LANDSEER, Sir Edwin Henry
Pittore, incisore e scultore, nato a Londra il 7 marzo 1802, morto ivi il 1° ottobre 1873. Era terzogenito di John L., incisore, antiquario e scrittore (1769-1852) e fratello minore di Charles L. (1799-1879), pittore di soggetti storici di una certa reputazione, che fu eletto nell'Accademia reale nel 1845 e divenne conservatore di questo istituto nel 1851. Edwin non ricevette alcuna istruzione generale, ma fu mandato in campagna per fare schizzi dal vero; la sua prima acquaforte conosciuta, del 1809, Teste di un leone e di una tigre, attesta il suo talento precoce. Nel 1813 gli fu aggiudicata la tavolozza d'argento dalla Society of Arts per il disegno di animali e nel 1816 entrò nella Royal Academy School. Nell'anno seguente espose con molto successo nella Society of Painters un quadro rappresentante dei cani. Come nel dipinto Mastino che cerca di rianimare un viandante morto (esposto nel 1820), cominciò a esprimere quelle relazioni fra l'uomo e l'animale che contribuirono molto alla sua popolarità; così in Zampa di gatto (1824) iniziò il genere umoristico nella pittura di animali. Da un viaggio in Scozia, che ripeté poi ogni anno fino alla morte, trasse motivi che apparvero la prima volta in Ritorno del cacciatore di cervi. Nel 1831 fu eletto socio effettivo dell'Accademia e nello stesso anno espose High Life e Low Life (Tate Gallery, Londra), i più popolari esempî della sua abilità nel fondere l'elemento umoristico col sentimentale. Dal 1839 entrò in relazioni con la regina e la famiglia reale, di cui eseguì numerosi ritratti. Fra le sue opere più celebri sono: Fabbro che ferra una cavalla baia (1844, Tate Gallery), Un dialogo a Waterloo (ritratti equestri del duca di Wellington e di sua figlia, 1850, Castello di Windsor), Il re della valle (1851), e L'uomo propone e Dio dispone (1864, Holloway College). Ha pure modellato i leoni per il monumento a Nelson in Trafalgar Square. Nonostante la sua enorme popolarita dovuta soprattutto alla sua prodigiosa abilità nel dipingere peli e penne di animali, il L. per i colori crudi e i soggetti artificiosi delle sue opere non è che un pittore di second'ordine.
Bibl.: Y. A. Manson, Sir E. L., Londra 1904; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXII, Lipsia 1928 (con bibl.); A. Graves, Catalogue of the works of the late sir E. L., Londra s. a.