sindacalismo rivoluzionario
Tendenza politico-sindacale derivante dall’elaborazione del francese G. Sorel, che ebbe poi larga diffusione in altri Paesi, compresa l’Italia, e in originale radicalmente negli USA. Nella dottrina del s.r., il sindacato era posto come unico agente del superamento del sistema capitalistico, sostituendosi anche al partito politico, rispetto a cui veniva esaltata l’azione diretta e spontanea delle masse. Al sindacato si assegnava dunque una duplice funzione: essere il più efficace strumento di educazione, agitazione e lotta, attraverso l’uso sistematico dello sciopero fino allo sciopero generale insurrezionale, e insieme il nucleo principale della nuova economia dei lavoratori produttori e di un nuovo assetto del potere, basato sugli organismi di autogoverno operaio. Il s.r. si sviluppò in particolare in Francia nei primi anni del 20° sec., fissando il suo programma nella Carta di Amiens (1906). In Italia influenzò, fino al 1918, alcuni settori e Camere del lavoro della CGL. Diversi esponenti del s.r. si avvicinarono poi alla destra nazionalista – è il caso di A. De Ambris – e al corporativismo fascista (come nel caso di E. Rossoni e M. Bianchi).