Bardi, Simone
Il nome di un Simone de' B. come marito di Beatrice, la donna di virtù del poeta, compare nel testamento del suocero (15 gennaio 1288), nel paragrafo in cui Folco Portinari fa un lascito alla figlia (" Item, dominae Bici etiam filiae suae et uxori domini Simonis de Bardis legavit de bonis suis libras L ad florenos "); e ancora, sia pure in modo incompleto, nella glossa marginale al commento di Graziolo de' Bambaglioli a If II 70. Il testo latino di questa glossa, edito dal Fiammazzo, è mutilo (" ipsa domina erat anima generosae dominae Beatricis filiae condam domini... "); ma in un codice Magliabechiano, nella versione volgare di quel commento - nota al Batines, al Del Lungo, al Rocca, allo Zingarelli - la lacuna è colmata da notizie che, pur se ancor esse incomplete per guasto dei margini del manoscritto, sono certamente antichissime, anche se non risalgono al testo latino (il codice è dei primi del Quattrocento): " essa... era stata anima nobile di mona Biatrice figliuola che ffu... Folco de' Portinari di Firenze e moglie che fue di me... di Geri de' Bardi di Firenze "; dove, pur non potendosi ricavare il nome del marito, si può leggere quello del padre di lui.
Del B. come sposo di Beatrice Portinari (" e fu moglie di un cavaliere de' Bardi chiamato messer Simone ") parla anche nel suo commento a If II 57 il Boccaccio, il quale, per quanto riguarda la reale personalità storica di Beatrice e i fatti della vita di lei, dice (Contento, lez. VIII) di poterne parlare " secondo la relazione di fededegna persona la quale la conobbe e fu per consanguinità strettissima a lei ". La notizia riportata dal Boccaccio è ripetuta da Benvenuto e dall'Anonimo. Pietro, che scrive quasi contemporaneamente alle lezioni del Boccaccio, afferma nel commento a If II 70 che " realmente una signora di nome Beatrice, molto insigne per costumi e bellezza, visse al tempo dell'Autore nella città di Firenze, nata dalla casa di alcuni cittadini fiorentini che si chiamano Portinari "; ma non accenna al matrimonio di lei e tanto meno al Bardi.
Il silenzio quasi generale delle fonti a proposito del padre di Simone fece, quindi, restare a lungo in dubbio circa quale dei B. egli fosse, e quale fosse la sua posizione nella vita pubblica fiorentina. Incertezza, questa, che venne accresciuta dal fatto che numerosi sono i B. di nome Simone contemporanei al marito di Beatrice Portinari, ricordati nelle carte ufficiali, negli atti notarili, e nei libri mercantili della potente consorteria (Simone di Nello di Simone; Simone di Giuliano di Ricco; Simone di Geri di Ricco; Simone del fu Cino di messer Iacopo; Simone di messer Iacopo; ecc.). La storiografia dantesca è stata, quindi, più volte incerta e contraddittoria nell'assegnare all'uno o all'altro di essi come sposa Beatrice e nel disegnarne la biografia. Lo Scartazzini, fra gli altri, cita come marito della Portinari Simone di Geri, ma attribuisce a questo Simone fatti che il Del Lungo, invece, assegna (Dino Compagni, ecc., pp. 114-115; note all'ediz. della Cronica del Compagni in Rer. Ital. Script. IX II 75) a Simone di Iacopo, pur designando ambedue gli autori i due diversi personaggi con la qualifica di sposo di Beatrice Portinari. Il Randi, esponendo in una lettera al Del Lungo i risultati di alcune sue ricerche fra le carte dei B., compiute dopo la pubblicazione del saggio dell'illustre dantista su Beatrice nella vita e nella poesia del secolo XIII, scrive di ritenere che si trattasse, invece, di Simone di Giuliano. Il Passerini (Firenze, Bibl. Nazionale, Carte Passerini, 45, famiglia B.) confonde tra loro un Simone di Iacopo e un Simone di Geri, inserendo in un'unica biografia avvenimenti che meglio debbono essere assegnati alla vita dell'uno o dell'altro di essi.
Un criterio distintivo fra i tanti omonimi fu assunto - ed è sembrato valido alla critica dantesca (cfr. Zingarelli, Chimenz) - dal Del Lungo nello studio citato, in cui egli rivedeva le precedenti proprie conclusioni alla luce di nuove ricerche compiute in casa Ginori fra i libri mercantili dei Bardi. L'insigne dantista osservò che il Simone cui i documenti alludono come al marito di Beatrice Portinari è l'unico tra i suoi omonimi consanguinei contemporanei a essere chiamato col titolo di ‛ dominus ', riservato dall'uso e dal protocollo medievale agli uomini di legge, ai cavalieri, agli ecclesiastici. E ritenne, quindi, di poter affermare che si trattasse di messer Simone di Geri, noto anche attraverso documenti ufficiali e atti notarili, e di poterne ricostruire il ‛ cursus honorum ' e la biografia sceverando i dati sicuramente attribuibili a questo personaggio da quelli che, piuttosto, spettano alla biografia di altri B. dello stesso nome.
Messer Simone di Geri ricoprì più volte le cariche di podestà (a Volterra, nel 1288) e di capitano del popolo (a Prato, nel 1290; a Orvieto, nel 1310); si trova elencato fra i garanti della pace celebrata il 17 luglio 1295 in San Piero Scheraggio alla presenza di magistrati, di ‛ grandi ' e di popolani, fra i Mannelli e i Velluti (come ha accertato il Del Lungo in Una vendetta in Firenze..., Firenze 1887, 24-25); fu mallevadore nello stesso anno per il condottiero Inghiramo de' conti di Biserno di fronte al comune; prese parte, nel 1304, alla spedizione contro il castello delle Stinche in val di Greve, possesso dei Cavalcanti; e, nel 1308 e 1310, alle operazioni militari contro Arezzo; nel 1313 fu tra i cittadini che si opponevano decisamente ad Arrigo vli, e nel 1315 si trovava in armi a Montecatini contro Uguccione della Faggiola. Il Del Lungo fece altre ricerche archivistiche e trovò nei registri delle ‛ provvisioni ' (Arch. di Stato di Firenze, Provvisioni, 25, c. 88v) un " dominus Symon de Bardis " nominato capitano del popolo di San Miniato il 18 dicembre 1329 per stare in carica sei mesi a partire dal 10 febbraio 1330; documento che, se fosse attribuibile al personaggio in argomento, ne prolungherebbe di parecchio la vita, che si riteneva generalmente conclusa dopo l'anno 1315. Trovò ancora, fra i rogiti del notaio ser Biagio di Giovanni Boccadibue (Arch. di Stato di Firenze, Notarile antico, B-1948-1950 [già B-387], I, cc. 130-132, 148v-150v, 156r e v), alcuni atti posti in essere nell'interesse di un messer Simone del fu Geri de' B., il quale, secondo gli Ordinamenti di giustizia, aveva sodato con altri consorti a favore di messer Andrea di messer Tommaso de' Mozzi e aveva dovuto pagare per lui quando il Mozzi era stato condannato per aver percosso un popolano. Rivalendosi su messer Andrea, Simone de' B. aveva poi nominato il proprio fratello Cecchino (22 maggio 1305) procuratore per la presa di possesso di alcuni beni cedutigli dal Mozzi. E ancora, il 20 aprile 1306, lo stesso messer Simone acquistava da messer Vanni de' Mozzi il castello di Moriano in val di Greve e altri possessi che alcuni mesi dopo dava in fitto; il castello, poi, lo vendette il 7 dicembre 1307 all'inquisitore dell'eretica pravità,
Il Del Lungo ritenne di poter desumere dalle parole del testamento di Folco Portinari riguardanti Beatrice la mancanza a quella data di figli nati da quest'ultima e da Simone de' B., pensando che il Portinari non avesse ricordato alcun nipote B. per mancanza di discendenti da quella parte, mentre lo aveva fatto nel caso dell'altra figlia, Ravignana, moglie di Bandino Falconieri. Tuttavia, il Randi, nell'opuscolo citato, gli fa osservare che, mentre Folco faceva testamento, Beatrice era vivente e Ravignana già defunta; così che il nonno poteva pensare direttamente al nipotino orfano mentre non doveva far ciò per il figlio o i figli nati dalla coppia Bardi. La questione è ancora aperta: com'è noto, provocò un vivace dibattito sulla personalità storica di Beatrice, considerata diversamente da vari cultori di cose dantesche a seconda che le si attribuissero o no figli. Finora, però, non sono stati trovati documenti utili a provare che Simone abbia avuto figli dalla Portinari prima del 1288 o negli anni che intercorrono fra il testamento di Folco e la morte di lei (19 giugno 1290), né che egli ne abbia avuti da altro possibile - ma ignorato - matrimonio contratto dopo la scomparsa della prima moglie. E, del resto, la coesistenza di tanti Simoni in casa B. ha già provocato confusioni nell'attribuzione dei figli nati ai personaggi omonimi suoi contemporanei. Altro problema sollevato dalla storiografia dantesca riguardo alle nozze fra Beatrice e Simone di Geri è quello della ricerca dei motivi di esse; che il Del Lungo volle identificare con fini politici di tregua tra i Portinari legati ai Cerchi e i B. di Parte nera. Ma è tesi che ad altri dantisti (Zingarelli) è sembrata " non necessaria ", preferendosi " non accrescere arbitrariamente le già troppe discordie delle famiglie fiorentine, non insinuare fra le ragioni che spinsero D. tra i Bianchi e i Cerchi contro i Neri e i Donati per qualche parte il segreto corruccio di Beatrice ", la quale, passata ad abitare nelle case dei B., oltr'Arno, presso il ponte a Rubaconte, sarebbe rimasta col cuore legata più alla famiglia paterna che a quella del marito.
Bibl. - Per la biografia di questo personaggio debbono consultarsi anche gli studi riguardanti la questione dell'identità di Beatrice (v.) con la figlia di Folco Portinari.
Si riferiscono più particolarmente a Simone de' B. le note di I. Del Lungo, nell'opera Dino Compagni e la sua cronica, I 1, Firenze 1879, 68, 194; II, ibid. 114-115, e alla Cronica di Dino Compagni delle cose occorrenti ne' tempi suoi, in Rer. Ital. Script.2, IX 2, Città di Castello 1916, 75 (dove il Del Lungo assegna a Simone de' B., figlio di Iacopo e sposo di Beatrice Portinari, i dati biografici seguenti: nel 1290, impegnato nella guerra guelfa contro Arezzo, in qualità di commissario del comune di Firenze presso Amerigo di Nerbona, condottiero della ‛ taglia ' guelfa in nome di Carlo d'Angiò; giugno 1301, coinvolto nella congiura ordita dai Bianchi contro i Neri con l'appoggio dei conti Guidi, scoperta la quale Simone fu bandito dalla città); il saggio di F. Gabotto, Il matrimonio di Beatrice, Bra 1890; il nuovo saggio di I. Del Lungo, Beatrice nella vita e nella poesia del secolo XIII, Milano 1891, passim e partic. 57 ss., 97 ss. (scritto nel quale l'A. dà ampio conto di sue recenti ricerche, che avevano modificato le sue precedenti conclusioni circa la paternità e i dati biografici di Simone); Scartazzini, Enciclopedia i 184-185 (assegna a Simone di Geri de' B. le stesse notizie biografiche che il Del Lungo attribuisce a Simone di Iacopo nelle note alla Cronica del Compagni). Con le nuove conclusioni del Del Lungo concordano, pienamente o con certe riserve, oppure con ulteriori proposte, L. Randi, Il marito e i figliuoli di Beatrice Portinari. Lettera al professor I. Del Lungo, in " Rivista delle biblioteche " IV (1891) nn. 37-38, e in opuscolo a parte; L. Rocca, Beatrice Portinari nei B., in " Giorn. d. " XI (1903) passim. Per l'edizione delle fonti ricordate, si vedano Graziolo De' Bambagliuoli, Il commento dantesco..., a c. di A. Fiammazzo, Savona 1915, passim.; L. RoccA, Di alcuni commenti della ‛ D.C. ' composti nei primi vent'anni dopo la morte di D., Firenze 1891. Un'esauriente sintesi del problema è in Zingarelli, Dante I 297-300, 308-309.