CHAMBERLAIN, sir Austen
Uomo di stato britannico, nato a Birmingham il 10 ottobre 1863. Primogenito di Joseph Ch., fu educato a Rugby, e al Trinity College di Cambridge; quindi, fatto notevole perché di eccezione alle consuetudini inglesi del tempo, andò a perfezionare i suoi studî in Germania. L'alta posizione politica del padre gli facilitò nel 1892 l'accesso al parlamento, e, conseguentemente, un rapido progresso nella vita pubblica. Presentatosi infatti come candidato liberale unionista - tra i liberali, cioè, che si trovavano in accordo con i conservatori nella questione irlandese - fu chiamato per la prima volta a far parte del governo nel 1895 nella carica di Civil Lord dell'Ammiragliato britannico (uno dei membri di cui si compone il consiglio direttivo di quel Ministero). Dopo di aver ricoperto per cinque anni tali funzioni, il Ch. fu nominato sottosegretario di stato al Tesoro, considerato come il posto più importante del governo al di fuori del gabinetto vero e proprio. Dal 1902 al 1903 fu Postmaster General (Soprintendente generale delle Poste), e dal 1903 sino alla caduta del ministero conservatore (1905) Cancelliere dello Scacchiere.
L'esperienza acquistata gli permise di svolgere attività proficua anche nel tempo in cui il proprio partito si trovò all'opposizione; e in primo luogo nel campo delle tariffe doganali, nel quale egli favorì la politica di protezionismo imperiale, già patrocinata dal padre. Nel 1913 fu nominato presidente della commissione reale per la Finanza e la circolazione monetaria in India, e quando, nel 1915, si formò un governo di coalizione di tutti i partiti per un più intenso coordinamento degli sforzi nazionali in relazione alla guerra, al Ch. fu affidato il segretariato di stato per l'India.
Ma la pubblicazione del rapporto della commissione d'inchiesta sulla campagna di Mesopotamia provocò, nel 1917, vivaci attacchi alla sua amministrazione, e anche alla sua persona; e, quantunque le accuse, per quel che riguardava il segretariato di stato per l'India, non avessero fondamento, e a quel segretariato non potessero farsi risalire responsabilità dirette per i criterî informatori e per lo svolgimento di quella campagna, il Ch. volle dimettersi. Quest'atto fu in seguito apprezzato come prova di delicatezza e di fermezza di carattere, e contribuì, nell'aprile successivo (1918), a farlo richiamare, quale ministro senza portafogli, nel gabinetto di guerra. Quando poi, subito dopo la guerra, Lloyd George trionfò alle elezioni e costituì un nuovo governo di coalizione, il Ch. tornò a presiedere il dicastero per il Tesoro e vi rimase fino al 1921. Si trattava di affrontare le difficoltà finanziarie dell'immediato dopoguerra ed egli seppe superarle abilmente contribuendo ad avviare la nazione alla sua ricostruzione economica. Nel 1921 lasciò il cancellierato dello Scacchiere per assumere la direzione del proprio partito alla Camera dei Comuni, conservando il titolo di Lord Privy Seal.
Durante la crisi politica che portò, nel 1922, alla scissione dei partiti, il Ch. fu tra i conservatori che deplorarono lo scioglimento della coalizione, e il rifiuto, da parte della maggioranza conservatrice, a concedere ulteriore appoggio a Lloyd George; si dimise dalla carica conferitagli e non ritornò al governo se non con la vittoria dei conservatori sui laburisti e con l'assunzione al potere di un gabinetto conservatore Baldwin (novembre 1924), nel quale assunse il segretariato di stato per gli Affari esteri. Il programma dei conservatori era naturalmente in contrasto con la politica seguita dal precedente governo laburista del MacDonald, e si trattava, anche nel campo della politica estera, di divergere ora bruscamente da vie giudicate pericolose per l'avvenire dell'Impero. Tra i primi atti internazionali del nuovo segretario di stato per gli Affari esteri furono le notevoli dichiarazioni successivamente fatte tanto al Consiglio della Società delle nazioni (Ginevra, 12 marzo 1925), quanto alla Camera dei Comuni (24 marzo) per il rigetto, da parte del governo conservatore britannico, del famoso "protocollo per il regolamento pacifico delle controversie internazionali", elaborato durante la quinta Assemblea generale della Società delle nazioni (settembre 1924), e che il 2 ottobre, alla vigilia delle elezioni in Inghilterra, aveva ottenuto nella stessa Ginevra l'adesione, in linea di principio, dei rappresentanti di quarantotto stati, l'Inghilterra compresa. A pretesto del mutato atteggiamento britannico, Ch. potè accampare l'avversione di una gran parte dell'opinione pubblica nazionale, e l'opposizione dei Dominions per l'estensione a tutto l'Impero degli obblighi derivanti dall'accettazione di quel protocollo. La necessità di placare l'opinione pubblica mondiale, non solo impressionata, ma addirittura allarmata dall'inaspettata attitudine britannica, indusse il governo inglese a dimostrare subito in altro modo la propria volontà di sincera collaborazione al mantenimento della pace; e la via, tracciata dallo stesso Ch. in un suo discorso a Birmingham (6 aprile 1925), nel quale egli sviluppò l'idea di un sistema di patti di sicurezza, portò, dopo laboriose trattative internazionali, da lui dirette, alla stipulazione del trattato di Locarno (ottobre 1925). In riconoscimento dei servizî resi, gli fu conferita in quella circostanza l'onorificenza suprema della Giarrettiera, con predicato nobiliare di "Sir". Assiduo alle riunioni del Consiglio ed alle assemblee generali della Società delle nazioni, il Ch. dovette temporaneamente affidare (estate-autunno 1928) la direzione degli Affari esteri dell'Impero a lord Cushendun, e curarsi, con prolungato riposo, di una infermità acuita da eccessivo lavoro; ma nel dicembre successivo egli sedette di nuovo al Consiglio della Società delle nazioni (Lugano), partecipando attivamente alle discussioni che al tempo stesso venivano provocate da parte germanica per lo sgombero della Renania, e durante le quali egli fu accusato di aver modificato a favore della Francia il primitivo punto di vista più conciliante, nei riguardi delle aspirazioni tedesche, già dimostrato a Locarno. Le critiche a tale suo atteggiamento hanno trovato eco anche in Inghilterra, dove gli si rimprovera inoltre di aver contribuito al fallimento del progettato accordo navale a tre (Stati Uniti d'America, Inghilterra, Giappone; Ginevra, giugno-luglio 1927), e di aver compromesso, a tutto vantaggio di una maggiore penetrazione americana, la ripresa dei rapporti e dei possibili scambî economici con l'Unione Sovietica. Il Ch. ha riunito in volume (1928) una parte dei suoi ultimi discorsi sulle direttive della propria politica estera, e vi ha dato il titolo di Peace in Our Time (La pace al nostro tempo).