Kroto, Sir Harold Walter
Chimico inglese, nato a Wisbech (Cambridgeshire) il 7 ottobre 1939. Conseguito il Ph.D. in chimica all'università di Sheffield nel 1964, nel 1967 si è trasferito all'università del Sussex e nel 1991 è stato nominato research professor alla Royal Society. Nel 1996 ha ottenuto il premio Nobel per la chimica, condiviso con R.F. Curl e R.E. Smalley.
Dal 1961 al 1964 K. ha svolto il suo programma di ricerca per il conseguimento del Ph.D. nel campo della spettroscopia dei radicali liberi prodotti da fotolisi a lampo. In seguito si è trasferito a Ottawa, in Canada, e, sotto la direzione di G. Herzberg, ha approfondito le precedenti ricerche, scoprendo lo stato eccitato non planare della piridina e interessandosi inoltre di spettroscopia a microonde (struttura del composto NCN₃). Dopo un breve periodo negli Stati Uniti presso i Bell Laboratories (New Jersey), nel 1967 è rientrato in Inghilterra, riprendendo presso l'università del Sussex la ricerca di spettroscopia elettronica di radicali liberi gassosi e di spettroscopia a microonde, e dedicandosi inoltre allo studio di interazioni molecolari nei liquidi. Ha affrontato con successo anche attività diverse dalla ricerca, interessandosi alla produzione di film scientifici di qualità e al disegno grafico (per il quale ha ottenuto anche dei premi).
Nel 1980, studiando i poliacetileni a lunga catena, dei quali aveva trovato traccia nelle nuvole gassose interstellari e nell'atmosfera delle stelle rosse giganti, ritenne di poterne realizzare la formazione utilizzando un apparecchio di vaporizzazione laser messo a punto da R.E. Smalley.
Per mezzo di intensi raggi laser inviati su campioni di grafite K. ne ottenne la vaporizzazione, riscontrando poi nei vapori la presenza di cluster di carbonio. Raffreddando questi vapori con una corrente di elio, inviandoli in una camera a vuoto e portando il miscuglio quasi allo zero assoluto, ottenne campioni di cluster che, esaminati allo spettrometro di massa, indicavano la presenza di molecole contenenti un elevato numero di atomi di carbonio, variabile da 40 a 100; K. osservò che la molecola predominante conteneva 60 atomi. L'elevata stabilità delle molecole esaminate fece pensare all'esistenza di una struttura sferoidale formata da 60 vertici e 32 facce (20 esagonali e 12 pentagonali), di aspetto simile a un pallone da football; a questa struttura, per l'analogia con le strutture poligonali delle cupole disegnate e realizzate dall'architetto R. Buckminster Fuller, è stato assegnato il nome di fullerene (v. App. V). Ricerche successive hanno portato a ritenere la struttura del fullerene cava internamente, capace di ospitare atomi di diversa natura; così, impregnando la grafite da vaporizzare con sali diversi (cloruro di lantanio, di cesio, di potassio), K. ha ottenuto dei fullereni contenenti questi metalli saldamente incapsulati nella struttura poligonale. Negli anni successivi alla scoperta di K. e collaboratori è venuta sviluppandosi una vera e propria chimica dei fullereni; si sono messi a punto altri sistemi di preparazione, è stato possibile ottenere dei derivati, sono state evidenziate particolari caratteristiche chimiche e fisiche. È stato possibile altresì individuare per tali composti utili applicazioni (catalizzatori, superconduttori ecc.).
Autore di oltre 250 pubblicazioni su riviste specializzate di chimica-fisica e di astronomia, nel 1975 K. ha pubblicato Molecular rotation spectra, più volte riedito.