Korda, Sir Alexander
Nome d'arte di Sándor László Kellner, regista e produttore cinematografico ungherese, naturalizzato britannico, nato a Turpásztó il 16 settembre 1893 e morto a Londra il 23 gennaio 1956. Come fondatore della London Film Productions fu tra i più influenti produttori europei degli anni Trenta e con film spettacolari e di qualità tentò di rendere competitiva rispetto all'industria hollywoodiana la produzione cinematografica inglese, valorizzandone l'originalità. Come regista si distinse nelle rivisitazioni romanzate e spesso ironiche del genere storico: il suo The private life of Henry VIII (1933; Le sei mogli di Enrico VIII), il maggiore successo inglese dell'epoca anche all'estero, ottenne una nomination all'Oscar come miglior film.
K. frequentò le scuole ebraiche nella città natale, ma a quattordici anni, alla morte del padre, fu costretto ad abbandonarle e a trasferirsi a Budapest, dove in seguito trovò un impiego come giornalista. Ripresi poi gli studi, iniziò a collaborare anche all'importante rivista delle avanguardie "Nyugat" (Occidente), entrando così in contatto con gli ambienti culturali della capitale. Ebbe il suo primo incontro con il cinema frequentando gli studi della Pathé Frères in Francia, dove era stato inviato come corrispondente di un quotidiano: appena tornato in patria (1912), entrò alla Projectograph, allora la principale casa di produzione ungherese, e fondò "Pesti mozi" (Cinema di Pest), il primo settimanale non commerciale di cinema dell'Ungheria (che sotto altri due titoli sarebbe durato, con alcune interruzioni, fino al 1918). Nel 1914 esordì nella regia e nei successivi tre anni diresse, per varie case di produzione, numerosi film, dei quali fu talvolta anche sceneggiatore, operatore e attore: Fehér éjszakák (1916, Notti bianche), tratto dal dramma Fedora del francese V. Sardou, lo collocò tra i migliori registi ungheresi. Nel 1917 acquistò la compagnia Corvin, per la quale fece costruire i grandi teatri di posa Hunnia; produsse e diresse diversi film, talvolta tratti da suoi soggetti originali, e spesso interpretati dalla moglie María Corda (Antónia Farkas), anche in seguito protagonista di molte delle sue opere. Appassionato di letteratura, K. aveva saputo riconoscere nel cinema una forma d'arte completamente nuova, caratterizzata da un proprio specifico linguaggio e dalla centralità del ruolo del regista. Durante la Repubblica dei consigli, guidata dal Partito comunista, K. fu nominato commissario all'industria cinematografica, di cui nell'aprile 1919 diresse la nazionalizzazione, ma all'avvento della dittatura di M. Horthy venne arrestato e dopo un periodo di detenzione emigrò in Austria insieme alla famiglia. Qui creò il Corda-Film Consortium, con il quale girò, grazie all'appoggio della Vita-Film, diversi film, tra cui l'ambizioso kolossal di argomento biblico Samson und Delilah (1922; Sansone e Dalila). Si spostò poi a Berlino, dove fondò la Korda-Film, e il successo del suo Eine Dubarry von heute (1926; Una moderna Dubarry), prodotto insieme all'UFA, gli procurò un contratto con la statunitense First National Pictures. Da sempre attratto dal cinema spettacolare, si stabilì così a Hollywood, dove una delle sue modernizzazioni, in stile lubitschiano, del film in costume, The private life of Helen of Troy (1927; La vita privata di Elena di Troia) ottenne molto successo. Tuttavia K. trovò troppo poco colto l'ambiente hollywoodiano e, anche a causa della crisi economica, nel 1930 ripartì per l'Europa.
Fu inviato dalla Paramount Pictures prima in Francia, dove realizzò il folcloristico Marius (1931), ambientato a Marsiglia, e poi nella sua patria d'elezione, l'Inghilterra, dove girò alcuni quota quickies (v. Gran Bretagna). Con i finanziamenti ottenuti grazie al successo di uno di questi, Service of ladies (1932), nettamente superiore alla media di tali produzioni, fondò la London Film. Dopo altre opere dello stesso tipo decise d'intraprendere una politica più ambiziosa e, con il sostegno del banchiere italiano Ludovico Toeplitz (già direttore generale della Cines), girò il costoso The private life of Henry VIII, un film formalmente curato ma senza pretese di 'veridicità', che offriva un ritratto irriverente, drammatico e umoristico nello stesso tempo, delle vicende matrimoniali del sovrano, raffigurato esemplarmente da Charles Laughton (che ottenne l'Oscar per l'interpretazione) nei suoi aspetti più biechi e volgari. Tra i film di sua produzione il pubblico accolse con grande favore anche The scarlet pimpernel (1935; La primula rossa) di Harold Young, fantasiosa storia ambientata durante la Rivoluzione francese, e la commedia The ghost goes West (1936; Il fantasma galante) di René Clair. Grazie a questi successi, K. si associò alla United Artists (che da allora si incaricò della distribuzione dei suoi film), aprì nel 1936 gli studi di Denham e Isleworth, tra i più moderni d'Europa, scritturò prestigiosi registi e si circondò dei migliori collaboratori, tra cui l'operatore francese Charles Périnal e numerosi suoi connazionali, come i registi Paul Czinner e André De Toth, gli sceneggiatori Lajos Bíró ed Emeric Pressburger, il musicista Miklós Rozsa, il produttore Steven Pallos (István Palló) e i suoi due fratelli, il regista Zoltan e lo scenografo Vincent. Convinto di poter uguagliare la produzione statunitense sul piano spettacolare e superarla su quello culturale, continuò a produrre e talvolta a dirigere soprattutto film in costume (come, nel 1934, Catherine the great, La grande Caterina, di Czinner, e il suo The private life of Don Juan, Le ultime avventure di Don Giovanni; o, nel 1936, Rembrandt, L'arte e gli amori di Rembrandt, sempre diretto dallo stesso K. e nel 1937 Knigth without armour, La contessa Alessandra, di Jacques Feyder), accanto ad altri celebrativi dell'impero coloniale britannico, avventurosi e coloratissimi (rilevante fu il contributo della London Film al perfezionamento del Technicolor), le cui regie vennero spesso affidate a Zoltan. Ma K. si lanciò poi in una serie di esperimenti rischiosi e fallimentari dal punto di vista commerciale, come i due film fantascientifici del 1936 sceneggiati dallo scrittore H.G. Wells, Things to come (Vita futura o Nel 2000 guerra o pace?) di William C. Menzies e The man who could work miracles (L'uomo dei miracoli) di Lothar Mendes, e soprattutto il costosissimo, ma mai completato, I, Claudius (1937) di Josef von Sternberg. Nonostante il successo degli ultimi film del filone coloniale, K. perse l'appoggio di uno dei suoi principali finanziatori, la Prudential Assurance Company; nel 1938 fu così costretto a vendere i suoi studi e l'anno successivo a cedere il controllo effettivo della compagnia. Dopo l'insuccesso di The lion has wings (1939; I leoni dell'aria) di Michael Powell, Brian D. Hurst e Adrian Brunel, costoso film sull'aviazione militare inglese girato nei primi mesi della guerra, in cui aveva investito tutta la sua fortuna personale, si trasferì a Hollywood. Qui, tuttavia, fondata la Alexander Korda Productions, realizzò, insieme alla United Artists e con la collaborazione di quasi tutto il gruppo originario della London Film (Bíró, Périnal, Rozsa, i suoi due fratelli), l'opera più incisiva della sua carriera, The thief of Bagdad (1940; Il ladro di Bagdad) di Powell, Ludwig Berger e Tim Whelan, che rappresenta una sintesi perfetta del gusto esotico di Zoltan, del talento scenografico di Vincent (che vinse l'Oscar) e del proprio genio organizzativo. Diresse poi il propagandistico That Hamilton woman, noto anche come Lady Hamilton (1941; Lady Hamilton o Il grande ammiraglio), con Laurence Olivier nel ruolo di H. Nelson, una chiara metafora della guerra in corso, che sollevò polemiche da parte dei senatori isolazionisti statunitensi, ma gli fece ottenere il titolo di Sir. L'anno successivo, nel ruolo di produttore esecutivo, seguì la satira antinazista To be or not to be (Vogliamo vivere) di Ernst Lubitsch.Nel 1943 K. tornò in Inghilterra e riuscì, anche se con molte difficoltà, a riacquistare il controllo della London Film. Nel 1946 acquistò la British Lion Film Corporation, e poi anche i suoi studi di Shepperton, trasformando così nuovamente la London Film in una delle maggiori compagnie inglesi. Dato l'addio alla regia con An ideal husband (1947; Un marito ideale), tratto da O. Wilde, lieve satira sulla società inglese, si dedicò interamente alla produzione: fino al 1955 finanziò quarantacinque film, sostenendo la carriera di numerosi e importanti registi inglesi, tra cui Carol Reed (The third man, 1949, Il terzo uomo), Anthony Asquith (The Winslow boy, 1948, Tutto mi accusa), David Lean (The sound barrier, 1952, Ali del futuro ‒ Oltre la barriera del suono), Laurence Olivier (Richard III, 1955, Riccardo III).
P. Tabori, Alexander Korda, London 1959.
K. Kulik, Alexander Korda: the man who could work miracles, London 1975.
M. Korda, Charmed lives: a family romance, New York 1979.
Á. Tóbiás, Korda Sándor, Budapest 1980.
E. Martini, Storia del cinema inglese (1930-1990), Venezia 1991, pp. 19-28 e ad indicem.
M. Stockham, The Korda collection: Alexander Korda's film classic, London 1992.
Ch. Drazin, Korda: Britain's only movie mogul, London 2002.