FERRUCCI, Simone
Figlio di Nanni di Sandro e di Ciulla, nacque a Fiesole (Firenze) nel 1402(Fabriczy, 1908). Dalla portata al Catasto fiorentino del 1427apprendiamo che era sposato con madonna Nanna (non se ne conosce il casato), dalla quale aveva avuto già tre figli, e che risiedeva con la famiglia del padre "nel luogho delle donne di santo Anbruogio luogho decto allato a frati della Doccia" in una casa "con terra lavoratoia boschata vingnata alborata e frutata" ibid., p. 16). Nello stesso anno era documentato con Papero (ovvero Iacopo) di Meo da Settignano e con Cipriano di Bartolo da Pistoia tra i collaboratori di L. Ghiberti nell'esecuzione della seconda porta del battistero di Firenze (Gualandi, 1843). Nella bottega del Ghiberti il F. dovtte lavorare assiduamente fino al 1448 (Ricci, 1925): al 1433 risaliva l'esecuzione del Tabernacolo dei linaioli, scolpito su disegno del maestro con l'ausilio di Iacopo da Settignano e destinato a contenere una tavola del Beato Angelico (Gualandi, 1843), oggi nel Museo di S. Marco a Firenze. Dalla dichiarazione catastale del 1451 apprendiamo che nel nucleo familiare dell'artista comparivano, oltre alla moglie, i figli Taddeo, Sandra, Bernardo e Francesco e ancora una cognata, vedova del fratello Marco, con i figli Sandro, Piero, Smeralda e Lorenzo (Fabriczy, 1908). La portata al Catasto del 1458 (ibid.) presenta leggere varianti. Scarse sono le informazioni biografiche successive sul Ferrucci. L'unica opera documentata era un Agnello eseguito nel 1467 per la Compagnia di S. Agnese nella chiesa di S. Maria del Carmine a Firenze, oggi perduto (Milanesi, in Vasari [1568], 1878).
Il F. morì a Firenze e il 4 marzo 1469 fu sepolto nella basilica di S. Lorenzo (Fabriczy, 1908).
Oggetto di molti equivoci, che dal Cinquecento sono proseguiti fino ai giorni nostri, il catalogo di opere del F. è stato ampliato erroneamente con un gruppo di sculture di attribuzione incerta o cronologicamente impossibili. È questo, ad es., il caso della Madonna della Rosa, commissionata poco oltre il 1399 per la nicchia dell'arte dei medici e speziali in Orsanmichele a Firenze (Vasari, 1568). La scultura è stata riconosciuta come opera di Pietro Tedesco e ricondotta a un documento del 1400 (Brunetti, 1972; è opportuno ricordare che il F. era nato nel 1402). G. Vasari (1568), al quale si devono gran parte delle inesattezze biografiche sull'artista, ritenne il F. fratello di Donatello e collaboratore del Filarete (A. Averlino) nell'esecuzione delle porte bronzee di S. Pietro a Roma. Vagliando tali informazioni è possibile ipotizzare soltanto un breve alunnato dello scultore nella bottega di Donatello, proposta formulabile sulla traccia di alcuni documenti, mentre risulta inaccettabile la notizia di una sua presunta collaborazione alle porte vaticane (Lazzaroni-Muñoz, 1908). Tra le opere riferite da Vasari all'artista si ricorda anche la Tomba di papa Martino V in S. Giovanni in Laterano a Roma: la scultura, ascritta tradizionalmente a "Simone fiorentino" (Venturi, 1908), è stata avvicinata anche ai nomi di Simone Ghini e Simone Uberti, artisti toscani documentati nell'Urbe (Ricci, 1925).
Discutibili risultano i riferimenti al F. per la lunetta con la Madonna con il Bambino e angeli, già sopra la "porta della calonaca" e oggi nel palazzo degli Studi a Forlì, e per il Sepolcro di Orlando de' Medici nella Ss. Annunziata a Firenze (Vasari, 1568), assegnati rispettivamente anche a T. Flamberti (De Nicola, 1922), e a B. Gambarelli (Milanesi, in Vasari [1568], 1878). Incerte risultano ancora le attribuzioni al F. per il rilievo con il Battesimo di Cristo nel vescovado di Arezzo (Vasari, 1568), ascrivibile all'ambito di Donatello (Ricci, 1925), per la decorazione plastica della cappella di S. Sigismondo nel tempio Malatestiano a Rimini (Vasari, 1568), riferita anche a B. Ciuffagni e poi condotta nell'anonimato (Ricci, 1925), e per un teschio marmoreo con teca nel Museo civico di Modena, proveniente da Rimini (Yriarte, 1882). Conteso tra il F. e Agostino di Duccio è l'"onore" di aver deturpato il blocco di marmo poi utilizzato da Michelangelo per il David (Gualandi, 1843), mentre dubbio risulta un suo intervento a Vicovaro (Colasanti, 1906), menzionato da Vasari (1568).
Tra le sculture citate da Vasari puo essere ricordato ancora un Crocifisso in sughero già nella chiesa di S. Basilio degli Armeni a Firenze. In seguito alla soppressione dell'edificio ecclesiastico, l'opera passò in collezione privata per poi pervenire in S. Lorenzo (Milanesi, in Vasari [1568], 1878). Sulla traccia di queste indicazioni, C. Ricci (1925) rendeva noto che nella basilica laurenziana erano conservati un Crocifisso in sughero di Baccio da Montelupo e un altro in legno di anonimo fiorentino della prima metà del Quattrocento. Quest'ultimo è stato ascritto recentemente al F. (S. Lorenzo, 1984). Ulteriori opere riferite allo scultore da Vasari erano le terrecotte con S. Maria Maddalena penitente e con la Madonna con il Bambino e angeli, già conservate nella chiesa di S. Felicita a Firenze e nella pieve di Arezzo e oggi perdute.
Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. naz., Poligrafo Gargani n. 804 (ms., sec. XIX), cc. n.n.; G. Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori [1568], a cura di G. Milanesi, II, Firenze 1878, pp. 458-461; F. Bocchi-G. Cinelli, Le bellezze della città di Firenze, Firenze 1677, pp. 65, 118; G. Gaye, Carteggio ined. d'artisti, I,Firenze 1839, p. 105; M. Gualandi, Memorie originali ital. risguardanti le belle arti, IV, Bologna 1843, pp. 96 s., 98 n. 2, 110- 112; G. B. Ristori, Nuova guida della città di Arezzo, Firenze 1871, p. 52; A. Pasqui - U. Pasqui, La cattedrale aretina e i suoi monumenti, Arezzo 1880, pp. 81 s.; C. Yriarte, Un condottiere au XVe siècle. Rimini, Paris 1882, pp. 229-232, 412-415; C. Colasanti, L'Aniene, Bergamo 1906, pp. 60 s.; C. von Fabriczy, Die Bildhauerfamilie Ferrucci aus Fiesole, in Jahrbuch der K. preussischen Kunstsammlungen, XXIX(1908), Beiheft, pp. 1-3, 16-18; M. Lazzaroni-A. Muñoz, Filarete scultore e architetto, Roma 1908, pp. 120 s.; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VI,Milano 1908, pp. 154 s., 372; F. Schottmüller, in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XI,Leipzig 1915, p. 495; G. De Nicola, T. Flamberti, in Rass. d'arte antica e moderna, IX(1922), pp. 79 s.; C. Ricci, Il tempio Malatestiano,Milano-Roma 1925, pp. 371, 379-385, 406 s.; W. Paatz - E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, I, Frankfurt am Main 1940, p. 341; II, ibid. 1941, pp. 247 n. 130, 499, 518, 569 n. 217; III, ibid. 1952, pp. 46, 234, 299 n. 343, 527 n. 95; C. Seymour, Michelangelo's David, Pittsburgh 1967, pp. 23, 40, 45; G. Brunetti, L'Angelo del Metropolitan Museum di New York e qualche contributo nuovo a Piero Tedesco, in Metropolitan Museum Journal, VI (1972), p. 163; Id., Una piccola questione di Orsanmichele, in Festschrift H. Siebenhüner, Würzburg 1978, pp. 85 s.; S. Lorenzo. La basilica. Le sagrestie. Le cappelle. La biblioteca, a cura di U. Baldini - B. Nardini, Firenze 1984, p. 140; J. Pope-Heunessy, Italian gothic sculpture, London 1985, p. 208 (sotto Niccolò di Piero Lamberti); D. Norman, Siena, Florence..., I, New Haven-London 1995, p. 117 (sotto Lamberti).