SIMOS (Σῖμος, Simus)
1°. - Pittore greco, probabilmente del periodo ellenistico.
Plinio lo ricorda tra i primis proximi (Nat. hist., xxxv, 143): aveva dipinto un giovane in riposo, un'officina di tintore, un "celebrante" o vincitore delle Panatenee (il testo pliniano autorizza anche a pensare ad un solo quadro "l'officina d'un tintore durante le Panatenee", Ferri) infine una Nemesi definita egregia. La figura del giovane anapauòmenos è stata intesa come una rappresentazione funeraria (Ferri); per la Nemesi si è proposto di riconoscerla in affreschi pompeiani, dove peraltro l'identificazione della divinità è incerta (Helbig). Il quadro con scena di bottega, accanto a quelli di soggetto classico, suggericce di collocare l'artista tra gli iniziatori della rhyparographia alla fine del IV sec. a. C. (v. genere, pittura di). Dal punto di vista cronologico sarebbe anche possibile l'identificazione con l'omonimo scultore del III sec. a. C., ma non c'è altro fondamento per questa ipotesi (Pfuhl).
Bibl.: J. Overbeck, Schriftquellen, 2021; H. Brunn, Geschichte Griech. Künstler, II, Stoccarda 1889, pp. 193, 200; E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung der Griechen, Monaco 1923, pp. 808, 819; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, III A, 1929, c. 202 s., s. v., n. 8; S. Ferri, Plinio il Vecchio, Roma 1946, p. 203; A. Adriani, in Enciclopedia Universale dell'Arte, IV, 1961, c. 714, 721, s. v. Ellenistico. Per la Nemesi nelle pitture pompeiane: W. Helbig, Untersuchungen über die Campanische Wandmalerei, Lipsia 1873, pp. 5, 161, 187, 321; K. Schefold, Die Wände Pompejis, Berlino 1957, pp. 15, 184.