Singin' in the Rain
(USA 1952, Cantando sotto la pioggia, colore, 103m); regia: Gene Kelly, Stanley Donen; produzione: Arthur Freed per MGM; sceneggiatura: Betty Comden, Adolph Green; fotografia: Harold Rosson; montaggio: Adrienne Fazan; scenografia: Cedric Gibbons, Randall Duell; costumi: Walter Plunkett; coreografie: Gene Kelly; musica: Nacio Herb Brown, Arthur Freed.
Nel 1927 si fanno sentire a Hollywood le prime avvisaglie del sonoro e l'intero mondo del cinema è in subbuglio. La Monumental Pictures ha in cantiere The Duelling Cavalier, un filmone storico con i suoi divi più celebri, Don Lockwood e Lina Lamont, una tipica coppia di amanti cinematografici: Don infatti non sopporta le smancerie, la stupidità e la meschineria della partner. Informati dal protagonista stesso all'inizio, in occasione della première di un loro film, della carriera di Don insieme all'amico musicista Cosmo, vediamo poi l'attore sfuggire alle ammiratrici su un'auto abbordata casualmente e guidata da Kathy Selden, una ballerinetta cantante che si fa passare per attrice ispirata. Don la rivede a un party mentre esce da una torta e più tardi sul set di un film Monumental, dove i due trovano modo di conoscersi meglio. Don, anzi, corteggia la ragazza in un solitario studio di posa. Ma non tutto fila liscio. La produzione decide all'ultimo momento di sonorizzare The Duelling Cavalier, ma i risultati sono catastrofici: rumori eccessivi, effetti stranianti del fuori sincrono, difficoltà d'ogni tipo contribuiscono al fallimento dell'opera, che suscita l'ilarità del pubblico. Don e Cosmo, che nel frattempo, come tutti a Hollywood, hanno preso lezioni di dizione, non sanno come fare per salvare il film e insieme a Kathy giungono a una conclusione: farne un musical con Kathy che doppia la sgraziata e stonata voce di Lina. La gioia di Don, euforico e innamorato, esplode in una danza sotto la pioggia. L'idea viene accettata, ma Lina impone una clausola: che Kathy non reciti mai in un film e che si limiti a prestarle la voce. Con l'aggiunta di un'altra lunga sequenza di canto e ballo, il film viene ripresentato al pubblico e ottiene un successo enorme. Kathy è triste perché Don non ha fatto nulla per difenderla dalla clausola di Lina. Ma Don ha escogitato una soluzione: alla fine del film, Lina è sul palcoscenico pronta a cantare una canzone (doppiata da Kathy che è al microfono, non vista, dietro al sipario) e appena intona l'aria i due amici e il produttore sollevano il sipario mostrando a tutti l'inganno. Lina ne esce ridicolizzata e tutti si rendono conto che è Kathy la vera star del film. Lei e Don, ormai legati per sempre, si ritroveranno insieme in un'altra pellicola intitolata Singin' in the Rain.
Apprezzato dal pubblico sin dalla sua uscita, Singin' in the Rain è cresciuto con gli anni nella stima della critica, che oggi lo ritiene fra i film più belli mai realizzati. Costruito su canzoni preesistenti della coppia Freed-Brown, il film è un omaggio affettuoso a un cinema che non c'è più nel momento in cui si pone come registrazione di una transizione drammatica ed epocale (il passaggio dal muto al sonoro), che doveva cambiare irreversibilmente il volto del cinema americano e mondiale: momento splendidamente e pregnantemente riassunto nel numero Beautiful Girl, col suo tocco alla Busby Berkeley e le sue allusioni al maestro broadwayano di questi, Florenz Ziegfeld.
Ma questa storia così metacinematografica mostra anche altre possibilità di lettura. Per esempio, quella relativa a una problematica molto più contemporanea: all'inizio degli anni Cinquanta il cinema americano stava subendo la più forte crisi della sua storia sotto i colpi infertigli dalla neonata televisione, che gli aveva strappato tutta una generazione di spettatori, e la storia d'altri tempi della pellicola potrebbe ben essere metafora, segnale, sintomo dello spaesamento e dello sconvolgimento dovuti al trionfo del nuovo mezzo. Come che sia, la bellezza, la grazia, l'arguzia di Singin' in the Rain non vengono minimamente condizionate da una qualunque lettura: esse si snodano davanti agli occhi ammirati dello spettatore con una freschezza raramente raggiunta da un genere che pure all'epoca sembrava aver raggiunto sua piena maturità.
Il valore del film, peraltro, si accresce nella sua qualità riassuntiva ed esemplificativa della storia dello spettacolo musicale leggero americano: dal primo numero rievocato all'inizio da Don (Fit as a Fiddle), che rimanda ai modelli clowneschi dell'intrattenimento musicale delle origini, alla sequenza di stili sceno-coreografici che vediamo nell'ultimo numero, ampio e complesso (Gotta Dance), nel quale il protagonista ascende la scala che va dal burlesque al vaudeville alla revue di carattere ziegfeldiano. Omaggio, dunque, alla vecchia Hollywood, ma anche al genere stesso cui il film appartiene, come del resto spesso avviene nel musical cinematografico a cavallo fra i Quaranta e i Cinquanta, non di rado dedito a rievocazioni storiche dei fasti di questo o quel tipo di spettacolo popolare, talvolta addirittura ottocentesco, osservati con un occhio tanto nostalgico quanto teneramente ironico.
E tuttavia la pellicola non si esaurisce in questo. I suoi strabilianti numeri brillano come gemme che si autogiustificano, che non abbisognano di alcun collegamento con una visione d'insieme per essere apprezzati e goduti. La citata sequenza del corteggiamento nel teatro di posa (You Were Meant for Me), nella quale Don ricrea l'atmosfera romantica di cui ha bisogno attraverso un uso finalizzato dell'attrezzistica di studio, è in se stessa un manifesto sulla tecnica del cinema; il numero di Cosmo intitolato Make 'em Laugh (probabile plagio dall'analogo Be a Clown, scritto da Cole Porter per The Pirate ‒ Il pirata, Vincente Minnelli 1948) è una celebrazione del mestiere del comico e del teatro leggero nel suo insieme. Certo, tali numeri sono anche riflessioni su un'arte e un genere, ma non è per questa loro qualità che sono divenuti dei classici nella storia del musical. Altri numeri, come Moses Supposes, Good Morning e il titolare Singin' in the Rain non vantano tale ascrivibilità, ma riverberano una vitalità, un dinamismo, un'abilità coreografica che sarebbero ampiamente sufficienti a giustificarne la presenza nel film, perfino se essi non fossero, come sono, essenziali e irrinunciabili alla sviluppo della vicenda.
Interpreti e personaggi: Gene Kelly (Don Lockwood), Donald O'Connor (Cosmo Brown), Debbie Reynolds (Kathy Selden), Jean Hagen (Lina Lamont), Millard Mitchell (R.F. Simpson, il produttore), Cyd Charisse (ballerina), Douglas Fowley (Roscoe Dexter, il regista), Rita Moreno (Zelda Sanders), Madge Blake (Dora Bailey, la giornalista), Kathleen Freeman (Phoebe Dinsmore, l'insegnante di dizione), Jimmy Thompson (cantante).
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Sceneggiatura: B. Comden, A. Green, 'Singin' in the Rain': Story and screenplay, New York 1972.