografico dei suoi ritratti di donne e di bambini. Con tutto questo, appaiono nell'opera del L. deficienze di gusto nel colore e trapelano gli artifizî ai quali egli spesso ricorse nel dipingere: le brillanti luci alte, gli occhi dolcissimi e umidi e il riccio oscuro luccicante si ripetono troppo e finiscono col riuscire monotoni. Nonostante questi difetti evidenti, il L. portò con sé nel sec. XIX un po' della grande tradizione del Reynolds.
Bibl.: Lord Ronald Sutherland Gower, Sir Th. L., Londra 1900; W. Armstrong, Life of Sir Th. L., Londra 1913; C. K. Adams, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXII, Lipsia 1928 (con la bibl. precedente).