SINEGORO (gr. συνήγορος; lat. synegŏrus; advocatus)
Nel processo attico l'ufficio del sinegoro assume a seconda dei casi importanza e significato molto diversi; sempre è una figura processuale di eccezione, essendo un avvocato in un ordinamento giuridico che non ammette il patrocinio legale. Si avvicina all'avvocato moderno per il fatto che difende una causa non personalmente sua; se ne distacca, in quanto il suo ufficio è sempre occasionale, ed è esclusivamente munus publicum non avente alcun carattere professionale.
Ufficio del sinegoro è in determinate cause, che involgono i supremi interessi della polis, tutelare questi interessi; p. es. difendere di fronte al tribunale popolare la legge vecchia contro le proposte di cambiamento; difendere i decreti del popolo che pongono in stato d'accusa il traditore; esaminare con i logisti in sede di resa di conti l'operato dei magistrati uscenti. Analogamente, quando un provvedimento della fratria è impugnato con l'appello ai tribunali cittadini, la fratria nomina una commissione di sinegori perché difendano la deliberazione dei frateri.
Ma anche nelle cause pubbliche e private promosse dal cittadino come accusatore o attore, è eccezionalmente ammesso, in deroga al principio che ognuno in giudizio deve difendersi da sé, che una delle parti o entrambe si facciano difendere da un sinegoro.
Bibl.: J. H. Lipsius, Das attische Recht u. Rechtsverfahren, Lipsia 1905-15; G. De Sanctis, 'Ατϑίς, 2ª ed., Torino 1912, pp. 73, 442; U. E. Paoli, Studi sul processo attico, Padova 1933, p. 32.