OLIVO, Simpliciano
OLIVO (Olivi), Simpliciano (Sempliciano). – Nacque probabilmente nel 1594, in una località non identificata del ducato di Mantova e Guastalla.
Nella lettera dedicatoria a Ferrante III Gonzaga, duca di Guastalla, che accompagna i Salmi op. 3 (Bologna 1674), dichiarò di essere «per i natali […] suddito della Gran Stirpe Gonzaga». Sulla base di questo riferimento si è supposto che fosse nato a Guastalla o a Mantova: ipotesi per ora priva di riscontri documentari. L’anno di nascita è dedotto dall’atto di morte (Pelicelli, 1932, p. 233), .
Le notizie biografiche scarseggiano fino al 1631, quando divenne maestro di cappella nella chiesa di S. Maria della Steccata a Parma. Prima di passare al servizio del duca Odoardo Farnese risiedeva a Mantova, donde si trasferì nell’estate del 1631: il 4 luglio ottenne il rimborso delle spese sostenute per il viaggio, avvenuto sotto scorta a causa delle operazioni militari in corso e dell’epidemia di peste che ancora funestava la regione. Il successivo 17 ottobre gli furono assegnati 50 scudi per il trasferimento dei familiari. Sebbene manchino riscontri documentari specifici, v’è di che credere che prima d’allora Olivo avesse operato (e si fosse formato) in un contesto mantovano.
Nel 1620, un suo mottetto, Haec est vera fraternitas (a 2 voci e basso continuo), era stato pubblicato nella collettanea Symbolae diversorum musicorum binis, ternis, quaternis et quinis vocibus cantandae, curata da Lorenzo Calvi, cantore della cattedrale di Pavia, e stampata a Venezia. Prima ancora, nel 1618 a Venezia, doveva aver pubblicato una «Favola boscareccia - in fol[io]» dal titolo La carcerata Ninfa, segnalata nel lemma che gli dedica il Musicalisches Lexicon di Johann Gottfried Walther (1732, p. 451); a essa, che si può presumere fosse stata concepita per la corte gonzaghesca, fanno riferimento anche gli indici di vendita del libraio londinese Robert Martin stampati tra il 1633 e il 1650, donde le informazioni circa il genere e il formato (Krummel, 1980, n. 143); ne sopravvive il solo testo, attribuito a un «Accademico Infuocato», edito nel 1618 a Mantova dagli editori ducali Osanna (Sartori, 1990, p. 72).
Divenuto maestro di cappella della Steccata il 3 luglio 1631, prese ufficialmente servizio il 17 dicembre, con uno stipendio di 25 scudi (da 7lire), 6 soldi e 5 denari al mese. Gli spettò innanzitutto il compito di riorganizzare la cappella musicale, decimata dall’epidemia del 1630. Grazie all’assunzione di nuovi cantanti e strumentisti, poté ripristinare in breve tempo un organico di circa 20 elementi, necessario per i servizi ordinari e straordinari che la cappella era chiamata a svolgere.
Mantenne la direzione della cappella della Steccata fino al 6 ottobre 1679, quando l’incarico fu affidato a Pietro Simone Agostini. Nel 1660 e nel 1661 ebbe il compito di curare l’apparato musicale per le celebrazioni promosse dalla Compagnia del Ss. Sacramento nella chiesa del S. Sepolcro di Parma (Brighenti, 2008, p. 243). Della sua produzione sacra rimangono due raccolte di salmi, pubblicate nel 1674 dall’editore bolognese Giacomo Monti come op. 2 e 3 (non si sa se sia esistita un’«opera prima» a stampa diversa dalla citata perduta favola boscareccia).
Dedicati «agl’illustrissimi signori Presidenti del Venerando Oratorio della Steccata», i Salmi di compieta con litanie in ultimo concertati a otto voci e due violini con una violetta e violoncino ad libitum op. 2 contengono sette composizioni concertate a diverso organico: quattro salmi e un ciclo di litanie a otto voci e due violini; un salmo a tre voci e violini e uno a quattro voci e violini. I Salmi per li Vesperi di tutto l’anno con il Cantico della B.V. a otto voci correnti e brevi, divisi in due cori con il basso continuo per l’organo op. 3, dedicati (come s’è detto) al duca Ferrante III Gonzaga (del quale va sottolineato l’interesse per la musica sacra: cfr. ibid., pp. 248 s.), contengono 18 composizioni, tutte a otto voci e basso continuo: un invitatorio (Deum in adiutorium), 16 salmi e un Magnificat.
Le due raccolte contengono brani di stile diverso. I salmi concertati dell’op. 2 sarebbero stati concepiti per la compieta delle festività maggiori nel calendario liturgico della Steccata, per le quali era previsto l’intervento di strumenti. Di impiego più ordinario sarebbero invece i salmi «correnti e brevi» dell’op. 3: seppur a otto voci, essi rinunciano sia agli strumenti obbligati sia alla scrittura concertata, a favore di una condotta sostanzialmente sillabica e omoritmica.
Accanto alla produzione sacra, si hanno notizie dell’impegno di Olivo in ambito profano. Nel carnevale del 1644 furono allestiti a Piacenza due spettacoli, concepiti dal soprintendente di corte Bernardo Morando: la festa equestre Le risse pacificate da Cupido (Sartori, 1992, p. 46) e il balletto Le ninfe del Po, dato nella cittadella (Id., 1991, p. 232). Il duca Odoardo avrebbe voluto affidare a Claudio Monteverdi la composizione delle musiche per una delle due rappresentazioni: ma il testo giunse a Venezia soltanto dopo la morte del compositore. Le musiche per lo spettacolo equestre furono quindi composte da Olivo, mentre di quelle per il balletto si occupò Giuseppe Allevi detto ‘Piacenza’ (Bianconi - Walker, 1975, p. 420). Due anni più tardi, Olivo mise in musica il «dramma eroico musicale» Il ratto d’Elena (Sartori, 1992, p. 10), versi dello stesso Morando, dato il 17 marzo 1646 per l’apertura del teatro Nuovo di Piacenza, eretto su progetto di Cristoforo Rangoni detto ‘il Ficarelli’ (Bussi, 1991, p. 49; Bianconi - Walker, 1975, p. 421).
Scrisse poi le musiche per uno spettacolo musicale dato il 23 febbraio 1664 per le nozze del duca Ranuccio II Farnese con la principessa Isabella d’Este: ma non si hanno notizie circa la natura dell’evento musicale. Da un repertorio manoscritto si apprende infine che compose almeno un oratorio, Giona, eseguito il 16 marzo 1672 nell’oratorio della Ss. Trinità di Parma (Pelicelli, 1932, p. 234): libretto e partitura sono perduti.
Fece testamento il 15 agosto 1678, designando come erede universale la Compagnia della Steccata.
Morì a Parma il 20 settembre 1680.
Fonti e Bibl.: L. Allacci, Drammaturgia di Leone Allacci divisa in sette indici, Roma 1666, p. 57; J.G. Walther, Musicalisches Lexicon oder musicalische Bibliothec, Leipzig 1732, p. 451; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, II ed., XVI, Paris 1864, p. 368; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, VII, Leipzig 1902, p. 236; N. Pelicelli, Musicisti in Parma nel secolo XVII, in Note d’archivio, IX (1932), pp. 217, 222, 224 233 s.; L. Bianconi - T. Walker, Dalla «Finta pazza» alla «Veremonda»: storie di Febiarmonici, in Rivista italiana di musicologia, X (1975), pp. 420 s.; D.W. Krummel, Venetian baroque music in a London bookshop: the Robert Martin catalogues, 1633-50, inMusic and bibliography. Essays in honor of Alec Hyatt King, a cura di O. Neighbour, New York 1980, pp. 1-27; O. Mischiati, Indici, cataloghi e avvisi degli editori e librai musicali italiani dal 1591 al 1798, Firenze 1984, pp. 265, 267; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, II, Cuneo 1990, p. 72; IV, 1991, p. 232; V, 1992, pp. 10, 46; M.L. Bussi, Musica e musicisti presso i ser.mi duchi Farnese in Piacenza (1545-1731), Piacenza 1991, pp. 45, 49, 53; L. Brighenti,La musica sacra di S. O., in Barocco padano 5, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 2008, pp. 235-279; G.N. Vetro, Dizionario della musica e dei musicisti dei territori del Ducato di Parma e Piacenza,www.lacasadellamusica.it/vetro/; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, V, 1988, p. 446; The new Grove dictionary of music and musicians (2001), XVIII, p. 397; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XII, 2004, coll. 1364 s..