FORMENTO, Simone
Figlio di un Giovanni Battista, torinese (Arch. di Stato di Torino, Sez. riunite, Insinuazionedi Torino, 1675, libro 3, c. 59), non sono noti altri dati anagrafici su di lui. In una patente del 20 genn. 1660, relativa alla sua nomina a controllore di tutte le fortificazioni e fabbriche di Vercelli, è qualificato "della medesima città… persona di sperimentata fedeltà" (Ibid., Patenti controllo finanze, 1659 in 1660, c. 97r). Impegnato nei lavori delle fortificazioni di Vercelli fino al 1666, è documentato, in qualità di pittore, per interventi nel palazzo reale di Torino, dove sin dal 1659 lavorò nella camera dell'alcova (Ibid., Camerale, Art. 171, cc. 84 s., 96, 167, 170) e nel 1660 alla Venaria Reale (Ibid., Art. 179.10, mazzo 3), oltre che alla realizzazione di apparati effimeri per festeggiamenti (Schede Vesme, 1966).
Nel 1664 reclamò dal Comune di Moncalieri il pagamento per la veduta della città eseguita nel 1661-62 per il Theatrum Sabaudiae, grande operazione promozionale dell'immagine del Ducato sabaudo a cui il F. partecipò con diverse tavole.
Nel 1666 presentò al duca Carlo Emanuele II la prospettiva di Ivrea, modificata successivamente da G.T. Borgonio, ma pubblicata secondo la versione del F. probabilmente a seguito della perdita di parte dei rami nell'incendio della stamperia dei Blaeu nel 1672 (Carandini, 1967); tra il 3 e il 22 ag. 1666 fu a Santhià per realizzare la veduta di quella città; infine, forse al F. vanno ricondotte, oltre al disegno del forte di Santa Maria di Torre Pellice, anche le vedute di Vercelli, Verrua, Crescentino e Gattinara (Peyrot, 1984).
Nel giugno 1668 si recò in missione in Valle d'Aosta dove eseguì il "disegno pianta et alsata in prospetiva del forte di Bardo" e segnalò lo stato di degrado di Bard e di Montjovet (Arch. di Stato di Torino, Sez. I, Lettere particolari, mazzo F58). Nel 1670 propose la costruzione per la grande fortezza di Verrua di un mulino simile a quello esistente ad Arres nello Stato di Milano. Nel 1672 richiese la carica di primo ingegnere ricoperta dal defunto ingegnere G.A. Garabello e nello stesso anno venne incaricato di operare nel Canavese per le opere elevate per contenere la Dora nei pressi di Montalto e Borgo Franco; in occasione di tale incarico accusò gli impresari di effettuare scavi inferiori al richiesto proponendosi quale controllore dell'opera progettata da Amedeo di Castellamonte (Ibid., Sez. riunite, Art. 669, segnatura provvisoria F7). Il 29 giugno 1674 segnalò a Carlo Emanuele II che, su richiesta del governatore di Luserna, aveva eseguito il disegno del forte di Santa Maria, probabilmente un rilievo a scopo militare visto che quello per il Theatrum è datato al 1663 (Peyrot, 1984). Il 27 febbr. 1675 propose l'esecuzione di una carta geometrica "da Moncaglieri a Sassi", mentre nel frattempo, per mantenersi, si dedicava all'insegnamento delle matematiche. In questo periodo lavorava sotto la direzione di G.G. Carcagni, coordinatore del Theatrum Sabaudiae; si può forse identificare con il disegno conservato nella Biblioteca reale di Torino quello della collina torinese ordinatogli dal Carcagni e ricordato dallo stesso F. in una lettera del 25 luglio 1675 (Chevalley, 1941).
Nel 1677 richiese un posto all'Accademia reale "per insegnar architettura, prospetiva geometrica, come a dir scenografia, geografia, ortografia di disegno, geometria et cosmografia" e nello stesso anno dipinse per il palazzo Carignano "un solaro, frijso e cambriso d'una camera" (Arch. di Stato di Torino, Sez. I, Archivio Savoia Carignano, cat. 102, par. 13, n. 1, 1672-1673).
Fra il 1679 e il 1680 lavorò a un progetto per rendere navigabile la Dora Riparia. Nel dicembre 1683, a seguito della morte del primo ingegnere A. di Castellamonte, chiese, senza successo, di succedergli nella carica.
L'ultima notizia documentaria sul F. risale al 1687 ed è relativa a lavori di pittura nel castello di Mazzè per il conte Carlo Emanuele Valperga, intervento oggi non riscontrabile (Ibid., Sez. riunite, Insinuazione di Torino, libro 5, vol. 2, c. 227).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Torino, Sezione I, Lettere particolari, mazzo F58; Ibid., Sezioni riunite, Patenti controllo finanze, 1665 in 1666, f. 143v; 1667 primo, 1667 in 1668, f. 212r; 1668 in 1669, f. 185v; 1681 in 1682, f. 24; Ibid., Tesoreria generale di Piemonte, 1676 nn. 240 e 799; 1679 nn. 886 e 990; 1682 n. 410; C. Dionisotti, Notizie biografiche di vercellesi illustri, Biella 1862, p. 218; F. Guasco di Bisio, Dizionario feudale degli antichi Stati sardi e della Lombardia, Pinerolo 1911, p. 1659; F. Rondolino, Per la storia di un libro, in Atti della Società piemontese di archeologia e belle arti, VII (1897-1908), pp. 316, 320, 326 s.; G. Chevalley, Due antiche vedute della nostra collina, in Bollettino del Centro di studi archeologici ed artistici del Piemonte, I (1941), pp. 251 s.; C. Brayda - L. Coli - D. Sesia, Ingegneri e architetti del Sei e Settecento in Piemonte, Torino 1963, p. 36; Schede Vesme. L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, Torino 1966, II, pp. 475 s.; F. Carandini, Vecchia Ivrea, Torino 1967, p. 406; A. Peyrot, Le immagini e gli artisti, in Theatrum Sabaudiae, I, Torino 1984, pp. 24 s., 28, 40, 43-45; II, ibid., 1985, pp. 10, 14, 18 s.; I. Ricci - R. Roccia, La grande impresa editoriale, ibid., I, p. 81; R. Roccia, I documenti, ibid., II, pp. 90, 97, 99 s., 104-107, 109, 113, 117-119, 122-124, 128.