CATTANEO, Simonetta
Nata a Genova nell’anno 1453 da Gaspare e da Cattocchia di Marco Spinola, fu maritata giovanissima, intorno all’agosto del 1468, per la mediazione del signore di Piombino lacopo (III) Appiani, imparentato alla madre, al coetaneo Marco Vespucci di Firenze, e in questa città visse sino al 26 apr. 1475, quando morì di tisi.
Fu una morte universalmente rimpianta, attesta il Magnifico Lorenzo nel suo Comento... sopra alcuni de’ suoi sonetti. In verità, poesia e arte impressero alla presenza della C. in Firenze un'aura di amorosi vagheggiamenti, come testimonia l’idealizzante rievocazione del Comento del Magnifico, che ricostruisce la sua immagine sulla falsariga della descrizione dantesca di Beatrice nella Vita nova.
Il Poliziano diede eternità e rilievo antonomastico all’amore di Giuliano de’ Medici per la giovane sposa del Vespucci, che rappresentò miticamente nelle figure dei protagonisti delle Stanze, Iulo e Sinionetta appunto. La ninfa di straordinario fascino, che Iulo contempla estasiato e subitamente innamorato, si lascia agevolmente riconoscere per la Simonetta genovese. Dopo la sua prima epifania, tutta immessa in una festa di armoniosa e incantata bellezza che attua una primaverile ed edenica rispondenza tra condizione esterna e interiore della donna e mondo naturale, Simonetta è nuovamente ricordata nel secondo libro dell’opera, nel sogno di Iulo, in cui è adombrata la morte della giovane. Ma due anni dopo di lei moriva anche Giuliano, e il Poliziano rinunciò a proseguire la composizione delle Stanze. La morte di Simonetta fu pianta dal Poliziano in quattro epitaffi in latino (LXXV, LXXVI, LXXVII, LXXVIII dell’ediz. di A. Poliziano, Prose volgari inedite e Poesie latine e greche edite ed inedite, a cura di I. Del Lungo, Firenze 1867); da Bernardo Pulci, nell’elegia De obitu divae Simonettae e nel sonetto La diva Simonetta a Julian de’ Medici; da Piero Dovizi da Bibbiena nell’elegia Heulogium in Simonettam puellam formosissimam morientem...; da Naldo Naldi in due epigrammi latini; da Girolamo Benivieni in due sonetti; da Francesco Nursio veronese nel Carmen austerum in funere Simonettae... . La sua morte ispirò a Lorenzo i quattro sonetti, che saranno poi i primi del Comento: anche il Magnifico era stato in qualche modo preso dal fascino di Simonetta. Negli ultimi giorni della malattia aveva inviato il proprio medico in casa Vespucci e, mentre si trovava a Pisa veniva informato del suo stato di salute da lettere del suocero di lei e dal suo agente Sforza Bettini, che, scrivendo per annunciargliene la morte, fu il primo inventore di un’analogia con la Laura petrarchesca (che Lorenzo riprese nel suo Comento): “puossi ben dire che sia stato il secondo Trionpho della morte, che veramente havendola voi vista così morta come la era, non vi saria parsa manco bella e vezzosa che si fusse in vita...” (cfr. Neri, p. 137).
Neanche la pittura ignorò la Cattaneo. Secondo una notizia del Vasari nella Vita del Botticelli, ella sarebbe stata ritratta da questo e si disputa se tal ritratto sia quello della Galleria Pitti o quello degli Staatl. Museen di Berlino-Dahlem o sia da riconoscere in qualcuna delle figure della famosa Primavera o nel Venere e Marte della Nat. Gall. di Londra o nell’Ignota dello Städelsches Kunstinstitut di Francoforte. Un ritratto di donna cui è sottosegnato il nome “Simonetta Ianuensis Vespuccia”, attribuito a Piero di Cosimo, si conserva in Francia nel Musée Condé di Chantilly.
Bibl.: Lorenzo de’ Medici, Poesie, a cura di G. Carducci, Firenze 1859, p. XVI; A. Neri, La Simonetta, in Giorn. stor. d. lett. ital., III (1885), pp. 131-47; P. Bologna, S. C., in Saggio di ricordi di donne fiorentine, Firenze 1896, pp. 21-24; A. Simioni, Donne ed amori medicei. La Simonetta, in Nuova Antol., 16 giugno 1908, pp. 684-95; I. Del Lungo, La donna fiorentina del buon tempo antico, Prato 1926, pp. 187-90; I. Maier, Ange Politien. La formation d’un poète humaniste, Genève 1966, passim.