BORDONI, Simone
Figlio di Bordone, abitava a Firenze nel quartiere di S. Maria Novella, nel gonfalone del Leone Bianco. Nel 1378 il suo nome appare nel registro delle prestanze per la somma di un fiorino e tre soldi, indicativa di una situazione economica ben poco agiata e lontana dalla situazione di prosperità che la famiglia aveva goduto nella prima metà del secolo. Il suo nome compare ancora nello squittinio del 1381 (Delizie degli eruditi toscani, XVI [1783], p. 201). Ma è per l'ultimo decennio del secolo che conosciamo più numerosi i documenti di una attiva partecipazione del B. alla vita pubblica. Nel 1390, e poi una seconda volta nel 1391, era podestà a Città di Castello, e nel 1393 podestà a Foligno. Nello stesso anno compare, a Firenze, fra gli Otto di custodia (Delizie..., XIV [1781], p. 276), e nel novembre-dicembre è fra i Priori.
Nel 1394 il B., in compagnia di Giovanni Biliotti, fu inviato a Roma con la missione di cercare di ottenere da Bonifacio IX il vicariato di Castrocaro e di Bertinoro (in Romagna) e di offrire una mediazione con Biordo Michelotti, signore di Perugia (l'istruzione, datata 12 luglio, è nell'Arch. di Stato di Firenze, Signori,Legazioni e Commissarie,Istruzioni e lettere, I, pp. 21v-22v; cfr. ibid., a c. 30v, una lettera della Signoria al pontefice su quello stesso argomento, in data 22 maggio).
L'11 luglio la Signoria ringraziava il Comune di Norcia, che aveva nel frattempo eletto il B. a suo podestà, e dava l'assenso all'elezione. Ma il B., al ritorno dall'incontro con il pontefice, fu catturato in territorio romano ad opera di familiari degli Orsini (a quanto risulta da una dura lettera della Signoria a Iacopo). Nel novembre, dunque, la Signoria scriveva al Comune di Norcia per spiegare l'impossibilità del B. ad assumere la carica. E la prigionia doveva durare a lungo: malgrado gli interventi della Signoria presso il pontefice, presso l'Orsini, presso Giovanni Colonna, nel febbraio 1395egli era tuttora sequestrato (Arch. Stato di Firenze, Signori,Carteggio,Missive I Cancell., XXIV, c. 113).
Nel marzo-aprile 1398 il B. era gonfaloniere di giustizia; nel giugno dello stesso anno veniva inviato ambasciatore a Città di Castello e presso i Malatesta. Nel novembre dell'anno seguente era incaricato di adoperarsi per la liberazione di Neri di Iacopo dei Pazzi, imprigionato dai priori di Città di Castello come responsabile di trame ai danni di quel Comune. Nel 1400 lo troviamo per la terza volta podestà di Città di Castello, e fu nel corso di questa carica che morì.
Fonti e Bibl.: L. Iacobilli, Discorso della città di Foligno, Foligno 1646, p. 70; Delizie degli eruditi toscani, XVIII (1784), pp. 144, 173; G. Muzi, Mem. civili di Città di Castello, II, Città di Castello 1844, pp. 213 s.; G. Degli Azzi Vitelleschi, Le relazioni tra la Repubblica di Firenze e l'Umbria..., I, Perugia 1904, pp. 220 (n. 829), 223 s. (nn. 847 s.), 236 (n. 890), 247 (n. 917); II, ibid. 1909, p. 188 (n. 748); G. A. Brucker, Florentine Politics and Society 1343-1378, Princeton, N.J., 1962, pp. 22 s.; A. Esch, Bonifaz IX. und der Kirchenstaat, Tübingen 1969, pp. 129 s.