SIMILITUDINES
Il vocabolo, che nell'uso classico ha un significato generalmente astratto, è adoperato spesso da Plinio in due principali significati: uno astratto, di "somiglianza" (similitudinis fama; Nat. hist., xxxiv, 83; similitudinis indiscretae: ibid., xxxv, 88), l'altro concreto, di ritratto o statuetta - specialmente di terracotta - (similitudines reddere: ibid., xxxv, 153; ex argilla similitudines: ibid., xxxv, 15). In questa accezione il valore semantico di "somiglianza" è riferito al fatto che questa seconda classe di monumenti riproduce qualche personaggio o qualche dio: gli "assomiglia".
La presenza delle due accezioni nel testo di Plinio non può spiegarsi in altro modo che ammettendo traduzione da due termini greci dei quali Plinio ignorava il preciso significato: homoiòtes, astratto, e homòioma "immagine" (Platone: Fedro).