LITTA, Simone
Nacque nell'ultimo quarto del secolo XV. Le notizie sulla sua vita sono quelle, scarse, ricavabili per lo più dai suoi stessi componimenti, che tramandano il nome di "Misere Simone" (in un caso "Simeone") de Littis o de Lite, o semplicemente "Simon de Milano". Il cognome rinvia a una delle casate nobiliari milanesi che nell'età del Ducato sforzesco erano andate incrementando i loro patrimoni giungendo anche, con alcuni esponenti sul finire del secolo, a ricoprire eminenti incarichi politici e militari.
Un'attestazione documentaria importante risale al 26 maggio 1509, quando il L. ottenne la concessione di un privilegio annuo di stampa, con editto "datum Mediolani" per il re di Francia e duca di Milano Luigi XII; il documento faceva seguito all'istanza presentata dal L. circa "quodam opus in vulgari sermone et in rima". Il 30 maggio fu pubblicata la grida relativa all'editto, pubblicamente declamato dinanzi al popolo milanese "sono tubarum premisso", concernente "la opera facta e composta per dicto Simone, narrando le cose che felicemente sono facte cum lo exercito regio contra li Venetiani novamente facto" (Pélissier, pp. 205 s.).
L'indicazione è stata riferita a uno dei poemetti del L., l'Opera novamente composta… inela quale se contene como la sacra maestà del re è venuta de Franza e gran parte de li signori che a menato con seco el giorno che entrò in Milano e quando el se partì …, in una stampa senza note tipografiche conservata alla Biblioteca Ambrosiana di Milano (cfr. D'Ancona, p. 69 e n.). Si tratta di una barzelletta in ottonari, che nella ripresa esalta in Luigi XII "il re alto e soprano / che di Franza ha la corona: / ch'è venuto in persona / a far guerra al Veneziano", e nelle strofe ne ripercorre con accesi toni antiveneziani le imprese, dalla conquista del Milanese fino alla vittoria della Ghiara d'Adda (Agnadello) del 1509. Il testo dovette avere una discreta fortuna, se fu tradotto in francese e pubblicato a Lione (cfr. Medin, 1904, pp. 510 s.), e ciò spiega anche l'iniziativa dell'autore per tutelarsi dalla pirateria editoriale.
D'altra parte la figura del L., pur appartenendo a quella schiera di rimatori-cronisti, autori di una produzione in genere definita popolareggiante, dove si narravano in versi privi di ambizioni auliche vicende politico-militari a stretta distanza dal loro accaduto, emerge dall'anonimato per l'indicazione della paternità nell'intitolazione di altri tre componimenti del medesimo genere, tutti contenuti in una miscellanea di 22 opuscoli a stampa (privi di note tipografiche, ma sulla base di caratteri e xilografie per lo più ascrivibili alla tipografia monregalese dei Berruerio, con cui certo il L. dovette essere in rapporti), conservata alla Biblioteca reale di Torino (Rari, 2.22/I-XXII; per un esame dettagliato cfr. Bollea).
Si tratta del Lamento de Venetiani novamente composto… el quale se contiene el paexe che ano perso in Italia et fora de Italia, dove attraverso il pianto della Serenissima ("Son Venetia sconsolata / posta in pianto e gran dolore: / Franza e Spagna e Imperatore / m'àno tutta disolata!"), si ripercorrono le sconfitte del 1509 (edito in Lamenti storici, III, pp. 95-116; anche di questa ballata si ebbe una traduzione in francese, pubblicata in Medin, 1889, pp. 181-191). Quindi il Lamento novamente composto… in el qual tracta de la morte de lo illustrissimo signore monsignore Carlo Dambosia… (edito in Lamenti storici, III, pp. 117-133), sulla morte di Carlo II d'Amboise, signore di Chaumont e governatore del Ducato di Milano, avvenuta l'11 marzo 1511; l'Opera novamente composta… nela quale se contiene la crudele battagla facta Spagna contra Franza nella parte de Romagna appresso a Ravena…, barzelletta sulla battaglia di Ravenna, recante pure la serie dei nomi dei capitani e dei caduti nello scontro del 1512. Di molto posteriore è infine l'Opera novamente composta… nella quale intendereti qualche fioreti facti su la Ittalia da re Carlo infine al presente…, in occasione della battaglia di Pavia (1525), ballata in forma di contrasto tra Francia e Spagna, in cui ormai il L. assumeva posizioni filoimperiali (facendo maledire alla Francia la discesa di Carlo VIII: "Maledetto sia, Ittalia / quando Carlo lì passò; / proprio un focho di paglia / accise e mai s'amorsò", attribuita alla tipografia torinese di Bernardino Silva (Medin, 1925, pp. 272-279).
Questi poemetti di paternità indubbia attestano la lunga attività poetico-narrativa del L., che si può ritenere mettesse in versi vicende a cui egli aveva preso parte, come diretto osservatore e propagandista in prospettiva francofila degli eventi politico-militari che coinvolsero il Ducato di Milano tra il 1508 e il 1525. Sul piano letterario, d'altra parte, le operette documentano la fedeltà del L. alle forme della barzelletta in ottonari, in modi di vivace cantabilità e con una lingua dalla spiccata coloritura padana.
Tuttavia al L. sono ascritti, sia per ragioni di affinità tipografico-editoriale, sia per riprese testuali interne, una serie di altri componimenti anonimi, traditi da esemplari raccolti nella citata miscellanea torinese.
Al 1515 risale il poemetto in 15 ottave La rotta de Svizer facta in mezo Meregnano e sancto Giuliano per il re Francisco di Franza, sulla battaglia di Marignano (anche qui con finale elenco di morti e feriti), che costituirebbe l'unico caso di uso dell'ottava da parte del L. (ed. anastatica in Guerre in ottava rima, II, pp. 557-560). A una fase più tarda, il decennio 1520-30, risale un manipolo di altri componimenti, anch'essi anonimi e conservati nella raccolta torinese, legati ancora alle imprese militari francesi in Italia, come la barzelletta in ottonari intitolata: In questa opera intenderiti la vegnuta de la mayestade de lo re di Franza in Italia per scasare li Alamani, como pasò in Piemonte et pigliò tutto lo Millanese con grande honore, che una nota manoscritta data al 1524; ovvero alle vicende di Genova stretta tra le armate spagnole e francesi, al cui seguito il L. doveva venire a trovarsi, se si considera anche certa puntualità informativa di queste cronache in presa diretta. Si annoverano l'Opera e lamento de Zena che tracta de la guerra e del saccho dato per li Spagnoli a li XXX dì de Maggio nel MCCCCCXXII, prosopopea di Genova ("Zena son la tribulata / posta in pianti e amari doli / Milan, Franza e Spagnoli / m'hanno tutta insanguinata"), con la rassegna dei saccheggi nella città, descritta sin nei dettagli toponomastici (testo edito in Giuliani - Belgrano, pp. 415-422 e in Lamenti storici…, pp. 265-289). Quindi l'Opera composta novamente la qual tracta de larmata de Franza a Marsiglia per mandato del christianissimo re…, sugli eventi che precedettero la presa francese di Genova, nell'agosto 1527, incluso il sacco di Roma (in Neri, 1894, pp. 551-587; databile verso la seconda metà del 1527: Diamanti, p. 110). L'Operetta novamente composta, qual tratta come il conte Filipino con otto galere del nobile Andrea Dorio ha rotta larmata di Napoli…, ancora una ballata in ottonari sulla vittoria navale del conte Filippino Doria, sostenuto dal comandante delle truppe francesi in Italia Odet de Foix, visconte di Lautrec, sugli Ispano-Napoletani nel 1528; nella parte finale dell'opera risuona il pianto della stessa Napoli, e l'invocazione a Cristo perché voglia "pacificare / la povera christianitade" (testo edito, ma sulla scorta di un diverso esemplare a stampa, in De Simoni, pp. 659-682). Infine la Istoria nova quale trata de la venuta dello imperatore e laude de Italia de Genova et del nobille Andrea Doria, composta ormai ad avvenuto passaggio di Genova sotto l'egemonia imperiale (cfr. Neri, 1894, p. 542).
Del L. sono ignoti luogo e data di morte.
Fonti e Bibl.: D. Promis, in N. Giuliani - L.T. Belgrano, Supplemento alle notizie della tipografia ligure sino a tutto il secolo XVI, Genova 1869, pp. 340-346, 412-422; C. De Simoni, Tre cantari dei secoli XV e XVI concernenti fatti di storia genovese, in Atti della Soc. ligure di storia patria, X (1876), pp. 621-682; A. Medin, La lamentation de Venise, in Archivio veneto, XIX (1889), pp. 169-191; Lamenti storici dei secoli XIV, XV e XVI, a cura di A. Medin - L. Frati, III, Bologna 1890, pp. 95-133, 265-289; L.-G. Pélissier, Documents pour l'histoire de la domination française dans le Milanais(1499-1513), Toulouse 1891, pp. 205 s. (cfr. recensione di V. Cian, in Riv. stor. italiana, IX [1892], pp. 251-256); A. Neri, Una barzelletta intorno agli avvenimenti del MDXXVII, in Atti della Soc. ligure di storia patria, XXV (1892), pp. 147-162; Id., Una poesia storica, ibid., XXV (1894), pp. 539-587; A. Medin, La storia della Repubblica di Venezia nella poesia, Milano 1904, pp. 156-159, 510 s.; A. D'Ancona, La poesia popolare italiana, Livorno 1906, pp. 69-75; C.L. Bollea,Una miscellanea cinquecentesca ed un poeta piemontese, in Boll. storico-bibliografico subalpino, XVII (1912), pp. 153-187; A. Medin, La battaglia di Pavia, in Arch. stor. lombardo, s. 6, LII (1925), pp. 256 s., 272-279; Le cinquecentine piemontesi, a cura di M. Bersano Begey - G. Dondi, II, Torino 1966, pp. 66, 526; B. Viviano, Famiglie nobili e notabili della Lombardia, II, Milano 1978, pp. 28-30; D. Diamanti, Due barzellette sui fatti del 1527, in Linguistica e letteratura, IX (1984), pp. 107-127; Guerre in ottava rima, a cura di M. Beer - D. Diamanti - C. Ivaldi, Modena 1989, I, pp. 93 s.; II, pp. 557-560; La biblioteca volgare, I, Libri di poesia, a cura di I. Pantani, Milano 1996, pp. 160-170.