LINGUET, Simon-Nicolas-Henri
Pubblicista, nato a Reims il 14 luglio 1736, morto a Parigi il 27 giugno 1794. Figlio di un professore esiliato come giansenista, diede presto prova d'ingegno e di singolari disposizioni per la letteratura. Ma il carattere aspro e lo spirito sarcastico gli alienarono simpatie e protezioni. Dovette così rinunciare alla carica di segretario del duca di Zwei-Brüchen che l'aveva condotto con sé in Polonia. Con il principe di Beauvau partecipò alla spedizione contro il Portogallo.
Tornato a Parigi, pubblicò un'erudita Histoire du siècle d'Alexandre (1762) e altre opere minori, notevoli tutte per l'incisività e la chiarezza dello stile e del pensiero. Deluso nelle sue speranze accademiche, s'irritò contro il d'Alembert e gli enciclopedisti, ai quali s'era accostato, e si scagliò contro di loro in ardenti polemiche, che gli dettero fama momentanea, ma gli fecero disperdere in piccole lotte inconcludenti l'ingegno che aveva vivo e acuto, sebbene paradossale. Divenuto avvocato nel 1764, si procurò grande fama e divenne l'avvocato principe del foro di Parigi. Il suo Mémoire pour le duc d'Aiguillon (1770) nella famosa questione La Chalotais, e il Mémoire pour le comte de Morangiés (1772) furono considerati come modelli del genere. Non lasciava le lettere, intanto. Attaccava violentemente gli enciclopedisti nel Fanatisme des philosophes (1764), studiava problemi economici nella Dîme royale (1764), infirmava l'autorità di Tacito nell'Histoire des révolutions de l'empire romain (voll. 2, 1766), criticava Montesquieu nelle Théories des lois civiles (voll. 3, 1767), si metteva contro le idee del tempo nell'Histoire impartiale des jésuites (1768), che fu bruciata. I suoi insolenti libelli contro gli altri avvocati lo fecero espellere dal foro (1774). Attese allora a pubblicare (1774-76) un Journal de politique et de littérature, nel quale apparvero in pieno le doti e i difetti dell'uomo. La critica spesso non vi fu che denigrazione. Soppresso il giornale, L., timoroso d'arresto, lasciò la Francia. Male accolto da Voltaire, girò per la Svizzera, l'Olanda e l'Inghilterra, finché si fermò a Londra ove pubblicò quelle battagliere Annales politiques, civiles et littéraires du XVIIIe siècle, che, iniziate nel 1777, proseguirono con varie interruzioni (un numero fu arso per decreto del parlamento di Parigi) fino al 1792 con grande successo.
Tornato in Francia, fu arrestato e condotto alla Bastiglia (27 settembre 1780-19 maggio 1782). Questa disavventura gli giovò per la redazione di quei famosi Mémoires sur la Bastille (Londra 1783), l'opera sua più famosa, seppure assai tendenziosa e inesatta ed esaltata. Il libro ebbe un successo prodigioso e destò grande interesse nel popolo. Esiliato in seguito a Rethel, se ne andò a Londra e nel Belgio. Perdette presto, per avere sostenuto la causa degl'insorti del Brabante, il favore accordatogli da Giuseppe II. E anche dal Belgio fu espulso. Tornato a Parigi, s'illuse di potere avere qualche parte nel movimento rivoluzionario, ma le sue denigrazioni a carico di Barnave e di Bertrand de Molleville eccitarono gli animi contro di lui. Fuggito a Marnes, fu arrestato e condannato dal tribunale rivoluzionario per avere "encensé les despotes" di Vienna e di Londra.
Bibl.: Oltre alle notizie premesse da F. Barrière (1821) e da H. Monin (1889) alle loro edizioni dei Mémoires sur la Bastille, v. C. Monselet, Oubliés et dédaignés, Parigi 1885; J. Cruppi, Un avocat journaliste au XVIIIe siècle, Parigi 1895; A. Philipp, L., ein Nationalökonom des XVIII. Jahrhunderts, Zurigo 1896.