THIERRY, Simon-Dominique-Amedée
Fratello del precedente, storico ed uomo politico francese, nato a Blois il 22 agosto 1797, morto a Parigi il 26 marzo 1873. Da giovane era già noto come brillante pubblicista per avere esordito con vivaci articoli sulla Revue Encyclopédique e per avere collaborato con notevoli saggi alla Revue française e al diffusissimo Globe. Nel 1826 pubblicò a Parigi un Résumé de l'histoire de Guyenne, poi si diede con grande alacrità alla storiografia con ricerche sull'antichità e i popoli primitivi della Francia, pubblicando in tre grossi volumi un'Histoire des Gaulois (Parigi 1828) che è la maggiore sua opera, quella che lo rese celebre a un tratto e gli fece ottenere, l'anno stesso della sua pubblicazione, la cattedra di storia alla facoltà di lettere di Besançon. Ma le sue idee politiche, come quelle degli uomini migliori e più consapevoli di Francia, non erano conformi all'orientamento politico del reazionario Carlo X. Il corso universitario del Th. fu sospeso per ordine del ministro dell'Istruzione pubblica.
La rivoluzione di luglio, spezzando ogni vincolo tra la Francia e il ramo maggiore dei Borboni, portò in primo piano gli uomini maggiori dell'opposizione. Il Th. entrò così nella vita politica essendo nominato prefetto di Vesoul, dove realmente dimostrò rare doti di amministratore e il tatto di un uomo politico assai scaltrito. Dopo otto anni ritornò a Parigi e fu nominato consigliere di stato. Aveva intanto continuato i suoi lavori storici, certo sotto l'influenza del fratello che egli ospitò per circa quattro anni, e, nel 1840, iniziò la pubblicazione della sua Histoire de la Gaule sous l'administration romaine che completò nel 1847, nella quale, alla sua prima esperienza storica, si vede aggiunta una notevole preparazione scientifica di diritto romano fatta in quegli anni di vita provinciale. Essa gli valse la nomina a membro dell'Accademia di scienze morali e politiche.
La rivoluzione del 1848, col suo indirizzo apertamente democratico e socialistico, lo trovò impreparato a queste forme avanzate di politica e lo sgomentò. Egli aveva vissuto sempre in una specie di idillio lafayettiano con il popolo, le sue norrme politiche erano quelle di un liberalismo moderato, e la rivoluzione gli parve che assumesse le forme del peggiore e più deprecato giacobinismo. Accolse con entusiasmo la famosa repressione del 13 giugno, l'esilio di Louis Blanc, di Pierre Leproux e del Ledru-Rollin e divenne ammiratore di Luigi Napoleone.
Sotto íl secondo impero visse tranquillo e onorato. Pubblicò la maggior parte dei suoi scritti riguardanti la storia romana, ma occorre qui ricordare soprattutto la sua Histoire d'Attila, de ses fils et de ses successeurs jusqu'à l'établissement des Hongrois en Europe (Parigi 1850, voll. 2) ed il suo Saint Jérôme, la société chrétienne à Rome et l'émigration romaine en Terre sainte (1867, voll. 2). Nel 1853 era stato fatto da Napoleone III consigliere di stato in servizio ordinario, nel '60 ottenne il suo seggio in senato, nel '68 ebbe la croce di grande ufficiale della Legion d'onore.
Amedeo Th. appartenne alla scuola di suo fratello, del quale non ebbe però le grandi doti di storico, il senso della concretezza, l'aderenza spirituale agli avvenimenti narrati. Meno vivace e intelligente di lui, fu del fratello più "poeta" nel senso che seppe meglio colorire e rendere accessibile la materia, spesso pesante, dei suoi libri. Fu uno dei primi a credere nella storia nazionalistica, quantunque non sia mai giunto all'estremismo e alle deviazioni del razzismo in senso stretto. Nei suoi libri l'apparato filologico e la critica dei documenti appare imperfetta e insufficiente specie al paragone delle ricerche più recenti. In un'epoca in cui la Francia era in declino, il Th. volle opporre alla grande epopea germanica la forza ideale del suo Vercingetorige: la guerra franco-prussiana gli diede torto, la sconfitta di Sedan, che segnò anche il suo fallimento di storico, riempì gli ultimi suoi anni di grande tristezza.