postencefalitica, sindrome
Complesso di sintomi che seguono a distanza di tempo sia la fase acuta sia quella subacuta di un’encefalite (➔). Le sequele cliniche della fase acuta di un’encefalite dipendono non solamente dall’agente infettante (solitamente un virus), ma anche dalla durata e dall’efficacia del dosaggio della terapia instaurata (quando essa sia possibile) e, soprattutto, dalla situazione immunitaria del soggetto, nonché dalla localizzazione e dall’estensione delle lesioni nell’encefalo. La necrosi emorragica e l’edema cerebrale, per es., agiscono in fase acuta come massa occupante spazio e, insieme al coinvolgimento del tronco, possono portare il paziente in coma: una situazione di tale gravità comporta, anche dopo la guarigione dall’encefalite acuta, che permangano gravi sequele neurologiche (spec. per le encefaliti erpetiche): amnesia di Korsakoff (amnesia retrograda associata a disorientamento temporospaziale), demenza, crisi epilettiche, afasia; per quanto riguarda l’epilessia, essa è più frequente se era presente nella fase acuta. Altri postumi dell’encefalite possono essere: sindrome da inappropriata increzione di ormone antidiuretico (che si manifesta clinicamente con diabete insipido, cioè con poliuria), frequente nella rabbia e legata all’interessamento dell’ipofisi posteriore; insufficienza del sistema nervoso autonomo, con ipotensione ortostatica; sindrome atassica (nei casi in cui l’encefalite abbia coinvolto il cervelletto); paralisi di uno o più nervi cranici. Nei casi di encefaliti congenite da rosolia, il quadro clinico della sindrome p. si può presentare anche dopo anni; è simile a quello delle sindromi p. erpetiche, ma più grave: demenza, crisi epilettiche, atassia, spasticità, disartria. La sindrome p. tipica dell’encefalite letargica è una sidrome parkinsoniana, che compare settimane, mesi o anni dopo l’acuzie: è l’unica encefalite in grado di provocare disturbi extrapiramidali.