SIMMACO (Q. Anicius Symmachus)
Console nel 391. Figlio di L. Aurelio Aviano S., era imparentato con S. Ambrogio. Nel 375 si definiva iuvenis, nel 396 già pensava agli annis in senectam vergentibus. Morì di malattia nel 402.
Uomo coltissimo, dedicato all'edizione e alla lettura dei classici, dotato di una ricca eloquenza, sostenuta da frequenti citazioni erudite, fu il massimo esponente della reazione senatoria al cristianesimo. Particolarmente importante per gli studî archeologici la sua relatio de ara Victoriae, a noi nota attraverso la confutazione di S. Ambrogio, con cui si rivendicava la conservazione dell'ara della Vittoria davanti alla Curia. Nelle nozze tra una sua figlia e Nicomaco Flaviano è stata vista l'occasione del dittico dei Nicomachi (v.) e Simmachi; a lui o alla sua famiglia è stata tentativamente ricondotta una valva di dittico con rappresentazione di apoteosi nel British Museum (v. nicomachi), per la quale C. Ligota propone una nuova interpretazione. Proconsole in Africa nel 373, gli fu eretta una statua dal concilium di quella provincia. Una statua gli fu eretta dal figlio, con dedica in cui S. era chiamato orator disertissimus (Dess. 2946 = C.I.L., vi, 1699). A S. ha pensato R. De Chirico (Calza) per una statua di magistrato rinvenuta a Ostia, in cui si è visto peraltro (Becatti) anche Vincenzo Ragonio Celso.
Bibl.: Oltre alla bibl. raccolta s. v. Nicomachi: O. Seeck, in Pauly-Wissowa, IV A, 1931, c. 1146-56, s. v. Symmachus, n. 18; A. Paredi, S. Ambrogio e la sua età, Milano 1941; S. Wyger, Der Streit um den Altar Victoriae, Berlino 1939; R. De Chirico, in Bull. Com., LXIX, 1941, pp. 112-128. L'esegesi del Ligota della valva di Londra attende ancora (1965), di essere pubblicata.