SIMMIA di Rodi (Σιμμίας o Σιμίας, Simmĭas)
Grammatico e poeta, vissuio fra la fine del sec. IV e il principio del III a. C., è da considerarsi fra gl'iniziatori del movimento letterario alessandrino. Per il carattere della sua produzione egli offre speciale analogia col coetaneo Filita di Cos, quantunque il pochissimo che sappiamo di lui non ci permetta di ricostruire le relazioni e la posizione sua nell'ambiente del tempo.
Compose tre libri di glosse, cioè studî su vocaboli ed espressioni rare, dialettali, ecc.; e quattro libri di poesie varie. Fra queste poesie, alcune erano poemetti, conformi al gusto che si veniva allora da più parti affermando (epillî), di argomento mitologico e novellistico o forse anche didascalico, con inclinazione verso il ricercato e lo strano: come l'Apollo, di cui si conserva un frammento narrante i viaggi del dio presso gl'Iperborei, e i Mesi; e, più celebrata, la Gorgo, in cui probabilmente si raccontava la leggenda d'una fanciulla insensibile all'amore e alla morte del fidanzato, tramutata in pietra per vendetta di Afrodite. Altri erano componimenti lirici, in dialetto dorico ("l'usignolo dorico", così egli chiamava sé stesso). Interi si conservano soltanto alcuni epigrammi, nell'Antologia Palatina; e tre "carmi figurati,,, l'Uovo, la Scure, le Ali, cioè carmi nei quali con versi di vario genere e di varia lunghezza viene riprodotta l'immagine dell'oggetto a cui ciascuno d'essi si riferisce. Per quanto questi componimenti siano immuni dai simboli e dai doppî significati, di cui fecero uso, dopo di lui, i seguaci del medesimo genere (come Dosiada e Teocrito), tuttavia S. ci appare essenzialmente come un "virtuoso" della tecnica, un ricercatore di artifici stilistici e metrici. Deve essere ricordato inoltre che S. legò il suo nome anche a qualche speciale forma e combinazione di metri.
Ediz.: I. U. Powell, Collectanea Alexandrina, Oxford 1925, pp. 109-20; E. Diehl, Anthologia lyrica, II, Lipsia 1925, pp. 257-273.
Bibl.: F. Susemihl, Geschichte der griechischen Litteratur in der Alexandrinerzeit, I, Lipsia 1891, pp. 179-82; C. Cessi, La poesia ellenistica, Bari 1912, pp. 91-92, 231-33; U. v. Wilamowitz, Hellenistische Dichtung, I, Berlino 1924, pp. 111-12; P. Maas, in Pauly-Wissowa, Real-Encyclopädie d. klass. Altertumswiss., III A, colonne 144-158.