SIPPAR
Città tra le più antiche della Mesopotamia, la cui origine risalirebbe, insieme a Eridu, BadTibira, Šuruppak (Fara) e Larak, a prima del Diluvio, secondo la tradizione mitica della Lista Reale Sumerica. Abu Ḥabba-S., situata a N di Babilonia lungo il corso originario dell'Eufrate, ospitava la sede principale, nel Nord del paese, del culto del dio Šamaš, cui era dedicato un imponente tempio.
Il sito si estende per più di 96 ha ed è costituito da due Tell separati da una depressione. La prima ricognizione fu effettuata nel 1881, per conto del British Museum, da Ch. Rassam, che portò parzialmente alla luce alcune aree templari e varî reperti e recuperò nella regione circostante numerosissime tavolette (c.a 70.000) iscritte a caratteri cuneiformi. L'identificazione del sito è tuttavia dovuta a Th. G. Pinches, sulla base di un'iscrizione rinvenuta ancora in situ. Gli scavi ripresero nel 1894, sotto la guida di V. Scheil, che indagò alcune strutture dell'area templare e numerose abitazioni private, tra le quali la residenza della sacerdotessa di Šamaš, Narubta. Gli scavi iracheni, avviati nel 1978 sotto la direzione di W. al-Jadir e tuttora in corso, hanno riportato alla luce livelli di occupazione del III e del II millennio a.C., stratigraficamente documentati in una sequenza unitaria e relativi alle fasi tarde dell'età protodinastica, all'età accadica e al periodo paleo-babilonese.
Le ricerche attuali riguardano l'individuazione della fase originaria dell'insediamento, risalente alla fine del IV millennio a.C., mentre quelle più antiche attengono la ziqqurat (torre scalare), solo parzialmente indagata, il cui stadio più recente si estende per un perimetro di base di c.a 40x30 m, con un alzato ancora visibile di 15 m. Vi si accedeva tramite un'imponente rampa disposta perpendicolarmente alla facciata principale di SE, e sulla sommità era ospitato il tempio per il dio Šamaš («la soglia del cielo puro»); il santuario inferiore era invece situato ai piedi della ziqqurat. Dagli oggetti iscritti rinvenuti negli ambienti adiacenti (in particolare dal vano 170) si conoscono l'attribuzione del tempio al dio sole e gli interventi edilizi operati da Nabopolassar e da Nabonedo tra il VII e il VI sec. a.C. Si tratta in particolare di due depositi di fondazione di tali sovrani, pertinenti a due fesi distinte e successive di ricostruzione del Tempio di Šamaš. Gli scavi iracheni hanno raggiunto il témenos del grande complesso templare lungo il lato NO, dove emergono strutture in mattoni crudi, dello spessore di 3,50 m, articolate a nicchie a doppio recesso, e resti di due mura parallele separate da una serie di vani fra loro comunicanti. Dall'area sacra di Šamaš provengono mattoni con lo stampo del re Nabucodonosor II (VI sec. a.C.).
L'orizzonte cronologico e culturale delle altre aree di scavo, riconducibile al III e al II millennio a.C., suggerisce che anche il grande complesso di culto per il dio sole fosse già impiantato in età assai remota e che nel periodo paleo-babilonese rivestisse un prestigio pari a quello del santuario di Larsa, nella bassa Mesopotamia. La fondatezza dell'ipotesi è sostenuta anche dal ritrovamento di una statua frammentaria epigrafe del re di Mari Ikūn- Šamaš, dedicata al dio sole e appartenente alla tarda età protodinastica (c.a 2500 a.C.). Le indagini degli archeologi iracheni nel settore NO e dei belgi nel settore NE del perimetro del sito hanno finora rivelato un sistema di costruzione simile a quello delle mura urbiche del vicino centro di Tell ed-Der, per costituire un argine allo straripamento dell'Eufrate durante le frequenti alluvioni. Sebbene nei livelli superiori i resti ceramici datino solo al VII-VI sec. a.C., l'impianto difensivo risale al II millennio a.C., in accordo con un'iscrizione di Hammurapi di Babilonia che si vanta di aver elevato i bastioni della città di S. e ne descrive la tecnica di costruzione e le relative opere di canalizzazione del fiume. Quartieri di abitazione sono ubicati nell'area settentrionale del teli, con unità costituite da una o più serie di vani intorno a un cortile centrale cui si accede da un vestibolo che funge da filtro tra l'esterno e l'interno, fornite di installazioni igieniche e di canali di scolo e collegate da percorsi viarî. La persistenza di occupazione dell'area è documentata da quattro livelli sovrapposti, databili, sulla base dei dati testuali, all'età paleo-babilonese. Nel settore più occidentale, a N della ziqqurat, si estende un vasto complesso architettonico che, per la fitta rete viaria e la rigorosa frammentazione delle strutture in blocchi per lo più a due vani, è stato considerato un progetto urbanistico unitario, realizzato secondo il criterio delle insulae, probabilmente adibito ad alloggi dei sacerdoti e del personale del tempio, e ai servizî sussidiarî. Da tale complesso provengono numerose placche in terracotta con figure di divinità, sigilli cilindrici e impronte di sigilli di età paleo-babilonese. Ancora nell'area a N della ziqqurat gli scavi delle ultime campagne hanno messo in luce più di 3400 m2 di un immenso complesso di culto, con sale di 5 X 7 m, e mura di 3 m di spessore, forse dedicato alla paredra di Šamaš, Aya. Le mura dell'edificio sono articolate in nicchie e contrafforti, spesso ornati da pitture bianche e nere a motivi geometrici. La struttura templare di età neo-babilonese con la grande sala centrale, forse a cielo aperto, e i varî settori collegati da un sistema di circolazione interna, richiama il santuario di Babilonia per il dio protettore degli scribi, Nabū-ša-Kharē. Il ritrovamento di alcune tavolette cuneiformi ha condotto alla scoperta di un intero archivio, collocato oltre l'angolo orientale della sala centrale, e ancora conservato secondo la disposizione originaria, in 56 scaffali in argilla, su tre pareti del vano. Il contesto archeologico e i dati testuali delle oltre 100 tavolette ritrovate, di carattere storico, matematico e astronomico, indicano l'esistenza della biblioteca dall'età di Adad-apla-iddina (XI sec. a.C.) fino alla fine del periodo neo-babilonese.
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