SIMPOSIO (συνπόσιον)
Il s. costituisce la parte finale del banchetto greco e romano (dove ha il nome di commissatio), cioè un momento successivo e distinto dal dèipnon vero e proprio, durante il quale l'uso del vino era escluso o, per lo meno, assai limitato. Solo all'apparire delle secundae mensae (δεύτεραι τράπεζαι) si cominciava a bere in abbondanza, e spesso la riunione assumeva un tono orgiastico (cfr. komos), almeno a quanto ci è dato vedere nelle numerosissime rappresentazioni figurate di s. sulla ceramica greca.
L'uso di banchettare adagiati su letti tricliniari, sembra essere di derivazione orientale, non originario della Grecia: infatti sappiamo che in età omerica i Greci mangiavano seduti; ed è interessante notare che per le divinità dell'Olimpo, ad eccezione però di Dioniso e del semidio Eracle, si mantiene nelle rappresentazioni figurate l'uso omerico. La prima testimonianza del costume di banchettare adagiati, appartiene all'arte assira. Un famoso rilievo, proveniente dal palazzo di Assurbanipal (669-626 a. C.) mostra il sovrano adagiato su un'alta klìne, che solleva nella destra una coppa, e la regina seduta su un trono ai piedi della klìne; verso la coppia convergono, in due lunghe file, servi che fanno vento con grandi flabelli, coppieri e musici. Tale schema manca all'arte egiziana (dove, sia nelle raffigurazioni di sovrani a mensa, sia nelle più complesse scene di feste - pitture delle tombe di Rekhmar e del sacerdote Nacht a Tebe - tutti i personaggi, maschili e femminili, sono seduti su sgabelli, sedie a spalliera, cuscini poggiati a terra), all'arte sumerica (stendardo di Ur), babilonese, minoica; nella stessa arte neo-hittita e nella decorazione dello stesso palazzo di Assurbanipal, tutte le altre rappresentazioni di banchetto che conosciamo mostrano, invariabilmente, figure sedute dinanzi ad una tavola.
Tuttavia lo schema riappare, all'inizio del VI sec. a. C., nella ceramica corinzia (cratere di Eurytios) e il banchetto, o s., diviene uno dei motivi fondamentali nella decorazione dei crateri a colonnette del Medio e Tardo Corinzio. Il Payne nota importanti punti di contatto fra i banchetti corinzî e quello assiro nella posizione delle figure e in alcuni dettagli.
1. Grecia. - In Attica la rappresentazione del banchetto o s. appare nel secondo venticinquennio del VI sec. (la più antica testimonianza è costituita dai frammenti dello Heraion di Samo: Ath. Mitt., 1929, tav. iv, 3; 1937, tav. lvii), strettamente influenzata da Corinto, sia dal punto di vista stilistico, sia per una serie di elementi particolari (tipologia della coperta e delle gambe della klìne, presenza di armi appese al muro, ecc.), ma si diffonde con una grande rapidità, prima nella ceramica a figure nere, poi in quella a figure rosse, acquistando ben presto la più completa autonomia e presentandosi in una grande varietà e ricchezza di schemi. Varî il numero, la disposizione, la dimensione delle klìnai; ora esse sono poste una di seguito all'altra, ora ad angolo, in modo cioè che una di esse ci si presenta dal lato corto della testata. In epoca più tarda (IV sec. a. C. e ceramica italiota ed àpula) è frequente la sostituzione di un lungo unico letto alle più piccole klìnai separate. Spesso poi i convitati appaiono adagiati direttamente su cuscini a terra disposti uno di seguito all'altro.
Fino dalle più antiche scene di banchetto o s. sui crateri corinzî è pressoché costante la presenza, davanti ad ogni klìne, di una tavola o di uno sgabello o di ambedue. La forma della tavola, rettangolare, sostenuta da tre sole gambe, due all'estremità di uno dei lati corti, una al centro dell'altro, si mantiene immutata fino all'epoca ellenistica, quando diverrà di uso più comune la tavola rotonda, sia in Grecia, sia in Etruria, e che si trasmetterà più tardi al mondo romano.
Su ogni klìne prendono posto uno o due convitati, adagiati da destra a sinistra, appoggiati con il gomito su un cuscino; sono per lo più a torso nudo, coronati di foglie e di bende e tengono in mano kölikes o altri vasi per bere. Fanciulli nudi fungono da coppieri; flautisti e citaredi (uomini e donne) rallegrano la riunione; i convitati stessi prendono spesso parte ai suoni e ai canti.
Pur nella completa corrispondenza generale dello schema, nelle rappresentazioni attiche, le scene relative al momento del s. sono chiaramente riconoscibili rispetto al momento del banchetto, cioè del pasto vero e proprio. Il s. è caratterizzato da una maggiore sfrenatezza e la partecipazione delle etère, ora in funzione di flautiste, ora convitate esse stesse, costituisce uno dei motivi fondamentali delle scene attiche di simposio. Non mancano rappresentazioni di s. di sole etère, come quello sul noto psyktèr di Euphronios all'Ermitage di Leningrado.
Le donne della famiglia non prendono parte in Grecia ai banchetti degli uomini, se non in circostanze speciali (come banchetti di carattere sacro o di tono strettamente familiare) e sono sempre sedute ai piedi del letto stesso, come appare sui numerosi rilievi funerari attici (databili per lo più dal IV sec. a. C. in poi) con scene di tal soggetto.
In epoca più antica, invece, in alcune figurazioni di banchetto o s. appartenenti all'ambiente della Grecia ionica e delle isole la donna presenzia al convito, ma seduta su un seggio a parte; tale schema, che è lo stesso del già citato rilievo di Assurbanipal, compare per esempio su una delle lastre fittili di Larissa (prima metà del VI sec. a. C.), e su un rilievo da Thasos al museo di Istanbul (databile alla prima metà del V sec. a. C.).
2. Etruria. - In Etruria lo schema dei convitati adagiati comincia ad apparire nella seconda metà del VI sec. a. C.; anche qui, come già per la Grecia, non si può pensare che il motivo abbia una origine autonoma: l'ossuario di Montescudaio (Firenze, Museo Archeologico; VII sec.), che presenta sul coperchio un personaggio seduto dinanzi ad una tavola, ci testimonia infatti una tipologia diversa, alla quale corrispondeva una usanza diversa, che è quella originaria etrusca. È naturale dedurre che il nuovo schema della rappresentazione, parallelamente ad una trasformazione effettivamente avvenuta anche nell'uso reale, sia derivata dalla Grecia. Comunque il s.o banchetto appare essere uno dei soggetti più frequentemente raffigurati sulle pareti delle tombe di Tarquinia e di Chiusi, sui cippi e sulle urne chiusine, sulle stele fiesolane (nei quali casi ha un prevalente significato funerario), oltre che su specchi, lamine di osso e avorio o metalliche, lastre fittili, ceramica, ecc. Fin dagli esempî più antichi lo schema della rappresentazione appare già nettamente individuato e caratterizzato in quelle che si riveleranno essere le peculiarità tipologiche che lo differenziano dallo schema greco da cui deriva, come per esempio la tipologia della coperta ricadente alle estremità del letto, il gran numero degli animali domestici sotto la klìne, e, soprattutto, la presenza della moglie adagiata a mensa accanto al marito. In realtà le figure femminili alternate sulle klìnai a quelle maschili sono senza dubbio un motivo di derivazione corinzia e attica ma, mentre là si trattava di etère, qui è oltremodo probabile che tali figure debbano essere interpretate sempre come donne della famiglia (il che corrisponde ad un uso reale); e ciò non solamente in quelle scene, per esempio delle più antiche tombe tarquiniesi (Tombe del Vecchio, dei Vasi Dipinti, della Caccia e Pesca) dove l'unicità della coppia e il tono particolarmente intimo e raccolto della scena rende ovvio il riconoscimento del gruppo familiare; ma anche in quelle scene, e per esempio delle tombe del pieno V sec., quando, sotto il predominante influsso attico, lo schema della rappresentazione si è ampliato a comprendere non più una sola, ma almeno tre klìnai, sulle quali sono adagiati ora due uomini, ora un uomo e una donna. Siffatta interpretazione può essere confermata dall'abbigliamento delle figure femminili e anche dal tono sempre piuttosto serio e composto e, comunque, mai licenzioso dei banchetti o s. etruschi. Dal IV sec. in poi (Tomba Golini di Orvieto, Tomba dell'Orco di Tarquinia, Tomba Campana di Caere) le donne appaiono (così come sui rilievi funerarî attici), non più adagiate, ma sedute all'estremità. Motivo caratteristico, derivato indubbiamente dall'ambiente orientale e della Ionia, è costituito dalla presenza su un cippo chiusino (primo venticinquennio del V sec.) e su due stele fiesolane (470-460) di una figura femminile seduta a banchetto su un seggio posto a lato della klìne degli uomini.
3. Roma. - Nell'arte romana le rappresentazioni di s. o banchetto sono relativamente assai meno numerose che nell'arte greca ed etrusca e presentano assai minore interesse, in quanto prive di motivi veramente originali.
Anche i Romani nel tempo più antico mangiavano seduti. Ma ben presto, sotto l'influenza dell'uso greco o etrusco, presero l'abitudine di adagiarsi a banchetto; ma solamente gli uomini, ché le donne della famiglia (alle quali fu sempre permesso di partecipare ai conviti) mantennero il costume di restare sedute sulla klìne dove è sdraiato il marito; solo in epoca imperiale anche le donne cominciano ad apparire adagiate sui letti tricliniari.
Una stanza apposita fu destinata ben presto nelle case romane ai banchetti: il triclinio. Poiché il numero dei convitati si stabilizzò quasi costantemente a nove, anche la disposizione dei triclinî poteva essere fissa, con tre letti disposti su tre lati della sala. Questi letti erano costituiti da un basso supporto ligneo o, spesso, addirittura in muratura, con un piano inclinato verso il basso dalla parte del muro, supporto che veniva poi coperto di ricchi tappeti, materassi, cuscini. In epoca imperiale, ad un certo momento, si sostituisce ai tre letti separati un unico divano semicircolare, che prende il nome di sigma. La modificazione si verifica in parte in conseguenza della sostituzione della più antica tavola quandrangolare con una tavola rotonda, il cui uso diviene, se non esclusivo, certo di gran lunga prevalente, e questo divano curvilineo si adatterà anche alle absidi, che si fanno più frequenti nell'architettura del tardo Impero.
Bibl.: Per l'Egitto cfr. per esempio: P. Montet, Scènes de la vie privée dans les tombeaux égyptiens, Parigi 1925, passim; A. Lhote, La peinture égyptienne, Parigi 1954; K. Lange-M. Hirmer, L'Egitto, Firenze 1957, tav. 147. Per l'Oriente: Ur Excavations, II, tav. 92 (stendardo di Ur) arte tardo-assira e neohittita: A. Akurgal, Späthethitische Bildkunst, Ankara 1949, p. 119 ss. Per la Grecia: H. Payne, Necrocorinthia, Oxford 1931, p. 118 ss. (s. corinzi); banchetto greco in generale: W. A. Becker, Charikles, II, Berlino 1878, pp. 386 ss.; Hermann-Blümner, Lehrbuch der griechischen Altertümer, Friburgo 1882, pp. 235-251; P. Jacobsthal, Theseus auf dem Meeresgrunde, Lipsia 1911, p. 14 ss.; id., Göttinger Vasen, nebst einer Abhandlung "Simposiakà", Lipsia 1912; F. Studniczka, Das S. von Ptolemaios, Lipsia 1914; A. Mau, in Pauly-Wissowa, III, 1899, c. 1895, s. v. Cena; A. Mau, ibid., IV, 1901, c. 1202, s. v. Convivium; O. Navarre, in Dict. Ant., p. 1579 ss., s. v. Symposium; E. Saglio-Ch. Morel, ibid., II, p. 1269, s. v. Coena; Hug, in Pauly-Wissowa, IV A, 1931, c. 1266 ss., s. v. Symposion; J. D. Beazley, Development, p. 18; id., Brygan Symposia, in Studies Presented to D. M. Robinson, II, 1933, p. 74 ss. Per l'Etruria: S. De Marinis, La rappresentazione del banchetto nell'arte etrusca arcaica, Roma 1961 (con bibl. prec.). Per il mondo romano: Ch. Morel, in Dict. Ant., II, p. 373 ss., s. v. Comissatio; A. Mau, in Pauly-Wissowa, IV, 1901, c. 610 ss., s. v. Comissatio; H. Blümner, Die römischen Privataltertümer, Monaco 1911, p. 385 ss. (oltre la parte riservata a Roma nelle voci della Pauly-Wissowa e del Dict. Ant. citate per la Grecia).
(S. De Marinis)