SINASSARÎ (συναξάρια "collezioni")
Con questo termine nella storia ecclesiastica dei Greci furono designate via via diverse cose: l'indice delle lezioni, bibliche o no, incluse nella liturgia; poi la raccolta di queste lezioni per disteso, esclusa la parte dei Vangeli e delle Epistole che stavano a sé. Queste lezioni erano, in gran parte, vite di santi ridotte a "legenda": come, nella liturgia romana attuale, le lezioni del secondo notturno. La raccolta di tali "lezioni" costituì un libro liturgico, che per l'appunto ebbe il nome di sinassario.
Restano diversi manoscritti medievali di sinassarî, tutti molto importanti sia per la storia sia per la liturgia. Le brevi notizie dei santi hanno il valore delle loro fonti, e spesso queste fonti sono ottime e coeve. Simone Metafraste e l'imperatore Basilio II sono tra i più benemeriti dei sinassarî. Oggi fanno parte dei menei, e la parola sinassario è adoperata piuttosto per significare la singola lezione per ciascun giorno. Il termine ebbe poi anche significato di "calendario". Esistono anche sinassarî delle chiese orientali: copta, etiopica, armena.
Nel significato di libri con la serie più o meno completa di notizie e commemorazioni che si trovano nei menei tra la sesta e la settima ode del canone, si sogliono chiamare "grandi sinassarî". Dei molti manoscritti che se ne hanno, è pubblicato quello di Basilio II (cfr. Patrol. Graeca, CXVII), e il Synaxarium Ecclesiae Constantinopolitanae e codice sirmondiano... adiectis Synaxariis selectis, ed. da H. Delehaye (Bruxelles 1902). Nel significato di tavole di lezioni bibliche (cfr. ms. di Monaco, 210, f. 252; di Parigi, suppl. greco 79, fol. 220, ecc.) si sogliono chiamare "piccoli sinassarî". Il significato di breve lezione storica d'un santo appare nel ms. di Parigi 1583; il significato di calendarî metrici in quello di Cristoforo di Mitilene e di Teodoro Prodromo.
Bibl.: Analecta Bollandiana, XIV (1895), pp. 396-434; vedi inoltre l'introduzione all'opera citata di H. Delehaye.